Recensione Ni no Kuni: la Minaccia della Strega Cinerea

Una seconda run in salsa next gen. Vale la pena?

Recensione Ni no Kuni la Minaccia della Strega Cinerea

Che questa sia la generazione della remastered non lo scopriamo certo oggi. Che ci siano remastered e remastered, nemmeno. Il trend del mercato ha portato sulle attuali console titoli del passato tra cui vi sono giochi risalenti a varie ere geologiche passate (ludicamente parlando) e altri decisamente più recenti. Ni No Kuni: La Minaccia Della Strega Cinerea Remastered appartiene a questa seconda categoria. Il gioco dei Level - 5 nasce su PlayStation 3 nove anni fa e si pone come una delle pietre miliari del gioco di ruolo giapponese. Viene oggi riproposto in una edizione non propriamente riveduta e corretta, in quanto la proposta ludica è esattamente quella di una decade fa. La storia è, ovviamente, sempre quella di Oliver, il classico ragazzino tanto caro alla narrazione nipponica che dopo una terribile tragedia familiare troverà conforto in una epica avventura fatta di magia e combattimenti, accompagnato da Lucciconio, una improbabile fata (che il sottoscritto trova simpatico come un sasso lanciato nei denti, ma son gusti) che lo guiderà in un mondo parallelo in pericolo. 


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Inizia così una storia raccontata con una grafica in cell shading che all’epoca fece scalpore per la sua qualità e che, ancora oggi, si lascia guardare con estremo piacere, raggiungendo apici degni dei migliori film di animazione grazie anche alla collaborazione con lo Studio Ghibli. L’impatto visivo è ancora piacevolissimo, anche perché praticamente tutto il lavoro di aggiornamento è stato speso per sfruttare le migliori qualità grafiche di PS4 rispetto alla precedente console Sony. Sia chiaro, nessun rifacimento ma tanto olio di gomito per esaltare quanto di buono era già stato fatto, con la possibilità di accedere ad alcune opzioni interessanti qualora foste fortunati possessori di PS4 Pro. Ad ogni modo tornare in compagnia di Oliver è sempre un bel vedere e questi nove anni sembrano quasi non essere passati. D’altro canto anche il sonoro rimane ottimo, sia nelle musiche che nel doppiaggio, dove vi consigliamo, ancora una volta, di scegliere la lingua giapponese e sfruttare i sottotitoli in italiano. 

Il progetto di rimasterizzazione poteva essere una buona occasione per mettere mano alla controversa caratterizzazione di Lucciconio che, ricordiamo, sfoggia una parlata (sempre di sottotitoli si tratta) romanesca che più romanesca non si può. L’uso del dialetto è infatti davvero pesante e fastidioso. Non si tratta di una presa di posizione verso la parlata in questione, ma proprio di una scelta che ludicamente non ci ha mai convinto. Nelle cut scene diventa quasi impossibile seguire Lucciconio, in quanto la lunghezza delle frasi originali risulta minore rispetto alla trascrizione nostrana, con il risultato che spesso non si riesce a leggere in tempo le battute recitate. Capiamo che anche in originale il personaggio sfoggiasse una parlata particolare rispetto al protagonista, ma qui si era proprio esagerato e nulla si è fatto per correre ai ripari.


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Il gameplay è sempre divertente, con fasi esplorative alternate a combattimenti dove verremo trasportati in una arena per batterci in tempo reale a colpi di magie e Famigli, una nutritissima schiera di esserini evocabili che ci aiuteranno alternandosi a noi nella lotta. Il sistema funziona ancora, con i nostri famigli pronti a combattere per noi siano allo stremo delle forze, grazie al più classico dei sistemi di crescita tramite punti esperienza, più la possibilità di prendersi cura delle nostre creaturine nutrendole con cibi più o meno golosi. Tutto immutato, anche qui, dove magari si sarebbe potuto dare una rivisitata alla IA generale che, talvolta, ci ha fatto storcere il naso (esattamente come in passato).

Poche, pochissime novità per un prodotto ottimo all’epoca e ancora divertente oggi, Peccato non aver colto l’occasione per limarne i difetti che tutti già conoscevamo, visto che il prezzo d’uscita si avvicina a quello dei giochi nuovi di pacca. Se non lo avete mai giocato, merita l’acquisto (magari in abbinamento al secondo capitolo della saga), ma se avete già passato decine e decine di ore in compagnia di Lucciconio, difficilmente troverete lo stimolo per viaggiare nuovamente tra il nostro mondo e quello di Ni No Kuni. Sarebbe bastato poco per assicurare alla Minaccia Della Strega Cinerea un voto quasi perfetto come all’epoca della sua prima apparizione, rimane comunque tra le nostre mani un prodotto di grandi qualità.


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Recensione Ni no Kuni: la Minaccia della Strega Cinerea

Versione Testata: PS4

8.5

Voto

Redazione

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Recensione Ni no Kuni: la Minaccia della Strega Cinerea

Bello era, bello rimane. Il primo Ni No Kuni arriva su PlayStation 4 con quella che è una remastered che più remastered non si può: il prodotto originale con una maggiore pulizia grafica (notabile soprattutto su PS4 Pro). Fine. Nient’altro è stato toccato e, sebbene il gioco fosse già ottimo, dopo questi anni era lecito attendersi una qualche limatura dei suoi difetti congeniti, quantomeno per un lancio sul mercato ad un prezzo non proprio d’ccasione: 60 euro circa su Switch e 50 su PlayStation 4. Allo stesso prezzo altri titoli vengono riproposti con al seguito un lavoro ben più massiccio di aggiornamento. Ad ogni modo non possiamo che consigliare Ni Ni Kuni: La Minaccia Della Strega Cinerea Remastered a tutti quelli che non sono riusciti a gustarsi il gioco su Play 3, mentre chi lo ha già provato può perfettamente passare oltre, a patto di non voler fare una seconda “run” abbastanza costosa.