Predator: Killer of Killers, il film animato che rilancia la saga
Qundo Predator incontra la Storia in cerca di trofei

Sta succedendo qualcosa all’animazione occidentale. Non si può probabilmente ancora parlare di movimento, più realisticamente siamo ancora di fronte a casi isolati di ottime produzioni, ma la tendenza verso una concezione più matura e consapevole del genere è incoraggiante. Quanto appena detto appare particolarmente vero nel caso delle grandi IP che di recente in più di un’occasione si sono affidati all’animazione con risultati più che convincenti (su tutti l’esempio di Spider-Man: Into the Spider-Verse che ha sostanzialmente dato vita a questo trend). Questa volta è il turno del più grande cacciatore intergalattico di affidare la propria carriera a un film animato con Predator: Killer of Killers e il risultato, abbastanza a sorpresa, è talmente buono da piazzarsi tra le migliori pellicole della saga.
La trama di Predator: Killer of Killers
Predator: Killer of Killers è un film antologico diviso in quattro capitoli che esplorano il tema della vendetta. La prima parte, intitolata Lo Scudo, protagonista è Ursa, una guerriera vichinga, figlia di un capo tribù ucciso dal leader di un altro clan. La sua vita è guidata dal desiderio del padre sussurrato in punto di morte: vendicami. Al suo fianco c’è Anders, il figlio, apparentemente incapace di prendersi la vita di un altro essere umano, ma quando sul terreno di battaglia appare un Predator la situazione si complica per tutte le parti in campo.
Nel secondo capitolo, La Spada, il film ci catapulta nel Giappone feudale, durante l’infanzia di due figli di un nobile, costretti a combattere tra loro per individuare l’erede designato. Ritroviamo lo sconfitto, Kenji, diversi anni dopo, riconoscibile dalla cicatrice sulla guancia, divenuto ormai un samurai, pronto ad esigere la propria vendetta dal fratello. Il silenzioso agguato però si risolve in tragedia e il contemporaneo assalto di Predator macchierà di sangue le innevate strade del villaggio.
Il salto temporale del terzo capitolo è invece notevole: ci ritroviamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale insieme a Torres, aviatore statunitense che si accorge della presenza di un velivolo non identificato nell’area di attacco della sua squadriglia. Torres arriva giusto in tempo per la comparsa della enorme nave del Predator. Tutti e tre gli episodi finiscono con una breve ed enigmatica scena, il cui significato si rivela nel quarto e conclusivo episodio che unisce i fili dei precedenti e apre nuove prospettive per la saga.
Predator: Killer of Killers, violenza e spettacolarità
Un po’ a sorpresa, Predator: Killer of Killers si è rivelato un buonissimo film animato, ma anche una pellicola importante per la saga che arricchisce il lore dei Predator, il loro rapporto con l’umanità e al contempo introduce elementi che con ogni probabilità verranno utilizzati in produzioni future. Tutto questo all'interno di un film compatto, che dura un’ora e mezza e non spreca nemmeno un minuto inutilmente, che riesce a raccontare tre storie diverse in breve tempo garantendo a ciascuno del trio di protagonisti un arco narrativo significativo e soddisfacente.
Predator: Killer of Killers parla di vendetta, tema inevitabile per una saga che ha al centro una razza aliena di predatori irrefrenabili che battono palmo a palmo la galassia in cerca di prede e trofei. Ma la vendetta è declinata in una maniera molto umana: Ursa muove tutto il suo clan per vendicare l’uccisione del padre, Kenji passa una vita intera per prepararsi a restituire l’affronto al fratello. In questa lettura, l’arrivo del Predator è come il suono di una sveglia, un monito sull’inutilità e sulla dannosità di un sentimento divisivo, che impedisce all’umanità di raggiungere i risultati grandiosi consentiti dalla collaborazione.
