Checco Zalone non ha paura del politicamente corretto né di James Cameron: il racconto di Buen Camino
Alla conferenza stampa Zalone e Nunziante parlano di famiglia, padri e figli, battute scomode e del rischio (necessario) di continuare a fare commedia oggi.

Checco Zalone è tornato e, a cinque anni da Tolo Tolo, ritrova il suo storico compagno di cinema Gennaro Nunziante (al suo quinto film insieme da regista) senza apparentemente temere nulla. Nemmeno il testa a testa natalizio con James Cameron, quando Buen Camino arriverà in sala il 25 dicembre scontrandosi con Avatar: Fuoco e Cenere. Tra esercenti e stampa la curiosità è alta: come andranno i due “giganti” del box office italiano e chi la spunterà sugli incassi del giorno di Natale?
Nel corso della conferenza stampa, Zalone ha affrontato con ironia il tema delle aspettative al botteghino e delle prevendite, definite incoraggianti dai primi dati disponibili (ma ancora segreti), sottolineando l’importanza di un risultato forte anche per sostenere l’intero comparto cinematografico, che soffre la crisi della commedia italiana. Con la consueta autoironia ha scherzato sull’idea che il 26 dicembre Cameron possa svegliarsi chiedendosi “ma chi è questo?” davanti ai numeri italiani, ribadendo così fiducia e ambizione per il proprio ritorno in sala.
Dopo il più apertamente satirico e politico Tolo Tolo, Buen Camino vira su un registro più familiare e rassicurante. A somigliare davvero all’autore, questa volta, non è tanto il personaggio di Checco quanto la figlia, una ragazza che «non riesce a finire nulla» e che incarna un’inquietudine generazionale di cui Zalone ha parlato anche in relazione alle sue figlie, riconoscendo nel film una riflessione nata dall’esperienza personale.
Alla conferenza erano presenti, oltre a Zalone e Nunziante, le attrici protagoniste Beatriz Arona e Letizia Arnò, insieme ai produttori e ai rappresentanti delle società coinvolte:
- Checco Zalone – attore, autore, protagonista
- Gennaro Nunziante – regista
- Beatriz Arona – attrice
- Letizia Arnò – attrice
Zalone racconta Buen Camino e il ritorno del sodalizio con Nunziante
Dopo Tolo Tolo e una pausa di dieci anni, tornate a collaborare insieme, da attore a regista, oltre che come co-autori della sceneggiatura. Com’è stato ritrovarvi?
Checco Zalone – In realtà non abbiamo mai ventilato di esserci persi. Nella vita capita di prendere strade diverse, poi fortunatamente Bari è piccolissima e ci siamo rincontrati. Oggi, per puro caso, viviamo a distanza di due metri: ci separa un appartamento, peraltro molto più costoso delle nostre due case. Ricominciare a lavorare insieme è stato assolutamente naturale per noi.
Sono passati cinque anni dall’ultimo film: come vivi questa distanza lunga dal pubblico in sala?
Checco Zalone – La verità è che io sono molto indolente. Vivo come un peso tutta la parte pubblica relativa al lancio del film: parlare, spiegare, dire cose anche banali. È anche per questo che faccio un film ogni cinque anni. Spero moriate tutti voi giornalisti nei prossimi cinque anni prima del successivo (ride).

Il film racconta il rapporto tra un padre e una figlia. Quanto era importante oggi mettere al centro questo tema?
Checco Zalone – Può sembrare ruffiano, il tema padre e figlia, ma non lo è perché nel film la figlia è una ragazza in cerca di valori autentici. Non è una ragazzina come le mie, che stanno sempre sul cellulare. Io sono padre di due figlie, una di tredici e una di dieci anni, e con la più grande inizia quel rapporto conflittuale in cui spesso sembra di parlare lingue diverse. Nel film invece la figlia rifiuta tutto: ha chiuso i social, è ricchissima ma sa che nella vita c’è qualcosa di più. Da lì siamo partiti.
Gennaro Nunziante – Volevamo indagare proprio questo. Oggi viviamo in una società senza padri, anche perché non si sa più chi è l’uomo, e quindi non si sa nemmeno perché si è padri. Il film risponde a una domanda semplice: quest’uomo parte per il Cammino che è giù padre senza però saperlo nelle sue implicazioni e torna sapendo di esserlo.
Alcune battute toccano temi politici molto delicati: Gaza, i campi di concentramento. Perché avete deciso di inserirle ed esporvi a critiche?
Gennaro Nunziante – Per valutare il peso di una battuta e il suo vero significato, bisogna arrivare al finale del film. La differenza, nella commedia italiana, è tutta lì. Quelle battute che citi appartengono a un uomo ricco, inconsapevole, che ignora la sofferenza del mondo. Gli sono permesse dal suo status. Ma poi c’è una rigenerazione, le cose cambiano, lui cambia. I nostri film raccontano sempre questo: si parte dall’uomo nella sua miseria e lo si accompagna verso una crescita. In precedenza era una miseria anche materiale, qui è solo spirituale.
La commedia oggi sembra più fragile al botteghino, anche dopo la pandemia. Che riflessione hai fatto su questo?
Checco Zalone – Ci aspettiamo di incassare, inutile essere ipocriti, ma perché gli incassi di un film fanno bene a tutto il comparto. Quello che mi spaventa davvero è il pubblico più giovane: sono abituati a una comicità immediata, a contenuti che durano quaranta secondi. Tenerli fermi per un’ora e mezza al cinema è una sfida. Questo è un film tradizionale, vedremo cosa succederà.
Il politicamente corretto ha cambiato la commedia?
Checco Zalone – Secondo me invece di lamentarsi del politicamente corretto bisogna essere intelligentemente scorretti. Io non avverto questo problema. Un film deve avere una drammaturgia, deve essere un racconto.
Com’è stata l’esperienza sul set per voi?
Beatriz Arona – Per me è stato il sogno della vita: fare una commedia italiana. Abbiamo davvero fatto il Cammino di Santiago, spostandoci continuamente. Abbiamo creato una famiglia. È stata un’esperienza intensa e bellissima. All’inizio ci scherzavo su, dicevo: se io non vado bene, puoi sempre chiamare Penelope Cruz: vedrai che ti dice sì.
Letizia Arnò – Mi hanno sempre messa a mio agio. Sul set siamo diventati una famiglia e per me è stato anche molto formativo, umanamente e artisticamente.
In Buen Camino la protagonista è una giovane ragazza che non riesce a portare nessun progetto fino in fondo. Il tema del “mollare” riguarda molto i giovani di oggi. Come lo avete affrontato?
Gennaro Nunziante – Mollare non è sempre debolezza. A volte è lucidità. Oggi molti ragazzi non trovano valori credibili e vanno in crisi. Anche noi alla loro età eravamo confusi. Il film non giudica, osserva.
Un aggettivo per definire il film?
Gennaro Nunziante – Familiare.
Guardando indietro al vostro percorso insieme, dove vi ha portato questo cammino?
Checco Zalone – Ci ha portato a frequentarci di più. Viviamo accanto. Per il futuro non lo sappiamo, ma magari il prossimo film lo facciamo in Italia. Il Cammino è bellissimo, ma si mangia malissimo.
Gennaro Nunziante – Si è formata una famiglia vera. Tutto è nato da un grande clima di fiducia, e quando lavori così tutto diventa più bello.


