The Outer Worlds come specchio del presente: Musk, Bezos e la colonizzazione spaziale

Come il capolavoro di Obsidian critica il sistema capitalistico attraverso una distopia aziendale che riflette il nostro presente

The Outer Worlds come specchio del presente: Musk, Bezos e la colonizzazione spaziale

Per anni i videogiochi sono stati percepiti come puro intrattenimento per bambini e adolescenti: un passatempo fatto di sparatorie, salti impossibili e trame superficiali. Ma nel tempo, il medium ha saputo staccarsi questa etichetta, diventando sempre più un territorio di espressione autoriale, capace di interrogarsi, e interrogarci, sui problemi economici, politici e sociali del nostro tempo.

Grazie a questa evoluzione, negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria fioritura di produzioni che hanno trovato ottimi spunti di riflessione e analisi nei problemi che affliggono la società del 21esimo secolo: Papers, Please ci mette nei panni di un burocrate oppresso da un regime totalitario; BioShock smonta con violenza l’ideologia dell’individualismo capitalista; Disco Elysium affronta il peso del fallimento politico ed esistenziale; Not Tonight racconta una distopia post-Brexit dove la precarietà è la nuova normalità.

Tra queste opere, però, c’è un titolo che più di ogni altro ha saputo offrire una visione lucida, ironica e spietata di cosa potrebbe accadere se il capitalismo fosse lasciato totalmente libero di agire: The Outer Worlds. 

The Outer Worlds come specchio del presente: Musk, Bezos e la colonizzazione spaziale
Al netto del messaggio politico, The Outer Worlds è anche una chicca tecnicamente parlandp


L’opera di Obsidian costruisce un universo dove non esistono governi, ma solo aziende; dove la morale è misurata in profitti e la vita ha valore solo finché è produttiva. Una distopia fatta di multinazionali che influenzano i decisori politici, i lavoratori sono semplici strumenti e la loro vita ha un valore solamente fino a quando può contribuire alla creazione di profitto.

Tuttavia, prima di lanciarci nell’analisi di quella che è la critica al capitalismo di The Outer Worlds, bisogna ricordare velocemente cosa si intende per questo.

Senza scomodare Il Capitale di Marx dalla libreria; il capitalismo è un sistema economico che si basa sulla legge dei mercati, ovvero su un sistema di domanda e offerta che gestisce il prezzo di un bene o servizio e crea quindi un guadagno per il capitalista.
La ovvia conseguenza è che la ricchezza si concentra nelle mani di pochi, che acquisiscono enorme potere sociale e politico.
Ed è da questa definizione da Storia dei sistemi politici del primo anno di Scienze Politiche che parte The Outer World, salvo poi sezionarla e analizzarla nel profondo.

Il capitalismo in The Outer Worlds: definizione e contesto storico

The Outer Worlds come specchio del presente: Musk, Bezos e la colonizzazione spaziale
In Capitalism we trust!

The Outer Worlds è ambientato in un futuro alternativo nel quale l’anarchico Leon Czolgosz non ha ucciso il Presidente degli Stati uniti William McKinley. Di conseguenza, Roosevelt non è mai diventato Presidente e gli Stati Uniti hanno basato la propria crescita sullo sfruttamento delle minoranze e sull’enorme potere delle aziende, che nei secoli sono diventate Megacorporazioni.

Nel futuro, queste Megacorporazioni hanno dato il via alla colonizzazione dello spazio, terraformando i vari pianeti e soggiogando le popolazioni locali.
Una di queste colonie è la Halcyon, un sistema solare ai confini della galassia.

Data la distanza per raggiungere la colonia di Halcyon, dalla terra partono due navi: la Groundbreaker e la Hope, le quali trasportano al proprio interno centinaia tra le migliori menti del pianeta in sonno criogenico pronte a risvegliarsi una volta a destinazione per costruire una società migliore.

Chiaramente, qualcosa va storto e solo una delle due navi, la Groundbreaker, arriva a destinazione, mentre la Hope scompare nella galassia diventando oggetto di leggende e miti. Ciò fino a quando nel 2355 lo scienziato Phineas Welles ritrova la Hope e rianima uno dei passeggeri, e lo informa che la colonia sta implodendo per via dell’incompetenza e avidità delle aziende che la controllano e l’unico modo per salvarla e rianimare tutti.

Così inizia il nostro viaggio nella colonia di Halcyon alla ricerca degli strumenti necessari per risvegliare i coloni addormentati sulla Hope.

Non è la scelta migliore, è la scelta di Spacer!

The Outer Worlds come specchio del presente: Musk, Bezos e la colonizzazione spaziale
Non scegliere il meglio! Il meglio è noioso! Scegli il meglio secondo la Spacer!

La colonia di Halcyon è gestita da 10 megacorporazioni che nella continua ricerca di un profitto sempre maggiore tendono ad alternare accordi a competizione spietata; azioni che portano sempre allo stesso risultato, ovvero qualità dei prodotti minore e prezzi sempre più alti.
Chi ne va a risentire sono chiaramente i cittadini della colonia che sono plagiati sin dalla nascita per considerare il lavoro un dovere morale e dover essere costantemente grati alle aziende che gli permettono di vivere e, sopratutto, consumare.

In assenza di veri e propri decisori politici, le megacorporazioni hanno preso il controllo dell’intera società, con la conseguenza che gli insediamenti della colonia si costituiscono sul modello delle città aziendali che erano in voga negli Stati Uniti a inizio ‘900 e che oggi sembrano star per tornare di moda.