Nel farlo Predator: Killer of Killers mette al centro l’eccezionalità dell’umanità. I Predator sono macchine di morte e si muovono da soli, basta un singolo esemplare per estirpare dai meandri della galassia un’intera razza. L’umanità tuttavia ha le sue eccezionalità, singoli esponenti che possono tenere testa a un Predator, soprattutto sulla Terra e soprattutto nel proprio ambiente naturale, dove possono sfruttare a proprio vantaggio potenzialità e minacce offerte dalla natura. Ma gli umani sono soprattutto animali sociali e una volta trovato un terreno comune il divario rispetto al Predator si riduce sensibilmente.
Per quanto non al livello dell’altro celebre esempio citato (ovvero i film animati multiversali di Spider-Man che hanno segnato un nuovo standard per l’animazione occidentale) Predator: Killer of Killers fa sfoggio di un’ottima animazione, meno ricca forse di quella Sony, ma capace di trovare subito un proprio stile vhe aggancia gli occhi dello spettatore. Gli animatori di Predator: Killer of Killers hanno giocato coi frame, regalando all’immagine in movimento un look simile a quello di un film in stop motion.
I Predator presentati nella pellicola poi sono grossi, massicci, minacciosi. Il film gronda di violenza coreografata. Ciascun personaggio ha la propria specialità a cui viene ovviamente dedicata una scena celebrativa. Ursa che si introduce nel villaggio nemico e Kenji che silenziosamente scala la torre del palazzo del fratello sono dei balletti coreografati a colpi di lama in cui i movimenti sono studiati con cura e animati con maestria. Non si tratta mai di violenza gratuita, ma forse avvantaggiato dalla raffigurazione animata Predator: Killer of Killers non si risparmia arti e teste mozzate, fiotti di sangue, smembramenti e qualunque altro gesta serva a esaltare lo spettatore. Non è un caso, d’altra parte, che il film sia ambientato in periodi e contesti caratterizzati dall’uso di un certo tipo di violenza, celebrata esteticamente da un lato e messa violentemente in discussione da un altro come mezzo di risoluzione dei conflitti.
In tutto ciò, Predator: Killer of Killers arricchisce anche la mitologia della saga, riportando indietro le lancette del primo incontro tra Predator e umanità. A quanto pare, gli umani sono prede ambite per i Predator, o qualcosa di più come lascia in qualche modo intuire l’episodio finale del film?
Insomma, Predator: Killer of Killers è un ottimo prodotto da qualunque punto di vista lo si guardi: è un promettente nuovo capitolo della saga, che arricchisce l’universo narrativo e apre nuove prospettive di racconto, legandosi al precedente Prey, ma aprendosi al contempo a nuovi sviluppi; è un ottimo film d’animazione occidentale che dimostra di aver appreso le lezioni dei predecessori di successo e di averle sapute legare a un approccio più maturo e moderno all’animazione, assorbito da oriente; ma soprattutto, un film più che buono a tutto tondo, che può essere fruito ed apprezzato anche da chi è a digiuno di Predator, guidato dai personaggi e dai loro archi narrativi che seppur complessi riescono a raccontare evoluzioni e mutamenti molto umani attraverso cui passano le numerose riflessioni a cui Predator: Killer of Killers spinge, senza rinunciare a essere un ottimo action e al contempo senza negarsi una certa dose di violenza grafica di cui si compiace apertamente.
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Durata: 90'
Nazione: USA
Voto
Redazione

Predator: Killer of Killers
Predator: Killer of Killers è un buonissimo film d'animazione, sia preso come uno showcase di tecnica & narrazione, sia come nuovo capitolo di una saga che ha attraversato i decenni (e in questo caso anche i secoli). La struttura antologica non penalizza i brevi archi narrativi dei protagonisti, comunque densi e ricchi di significato, anzi li proietta verso un finale corale ad alto tasso di coreografia e spettacolarità, in cui il messaggio della pellicola emerge prepotente: le foglie crescono insieme e cadono da sole.