Hurry Up Tomorrow recensione: il thriller di The Weeknd e Jenna Ortega delude
Il film vede il cantante Abel "The Weeknd" Tesfaye in una fittizia versione di se stesso, supportato da Jenna Ortega e Barry Keoghan.

Sulla carta tutto faceva presagire il meglio. Un cast giovane ma già affermato, con due attori di richiamo come Jenna Ortega e Barry Keoghan a supportare il cantante Abel "The Weeknd" Tesfaye, che l'ha anche sfruttato per lanciare il suo sesto, omonimo, album, con diverse canzoni estratte a far capolino nel corso della narrazione. Dietro la macchina da presa la presenza di Trey Edward Shults, che ricordiamo soprattutto per il suo convincente esordio, il thriller It comes at night (2017), era un ulteriore punto a favore, ma qualcosa è andato storto.
Hurry up tomorrow è infatti un contenitore di suggestioni inespresse, con la sceneggiatura firmata dallo stesso regista e dal protagonista che si perde in una serie di soluzioni velleitarie e smarrisce col procedere dei minuti quel senso di potenziale urgenza che pur febbricitava immanente nei primi minuti. Un feeling di angoscia dato già dai titoli di testa, che proseguono lentamente per concludersi al ventesimo scoccare della lancetta, che col procedere degli eventi si avvia su derive via via più improbabili.
Trama e cast di Hurry Up Tomorrow
Abel Tesfaye è un cantante sulla cresta dell'onda, alle prese con un tour che sta registrando il tutto esaurito un po' ovunque. Durante uno dei tanti concerti, è vittima di un attacco di panico ed è costretto ad abbandonare il palco: il suo è un trauma dovuto a una recente rottura, che lo sta consumando pian piano. Allo show stava assistendo anche una sua grande fan, la giovane Anima, che abbiamo conosciuto poco prima mentre dava fuoco a una casa isolata ed è anch'essa alle prese con un momento difficile.
Proprio a causa delle rispettive solitudini, tra i due - incontratisi fortunosamente nel backstage - scatta una sorta di istintivo colpo di fulmine, che li vedrà trascorrere la notte insieme. Ma entrambi hanno qualcosa da nascondere e il loro incontro darà inizio a una serie di dinamiche sempre più ambigue e potenzialmente pericolose.
The Weeknd attore: la performance di Abel Tesfaye
Sin dal voice-over iniziale del personaggio di Jenna Ortega, l'impressione è che lo script voglia mettere troppa carne sul fuoco, senza una precisa idea su come far proseguire il resto del racconto. Non è un caso che si dissemino per la prima metà false piste poi irrealizzate, mentre nella seconda si opti per un drastico cambio di tono, dall'horror distopico che guarda alle opere di Richard Matheson a suggestioni tensive richiamanti Stephen King. Ma in questo ambiguo e mal celato mix tra Io sono leggenda e Misery non deve morire, non si ha il tempo di analizzare a dovere i personaggi e le loro motivazioni, con quella resa dei conti finale che si risolve di fatto – perdonate il gioco di parole - in un nulla di fatto.
Il regista cerca stile e dinamismo, con brevi piani sequenza a infondere un senso di pressante frenesia e inizialmente l’approccio può anche funzionare, finché la storia mantiene un minimo di ambiguità e non svela completamente le proprie carte. Proprio quando tutti i nodi vengono al pettine Hurry up tomorrow smarrisce la bussola, rivelandosi ciò per cui è stato effettivamente realizzato, ovvero come veicolo promozionale per il disco di The Weeknd, il cui alter-ego non è altro che una fittizia versione di se stesso. E infatti è più a suo agio quando si trova in mezzo a quelle orde di pubblico che lo idolatrano, immerso nelle canzoni che conosce così bene, mentre il suo trasporto nelle fasi drammatiche lo vede affidarsi ad un'improbabile espressione fissa da "cane bastonato" che alla lunga risulta involontariamente ridicola.
La centralità dei volti, con numerosi primi piani, sottrae personalità ai corpi, sacrificati a un'altare di stridente anonimato, con tanto di balletto da parte dell'attrice di Mercoledì che finisce in una sorta di tragicomica parodia, di pari passo con quell'anima fintamente nervosa che scema inesorabilmente in una resa dei conti finale dove la musica gioca, per l'ennesima volta, un ruolo determinante.
Hurry Up Tomorrow: il verdetto finale
L'idea per il film è nata d'altronde in seguito ad un periodo di profondo stress da parte dell'artista, al punto da perdere la voce durante un'esibizione. Sin da subito però le cose non sono procedute per il meglio, con liti tra i produttori - la tragica scmparsa di Kevin Turen alla cui memoria è dedicato - e la successiva mancanza di distributori, al punto che nessuno sembrava fosse effettivamente interessato a farlo uscire.
D'altronde se Hurry up tomorrow fosse stato un lungo videoclip avrebbe probabilmente avuto più senso e coerenza, ma come film è un progetto nato male e realizzato peggio.
Voto
Redazione

Hurry Up Tomorrow recensione: il thriller di The Weeknd e Jenna Ortega delude
L'idea alla base era quella di offrire un ritratto dello stress psicologico e delle conseguenze che può avere su artisti sempre sotto l'occhio dei riflettori, con l'esperienza personale di The Weeknd - qui protagonista nei panni di una fittizia versione di se stesso - data in pasto al pubblico. Hurry up tomorrow non ha però mantenuto le pur alte aspettative, depotenziando minuto dopo minuto quell'assillante e claustrofobico senso d'urgenza che i primi minuti potevano suggerire, preferendo infilarsi – e perdersi - in una trama inutilmente contorta e pretenziosa. Spunti casualmente visionari e gratuiti sussulti tensivi sprecano il carisma dei comprimari Jenna Ortega e Barry Keoghan, in un film che smarrisce identità e contenuti in un flusso di (in)coscienza nel quale è possibile immedesimarsi con qualcuno dei suoi tormentati personaggi.