Recensione Ironheart 2025: la nuova serie Marvel Disney+ con Riri Williams

La storia di Riri Williams da Chicago: trama, cast e valutazione della serie MCU

Recensione Ironheart 2025: la nuova serie Marvel Disney+ con Riri Williams

Qualcosa dietro le quinte sta cambiando in casa Marvel. La lezione di Thunderbolts su come raccontare storie interessanti di personaggi secondari non è andata sprecata, anzi, sembra aver trovato terreno fertile anche nelle serie in streaming, o forse dovremmo dire televisive, visto il ritorno del brand Marvel Television nei titoli di testa di Ironheart, nuova serie del Marvel Cinematic Universe uscita oggi 25 giugno 2025 su Disney+. 

Cosa succede in Ironheart

Dopo averla conosciuta in Black Panther: Wakanda Forever, all'inizio di Ironheart ritroviamo Riri Williams al MIT, grazie a una borsa di studio in memoria di Tony Stark. Tutto alla grande, dunque? Non proprio. Riri (Dominique Thorne) pare essersi dimenticata di lezioni ed esami, troppo presa a giocare con tutte le meraviglia disponibili nei laboratori dell'ateneo, tutte perfette per migliorare la nuova armatura. La pacchia finisce quando il preside del MIT (ovviamente, Jim Rash di Community) ritira la borsa e costringe Riri a tornare a Chicago, a casa di mamma, a fare i conti col passato. 

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Chicago per Riri però vuole dire anche nuove opportunità. La sua ricerca di fondi (tanti, tanti fondi) per mettere in sesto l'armatura (privata persino dell'assistente AI bloccato in remoto dal MIT) incontra l’offerta di un tizio carismatico, tale Parker Robbins (Anthony Ramos) che ha messo su una banda con cui intende ricattare un po' di ricconi del High Tech che si stanno mangiando la città. In fondo, un paio di avventure alla Robin Hood possono anche essere un prezzo equo per accumulare abbastanza soldi da dare pieno sfogo all’incontenibile genio di Riri, no? 

Col riassunto ci fermiamo qui, grosso modo al primo episodio di Ironheart, ma vi avvisiamo che le prossime considerazioni conterranno inevitabilmente degli spoiler

Ironheart è una serie solida, che prova diverse strade

Dicevano in casa apertura che qualcosa sta cambiando nei Marvel Studios e si nota subito anche in Ironheart, non solo dal rinnovato logo di Marvel Televisionche in qualche modo pare voler apporre un nuovo certificato di qualità alle produzioni Marvel, ma soprattutto dalle panoramiche su Chicago che accolgo subito lo spettatore come a dirgli: guarda, sono davvero una serie TV, non quattro tizi che recitano da casa loro incollati insieme in post produzione. Ciò non significa che manchi la CGI, anzi abbonda ovviamente trattandosi di una serie su una ragazzina in armatura robotica che combatte un boss della malavita che ha ricevuto poteri magici grazie a un mantello. Ma bisogna riconoscere alla nuova serie Disney+ che Ironheart ci prova a non essere solo quella roba lì e a dimostrare di essere  davvero una serie con qualcosa da raccontare, e non un riempitivo tra due film distribuito a pezzi. 

Recensione Ironheart 2025: la nuova serie Marvel Disney+ con Riri Williams

E ci riesce anche, forse un po' a sorpresa, soprattutto nei suoi momenti più intimi, in cui prova a fare emergere la comunità nera di Chicago in cui è immersa Riri o nella sottotrama che vede coinvolta il ritorno sotto forma di AI di Natalie, la migliore amica della nostra protagonista morta in una sparatoria in cui perse la vita anche il patrigno di Riri. E qui sta uno dei problemi di Ironheart, ovvero il non sapere davvero cosa vuole essere, o forse cosa può essere, chi lo sa, saltellando tra la buddy comedy e il drama, un po' come la sua protagonista, lentamente divorata dalle sue eroiche ambizioni e dai suoi desideri. Sta di fatto che alcuni sbalzi di tono e di registro stonano davvero. Per esempio, uno dei primi segni dei brutti giri in cui è finita Riri è rappresentato dalla scomparsa di un “collega”, ovvero Rampage (Eric André), ma quando Riri scopre dalla polizia del suo omicidio, il tutto si risolve in una commedia degli equivoci seguita dalla lavorazione del piano per sconfiggere The Hood, senza mostrare un secondo di tristezza per la morte di un amico. Paradossalmente, si piange di più quando a lasciarci le penne è lo sgherro del boss. 

