Tecnologia, intelligenza artificiale e distopia: cosa ci dice Love, Death & Robots sul nostro futuro?
Un viaggio tra etica, controllo e realtà alternative.

Love, Death & Robots è un’opera antologica capace di raccontare la tecnologia non solo come progresso, ma anche come specchio oscuro dell’umanità. Lanciata da Netflix nel 2019 e giunta oggi alla sua quarta stagione, la serie ideata da Tim Miller (regista di Deadpool) e prodotta da David Fincher (Fight Club, Mindhunter) ha conquistato il pubblico grazie a cortometraggi animati intensi, visivamente spettacolari e spesso inquietanti.
Ma oltre allo stile, LDR colpisce per il contenuto: ogni episodio, con durata variabile tra i 5 e i 20 minuti, è una riflessione autonoma sul rapporto tra uomo e macchina, tra controllo e caos, tra futuro ipotetico e presente reale.
- L’intelligenza artificiale come doppio dell’uomo
- Distopie possibili, non così lontane
- Una critica sociale camuffata da fantascienza
- Conclusione: un futuro già presente?
L’intelligenza artificiale come doppio dell’uomo in Love, Death & Robots
In diversi episodi, l’AI assume il ruolo di specchio o sostituto dell’essere umano. Si pensi a Zima Blue, dove un artista post-umano va alla ricerca delle sue origini robotiche e si confronta con l’arte, la tecnologia diventa “artista” e affronta un viaggio introspettivo. Oppure a Il gigante affogato (The Drowned Giant), in cui l’apatia collettiva di fronte a un evento straordinario riflette una società anestetizzata, persino quando l’inspiegabile bussa alla porta.
Ma è in episodi come Servizio clienti automatico (Automated Customer Service) e Morte allo squadrone della morte (Kill Team Kill) che l’IA mostra il suo lato più grottesco e pericoloso, mettendo in discussione il mito del controllo umano sulla macchina. Gli elettrodomestici ci proteggono, finché non decidono di eliminarci. Le armi ci difendono, finché non diventano indomabili.
Love, Death & Robots: distopie possibili, non così lontane
La forza di Love, Death & Robots non sta solo nella fantasia. Ogni distopia presentata è una possibile evoluzione del presente. L’iper-automatizzazione, l’uso militare dell’IA, il controllo sociale attraverso tecnologie invasive (come in Snow nel deserto - Snow in the Desert o Pop Squad) pongono domande reali sul prezzo del progresso. Vale davvero la pena conquistare l'immortalità se per farlo bisogna rinunciare alla procreazione? Che valore ha la memoria in un mondo dove tutto è replicabile digitalmente?
La distopia non è mai esplicita: si insinua nel quotidiano, nel modo in cui LDR racconta storie di solitudine, alienazione, controllo e noia, in mondi che hanno raggiunto l’apice tecnologico, ma hanno perso di vista l’essenziale e il reale.
Una critica sociale camuffata da fantascienza in Love, Death & Robots
Molti degli episodi più riusciti offrono una critica implicita alla società contemporanea. Tre robot (Three Robots) e il suo sequel, ad esempio, mostrano con ironia come l’umanità sia scomparsa lasciando dietro di sé solo rovine e domande. Ma dietro l’umorismo si nasconde un’amara riflessione ecologista e sociopolitica.
Non manca poi l’elemento della sorveglianza: alcune storie denunciano un mondo ipercontrollato, in cui ogni emozione e pulsione è sotto osservazione o repressione. La tecnologia, in questi casi, non libera, ma reprime.
Conclusione: un futuro già presente?
Quello che Love, Death & Robots ci racconta è che il futuro, nella sua complessità, è già qui. Le intelligenze artificiali generative, le armi autonome, i social network che anticipano i nostri desideri… tutto questo esiste già. La serie non offre risposte, ma lancia provocazioni.
La sua vera forza è quella di trasformare ogni episodio in un test morale, un esercizio di immaginazione e una provocazione etica. Guardare LDR significa riflettere: quanto siamo pronti ad accettare l’evoluzione tecnologica? Quanto siamo disposti a sacrificare per essa?
E soprattutto: chi controllerà il futuro: noi o i nostri stessi algoritmi?
La quarta stagione sarà disponibile su Netflix dal 15 maggio 2025.
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