Recensione Pinocchio

Ecco finalmente il Pinocchio di Matteo Garrone

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Diciamoci la verità: Pinocchio è un soggetto maledetto.

Roberto Benigni, ci si scontrò dopo i successi de "La vita è bella". Kubrick, ci morì (prima di realizzare il suo "A.I: Intelligenza Artificiale" che poi si prese a carico Spielberg).

Ma nonostante tutto resta anche una storia molto popolare, ed il regista Premio Oscar Guillermo Del Toro ne sta realizzando una sua versione.

Era dunque con questa ansia che la critica (da sempre sensibile al cinema di Garrone) attendeva al varco il regista, che da' vita ad un'opera dal ricco cast e e da un eccellente reparto di trucco e parrucco.


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L'obiettivo (volutamente dichiarato, come paleserà l'impennata di copie disponibili del film nel giorno del 25 dicembre) è quello di diventare un film da "famiglia" ed un potenziale blockbuster di Natale.

Lo stesso Garrone in conferenza ha segnalato alla critica come fosse importante "evidenziare come questo film non sia cupo come i soliti miei film, avendo io ho un po' la fama di regista di film cupi".

Lo stesso ricco cast, del resto (con Benigni che torna dopo anni davanti ad una macchina da presa...cinematografica!) e con tanti comprimari di lusso (Proietti, Papaleo, Massimo Ceccherini che ha anche contribuito alla fase si scrittura della sceneggiatura) ha l'obiettivo di rendere questo film popolare come la storia narrata da Collodi ed avente al centro il burattino di legno che prende vita.

Nonostante questi ovvi intenti, sembra che Garrone non riesca del tutto a slegarsi dal background di regista "da adulti", con una cupezza ed una rappresentazione visiva (come palesano i personaggi antropomorfi, come la Lumaca o l'inquietante tonno) che rimandano senz'altro allo scarso ottimismo e ai paesaggi gridi de "Il racconto dei racconti" del 2015.

"Pinocchio" dunque appare un film ibrido, in cui ad una rappresentazione ricca e da kolossal (lineare e senza guizzi) segue un tocco autoriale da film non per tutti, col rischio che corse nel 1986 "Pirati" di Polanski: i bambini lo snobbarono perché troppo da grandi. Gli adulti anche, perché il soggetto appariva troppo bambinesco.

Vedremo dal 19 dicembre cosa dirà il box office.


Recensione Pinocchio
2

Voto

Redazione

Recensione Pinocchio

Esce finalmente nelle sale la tanto attesa trasposizione cinematografica di Garrone della fiaba di Collodi. Un'opera che vuole andare oltre la filmografia tradizionale del cineasta romano, ma che non riesce appieno a scrollarsi di dosso il marchio di regista "cupo" e "gotico".