Un esempio di queste è la città di Edgewater, dove la Spacer controlla di tutto: dagli abiti agli alimenti fino alle case.
Una volta lì scopriamo che i cittadini sono ridotti a mangiare solo Saltuna; un alimento industriale fatto con pezzi di carne di scarto e con forti alterazioni chimiche.
Come se non bastasse, la tossicità di questo alimento porta i cittadini ad ammalarsi; tuttavia l’ospedale - anch’esso privato - cura infortuni e malattie solo se le persone si dimostrano funzionali alla produzione; cosa abbastanza complicata quando si è ammalati.

The Outer Worlds come specchio del presente: Musk, Bezos e la colonizzazione spaziale
Benvenuti a Edgewater dove l'acqqua sa di zolfo e il tonno non sa di pesce

Edgewater è la rappresentazione perfetta di un sistema capitalistico dedito solamente al profitto; I consumi sono spinti dall’obsolescenza programmata dei prodotti, la privatizzazione di ogni singola cosa spinge le persone tra le braccia delle aziende portando a un’alienazione totale dell’individuo, il quale diventa un ingranaggio facilmente sostituibile nella macchina produttiva; tant’è che anche il suicidio è trattato come “distruzione della proprietà aziendale”.

Il Ré è nudo

The Outer Worlds come specchio del presente: Musk, Bezos e la colonizzazione spaziale
Ciao

Visto così, The Outer Worlds potrebbe sembrare un semplice “more of the same” rispetto ad altri giochi che hanno criticato il sistema capitalistico, tuttavia The Outer Worlds va oltre la semplice critica; attraverso l’estremizzazione riesce a scavare così tanto a fondo da portare a galla le grosse contraddizioni del capitalismo moderno.

Ritorniamo per un attimo al concetto di profitto. Ogni sistema economico-sociale punta alla gestione del surplus: cosa resta alla società dopo che tutti i bisogni primari sono stati soddisfatti.

Viene da sé che l’idea di profitto non è un qualcosa che nasce con il capitalismo, ma ha accompagnato ogni sistema economico della storia.
Il Capitalismo ha però creato una finalità d’uso diversa del profitto rispetto ai sistemi che l’hanno preceduto; il ricavo entra nelle tasche del capitalista, il quale seguendo la legge dei mercati crea nuovi posti di lavoro che producano nuova ricchezza; sempre seguendo la famosissima mano invisibile di Smith.

The Outer Worlds come specchio del presente: Musk, Bezos e la colonizzazione spaziale
Niente, mi è partito il Karl Marx violento

Questo sistema risulta però fallimentare nel momento in cui seguendo i mercati riesce a soddisfare le domande della società sul breve periodo, che solitamente sono mosse dai sentimenti e avvenimenti del momento, fallendo nella creazione di benessere sul lungo periodo; con beni pubblici come istruzione, sanità o infrastrutture che risultano essere sottoprodotti. Insomma, non avviene la redistribuzione della ricchezza.

Ed è qui che The Outer Worlds riesce a distaccarsi dalla critica mainstream.
A questo punto, chiunque concluderebbe con il sempreverde “i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri”; ma non The Outer Worlds.

I vari personaggi incontrati durante la nostra avventura ci descriveranno la città di Bisanzio come un luogo perfetto dove tutti vivono nel benessere; e in altre opere sarebbe esattamente così: con la classe dirigente che beve champagne e mangia caviale e ostriche, e noi a dover scardinare questo sistema per far sì che questo benessere sia condiviso.
La realtà è però diversa. Non c’è alcun benessere. Bisanzio è fallita ed è in una caduta senza fine e i suoi cittadini ne sono ben consapevoli.
Le mura sono rotte, le fondamenta della città sono marce, i robot che dovrebbero aiutare nella gestione dei compiti quotidiani non funzionano, i negozi sono chiusi e i servizi basilari sono totalmente assenti.

Quando tutto ha un prezzo, nulla ha valore

The Outer Worlds come specchio del presente: Musk, Bezos e la colonizzazione spaziale
Cose stupide, ma belle, e come trovarle

Ci troviamo in un mondo che assomiglia tantissimo a quello del film Idiocracy, con manager aziendali e decisori politici che vivono in un mondo fatto di finto lusso e consumismo fine a sé stesso incapaci di gestire un sistema pieno di contraddizioni create da loro stessi.

Il sistema della colonia di Halcyon fallisce sia nell’obiettivo di generare benessere collettivo e sia in quello di creare ricchezza individuale. Un fallimento sistemico e soprattutto umano, dove il nemico finale da sconfiggere non è un demone o un alieno assetato di sangue; bensì una manciata di CEO anonimi e senza alcuna visione collettiva del futuro.

The Outer Worlds non narra il nostro tempo, o almeno non lo fa direttamente, bensì tende a essere uno specchio deformante della società capitalista e consumista, che porta alle estreme conseguenze delle dinamiche già visibili nel nostro presente.

The Outer Worlds come specchio del presente: Musk, Bezos e la colonizzazione spaziale
L'amico forse ha ragione

Quando osserviamo i CEO del gioco parlare come profeti del progresso e vendere la libertà in cambio di fidelizzazione al marchio, non possiamo fare a meno di notare le inquietanti somiglianze con il linguaggio dei veri imprenditori dello spazio. Musk e Bezos non sono (ancora) villain di un’opera narrativa, ma hanno già iniziato a costruire un mondo dove il cielo non è più di tutti, ma dei pochi che possono permetterselo.

La lezione finale è amara ma necessaria: se non impariamo a riconoscere i meccanismi alienanti e totalizzanti del capitalismo oggi, domani non sarà su Marte o in orbita che li combatteremo, sarà lì che li subiremo.

Sta a noi decidere se svegliarci ora, o lasciarci ibernare fino alla prossima colonizzazione.

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