Ironheart e il coraggio di non risolverla a schiaffi

Nonostante qualche scivolone e alcuni passaggi un po' scolastici (ma qui c'entra anche l’origin story del personaggio cartaceo scritta da Bendis), Ironheart la porta a casa un po' sotto tutti i punti di vista. Look e valori produttivi sono da serie TV che si prende sul serio, ciascuno episodio ha il suo tema da esplorare e la trama riserva anche qualche sorpresa. In tutto ciò, gli intermezzi in armatura in cui volano pugni robotici ed esplosioni coreografiche sono anche ben integrati nella cornice narrativa, facendosi persino carico ogni tanto di portare avanti la trama, ma rappresentano pur sempre un ulteriore tonalità narrativa che non giova all'armonia complessiva della serie. Non è da tutti però relegare le botte finali al pre-finale, evitando la classica conclusione in cui la risoluzione del conflitto passa da uno scontro fisico, chiudendo invece a tavolino (letteralmente!) con un diabolico Sasha Baron Cohen nei panni del tanto atteso Mephisto, con tanto di ammiccamento ai tanti rumor circolati per anni intorno ad ogni serie MCU, a partire ovviamente dalla primissima, WandaVision. La conclusione perfetta per una serie che racconta quanto male si è disposti a compiere per ottenere ciò che si vuole, anche quando il proprio desiderio è il bene. 

Recensione Ironheart 2025: la nuova serie Marvel Disney+ con Riri Williams

E come tutti i prodotti MCU, Ironheart è ammiccante col suo pubblico, flirtando apertamente persino con altre serie TV (abbiamo già detto delle strizzatine d'occhio a Community, ma si respira un po' anche l'atmosfera di The Bear), eppure a suo modo si impegna a non essere solo un prodotto vuoto e a dimostrare di avere anche qualcosa da dire: la storia di Riri è perfetta per raccontare come la migliore mente del pianeta non basti da sola a farsi largo nella spietata competizione quotidiana che va in onda quotidianamente nelle nostre vite là fuori senza un sacco di quattrini. La tag line della serie si chiede quale prezzo si sia disposti a pagare per avere ciò che si vuole e per fare tanti quattrini, la serie lo dice lo dice apertamente nell'ultimo episodio, l'unico modo concepibile è fregare tutti, anche e soprattutto chi è stato più vicino. Insomma, Ironheart potrebbe essere a sorpresa la coda del filone “ Kill the Rich” che ha attraversato Hollywood, prima di sgonfiarsi velocemente in contemporanea all'insediamento della nuova amministrazione a stelle e strisce. 

Volente o nolente, però, Ironheart è pur sempre parte del MCU e le tocca anche portare avanti la macro trama, facendo da ponte tra tecnologia e magia, introducendo un almeno due (ma forse tre includendo anche il personaggio di Alden Ehrenreich) villain, ma anche prefigurando una dimensione più urbana dell'universo Marvel piuttosto stuzzicante. Se il buon giorno si vede dal mattino, un cauto ottimismo sul futuro seriale del MCU sembra essere possibile. 

 

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Ironheart

Nazione: Stati Uniti

7

Voto

Redazione

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Ironheart

Noi abbiamo inteso il ritorno del logo di Marvel Television come una dichiarazione di intenti, una rinnovata volontà di produrre show di qualità godibili come prodotti a sé stanti e non solo come tessere del grande puzzle del MCU. Ironheart può essere considerato un buon punto di partenza in questo senso, anche se le parti supereroistiche quasi stonano con la componente più urbana. Questo probabilmente sarà il limite principale che la Marvel "televisiva" dovrà impegnarsi a superare, ma basandosi su Ironheart si può essere ottimisti: dal confronto con la vecchia Falcon & Winter Soldier (molto vicina tematicamente e nelle intenzioni) segna una vittoria schiacciante e senza appello per la giovane Riri Williams.

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