FUBAR 2, recensione: nostalgia e ripetizione in una spy-comedy che non osa, nemmeno con Schwarzenegger

Quando la spy‑comedy resta prigioniera del "già visto"

FUBAR 2, recensione: nostalgia e ripetizione in una spy-comedy che non osa, nemmeno con Schwarzenegger

Dopo l’esordio del 2023, FUBAR torna su Netflix con una seconda stagione che conferma i suoi limiti strutturali e ne evidenzia, se possibile, le difficoltà narrative. L’operazione, costruita attorno al nome di Arnold Schwarzenegger, icona del cinema action degli anni ’80 e ’90, continua a oscillare tra il puro fan service nostalgico e un tentativo, poco convinto, di mescolare spy story, commedia familiare e melodramma sentimentale. Ecco la recensione di FUBAR 2.

La trama di FUBAR 2

Luke Brunner, veterano della CIA, si ritrova a dover collaborare nuovamente con la figlia Emma, anch'essa agente, mentre una nuova minaccia globale riemerge dal suo passato. Tra missioni pericolose, intrighi familiari e tensioni amorose, il team dovrà affrontare nemici vecchi e nuovi per salvare il mondo… e sé stessi.

FUBAR 2, recensione: nostalgia e ripetizione in una spy-comedy che non osa, nemmeno con Schwarzenegger
FUBAR 2, alcuni dei personaggi principali. Crediti: Skydance Television, Blackjack Films Inc., Netflix.

La trama di FUBAR 2 ripropone il mix di azione, spionaggio e dinamiche familiari che aveva caratterizzato la prima stagione, ma senza reali novità. Il conflitto padre-figlia rimane il fulcro emotivo, mentre le nuove minacce, legate al passato amoroso di Luke, servono più a creare intrecci sentimentali che vera tensione narrativa. Gli spunti interessanti ci sono, ma vengono spesso sacrificati in favore di sottotrame dispersive e triangoli amorosi che non portano a un’evoluzione significativa dei personaggi. Il risultato è una storia che fatica a trovare un equilibrio, restando leggera e poco incisiva.

FUBAR 2, tra comfort zone e ripetitività

Il fulcro di FUBAR 2 resta invariato: la dinamica padre-figlia tra Luke (Schwarzenegger) ed Emma (Monica Barbaro), entrambi agenti CIA, è il motore emotivo dell’intera vicenda. La chimica tra i due attori funziona ancora e qualche momento di sincera complicità familiare riesce ad emergere nonostante lo schema narrativo sempre più ingessato. Tuttavia, ciò che nella prima stagione aveva un minimo di freschezza, ovvero il reciproco svelarsi dei segreti professionali, ora si esaurisce in una convivenza forzata da sitcom sotto lo stesso tetto, con l’intero team CIA confinato in una sorta di bizzarra casa-rifugio.

Il risultato è un impianto narrativo che fatica a trovare equilibrio: da un lato gli intrighi globali; dall’altro i siparietti domestici; nel mezzo, battute spesso forzate e una continua diluizione della tensione drammatica.

L’azione in tono minore in FUBAR 2

Se l’intenzione era quella di riportare Schwarzenegger al centro di una action comedy moderna, FUBAR 2 dimostra ancora una volta come il progetto non riesca a sfruttare appieno né la sua iconografia né i codici del genere. Le sequenze d’azione sono modeste, prevalentemente ambientate in spazi ristretti e prive di quella spettacolarità coreografica che il formato e il personaggio avrebbero meritato. Non si tratta di limiti anagrafici dell’attore, che con autoironia continua a gestire con dignità il proprio carisma, quanto piuttosto di una regia che raramente osa, accontentandosi di dinamiche funzionali, ma prive di reale inventiva.

FUBAR 2, recensione: nostalgia e ripetizione in una spy-comedy che non osa, nemmeno con Schwarzenegger
FUBAR 2, alcuni dei personaggi principali. Crediti: Skydance Television, Blackjack Films Inc., Netflix.

FUBAR 2, i nuovi antagonisti

Anche i nuovi antagonisti – tra cui Greta (Carrie-Anne Moss), vecchia fiamma di Luke, e il suo ambiguo collaboratore Theodore "Chips" (Guy Burnet) – finiscono per rappresentare poco più che espedienti narrativi per alimentare intrecci sentimentali che non riescono mai davvero a decollare.

FUBAR 2, un cast che regge, ma appesantito

Il cast di supporto, in larga parte confermato dalla prima stagione, continua a garantire una discreta dose di affiatamento. Milan Carter (Barry), Fortune Feimster (Roo) e Travis Van Winkle (Aldon) si muovono con maestria tra comicità e momenti più teneri, ma è proprio la sovrabbondanza di sottotrame secondarie e triangoli amorosi a soffocare qualsiasi reale approfondimento dei personaggi. Alcuni spunti interessanti, come il tradimento di Tina o le fragilità emotive di Aldon, vengono appena abbozzati o risolti frettolosamente, sacrificati sull’altare di un ritmo narrativo che preferisce moltiplicare i filoni piuttosto che svilupparne pochi con coerenza.

FUBAR 2, recensione: nostalgia e ripetizione in una spy-comedy che non osa, nemmeno con Schwarzenegger
Una scena della stagione 2 di FUBAR. Crediti: Skydance Television, Blackjack Films Inc., Netflix.

La serie fatica, dunque, a trovare una coesione tonale: troppo leggera per essere una spy story convincente, troppo discontinua per reggere come pura comedy, FUBAR rimane prigioniera di un ibrido poco soddisfacente, che non trova mai la sua vera identità.

FUBAR, una seconda stagione senza reale evoluzione

Se la prima stagione aveva perlomeno il merito di introdurre un contesto e costruire la relazione padre-figlia come cuore del racconto, questo secondo capitolo si limita a reiterare dinamiche già note, con pochissima evoluzione reale dei rapporti. I nuovi personaggi finiscono spesso per sottrarre spazio ai fili narrativi promettenti, lasciando un senso costante di “occasioni mancate”.

Persino il tentativo di giocare su dinamiche più intime, come la finta rottura tra Luke e Tally o il timido percorso emotivo di Aldon, non trova uno sviluppo narrativo soddisfacente, lasciando al termine della stagione un retrogusto di superficialità.

Recensione di FUBAR 2: conclusione

La stagione 2 di FUBAR si presenta come un prodotto che vive essenzialmente della presenza carismatica di Schwarzenegger e di qualche momento di sincero affiatamento tra i membri del cast. Ma il progetto, nel suo complesso, resta fragile, vittima di una scrittura che non sa scegliere una direzione precisa e che tende ad accumulare elementi senza mai realmente valorizzarli. Per gli irriducibili fan di Arnie, resta comunque un’operazione che si lascia guardare senza pretese; per tutti gli altri, il rischio è quello di perdersi in un racconto che sembra girare a vuoto.

I nuovi episodi sono disponibili su Netflix dal 12 giugno 2025. 

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