Martin Scorsese si racconta al Taormina Film Festival 2025: tra memoria, cinema e futuro dell’immaginario collettivo
Il maestro del cinema.

Nel suggestivo scenario di Taormina, Martin Scorsese ha attraversato la sua storia personale e artistica con lucidità, generosità e un’ironia disarmante, riflettendo su passato, presente e futuro del cinema. Un dialogo autentico, per nulla autoreferenziale, in cui si è raccontato da cinefilo prima ancora che da regista.
Il cinema come ancora di salvezza
Scorsese ha aperto l’incontro ricordando i suoi primi anni di vita a New York, segnati dall’asma e da una forte limitazione fisica. In un contesto familiare privo di libri, il cinema rappresentò per lui un rifugio e una via d’accesso al mondo. I film visti da bambino, anche in bianco e nero su piccoli televisori di quartiere, lo segnarono profondamente. Il linguaggio visivo, con la sua forza evocativa, riusciva a emergere anche in condizioni non ideali: il potere delle immagini superava ogni barriera tecnica o ambientale.
Le prime influenze di Martin Scorsese e il colpo di fulmine con John Ford
Il primo nome che lo colpì realmente fu quello di John Ford, in particolare per il modo in cui raccontava i legami familiari. Film come Sentieri Selvaggi e Rio Bravo hanno lasciato un’impronta indelebile, non solo per la forza delle storie, ma per la capacità di costruire atmosfere corali, affettive, dove la regia si fondeva con un senso profondo di umanità.
Ispirazioni, autodidattica e primi passi: l'inizio di Martin Scorsese
Pur crescendo con il mito del cinema hollywoodiano classico, Scorsese capì presto che le storie che voleva raccontare non avevano bisogno di grandi studi. L’avvento della tecnologia portatile, come le cineprese leggere francesi, gli fece intuire che si poteva girare anche per strada, a New York, con amici come attori e la famiglia come troupe. La scuola di cinema a NYU gli offrì strumenti e fiducia, ma la scintilla vera si accese tra la tavola di casa e le storie narrate dai parenti del quartiere: lì imparò il ritmo, l’emozione e la verità del racconto.
Documentari e narrativa: un’osmosi vitale
Scorsese ha rivelato come la sua passione per il documentario abbia influenzato profondamente il suo stile. Dai lavori su Dylan e The Last Waltz fino ai film di finzione come Casinò o Quei bravi ragazzi, ha sempre cercato di mantenere una tensione viva tra realtà e messinscena. Il montaggio, spesso costruito con ritmo musicale, è diventato nel tempo una firma riconoscibile, più vicina alla sinfonia che alla trama lineare.
Gli attori come famiglia
Il regista ha parlato con trasporto della sua relazione con gli attori, sottolineando come si instauri spesso un linguaggio segreto, una fiducia reciproca che permette di esplorare emozioni autentiche, anche disturbanti. Attrici come Jodie Foster, Vera Farmiga e Michelle Pfeiffer, così come gli storici collaboratori maschili, sono stati per lui parte di un clan artistico capace di osare, di andare oltre il prevedibile e di restituire la verità sullo schermo. Anche l’improvvisazione, quando ben guidata, può dare vita a momenti immortali: l’iconico “You talkin’ to me?” in Taxi Driver ne è un esempio.
Intelligenza artificiale e umanità secondo Martin Scorsese
Non poteva mancare un passaggio sul tema dell’intelligenza artificiale. Scorsese si è detto affascinato dalle potenzialità tecniche, ma anche fortemente preoccupato. Per lui, la vera questione non è cosa si può creare digitalmente, ma cosa resta dell’essere umano in tutto questo. Se il cuore del racconto viene meno, non importa quanto perfetto sia l’effetto visivo: il cinema deve rimanere umano.
La forza del cinema globale
Un altro punto chiave della conferenza è stata l’importanza del cinema internazionale. Scorsese ha ribadito quanto sia stato ispirato dalle onde francesi, italiane, giapponesi, polacche e africane. Oggi, con l’accesso facilitato a decenni di cinema da ogni parte del mondo, ha esortato il pubblico a farsi “curare” da qualcuno, a farsi guidare nella vastità di un’offerta altrimenti dispersiva.
Taxi Driver e la rabbia di un’epoca: Scorsese parla del film
Quando ha parlato di Taxi Driver, Scorsese ha ricordato quanto quel film fosse nato da un’urgenza quasi spirituale. Non pensava avrebbe avuto successo, né che sarebbe diventato un cult. Era un grido, un’ossessione condivisa con Schrader e De Niro. Le riprese furono difficili, il set ostile, lo studio contrario. Eppure, proprio da quelle difficoltà nacque uno dei film più potenti della New Hollywood.
Il racconto di un maestro: Martin Scorsese
La conferenza di Martin Scorsese a Taormina è stata una lezione viva sul potere del cinema come strumento esistenziale, politico e artistico. In oltre un’ora di dialogo, ha offerto agli studenti e al pubblico uno sguardo intimo sul suo percorso e sul senso profondo del fare film: raccontare la verità dell’animo umano, anche quando è sporca, scomoda o oscura. Perché, alla fine, solo l’umanità può dare senso all’immagine.