Karate Kid: Legends tira un calcio alto alla nostalgia: la recensione del film
Che bella sorpresa è Legends, che non punta tutto sulla nostalgia e riesce anzi a tenere insieme tantissimi elementi e personaggi differenti in una macedonia fresca e sorprendente: la recensione del nuovo Karate Kid.

Se di franchise e IP devono essere pieni i nostri cinema, che almeno il loro continuo ritorno in sala sia frizzante come quello di Karate Kid, che con Legends riesce nella sorprendente operazione di frullare insieme una marea di storie e personaggi senza cedere troppo alla nostalgia. Forse è dai tempi di Creed - che gli rimane comunque superiore - che non si vedeva un reboot action così indovinato a partire da un materiale già rimaneggiato e in uno stato confusionale, a tratti contraddittorio, tutto da sistemare. Oltre che alla saga cinematografica degli anni ‘80 col maestro Miyagi, Legends doveva decidere anche cosa fare dell’eredità di Cobra Kai, serie spin-off che ha raccolto un discreto successo ed è stata il punto d’ingresso di molti fan più giovani al mondo di Karate Kid.
La risposta, non scontata, voluta a Sony è quella di creare un mondo in cui in qualche modo coesistono entrambe le storie e se ne imbastisce addirittura una terza, che fa da raccordo a quanto venuto prima non puntando troppo sulla nostalgia. L’intreccio classico, la giovane età del protagonista e la regia ipertrofica e fatta di montaggi velocissimi nelle scene di combattimento raccontano di come si punti soprattutto al pubblico più giovane, senza perdersi per strada quello più adulto, ma nemmeno limitandosi a un’operazione ombelicale di citare e rivangare il passato.
Karate Kid racconta la classica storia del nuovo arrivato "costretto" a sfidare il campione locale
Sony pesca dall’infinita scuderia Disney la giovane star Ben Wang, affidandogli il ruolo di Li Fong, giovane praticante di kung fu costretto a seguire la madre da Pechino a New York dopo la drammatica morte del fratello combattente. La trama è quella del nuovo arrivato in città che diventa lo sfidante svantaggiato della giovane e strafottente promessa del karate locale.
La motivazione che il film tenta di ricamarci sopra è un po’ il tallone d’Achille di una sceneggiatura che cerca di dare una certa coerenza narrativa ai suoi personaggi e quindi vuole fare il modo che Li - studente ligio, bravo figlio, ragazzino rispettoso e amico fedele - sia costretto dagli eventi a combattere, pur volendolo, per non infrangere il divieto materno. Sarebbe stato più semplice farlo salire di nuovo in pedana semplicemente perché aveva voglia di menar le mani. Fortunatamente questo giro di trama molto forzoso introduce una terza linea narrativa che rivela la vera sorpresa del film: un Joshua Jackson sorprendente affascinante e divertente nei panni di un adorabile padre single, ex pugile e pizzaiolo che chiede a Ben di allenarlo. Chi l’avrebbe mai detto che 25 anni dopo il Pacey di Dawson’s Creek l’avremmo trovato credibile nei panni di un ex combattente e di un genitore che dà il suo meglio in un film che alterna action e commedia?
Probabilmente Sony ha valutato anche questo aspetto nel inserire Jackson in un cast che per gli adulti ha già due presenze garanzia di nostalgia: Jackie Chan e Ralph Macchio, stavolta uniti per centrare l’impresa impossibile d’insegnare a Ben il karate in soli sette giorni, in vista del torneo che lo metterà di fronte a “una tigre da mettere in gabbia”.
Karate Kid è un curioso miscuglio di scelte molto azzeccate che rimediano a sbagli grossolani
Non tutto va per il verso giusto in Karate Kid: Legends, che rimane un film sorprendentemente privo della raffinatezza necessaria a mettere a frutto appieno il suo potenziale. Nonostante le tante battute molto azzeccate - pensate per tutto il pubblico, non solo per dar di gomito ai fan - il momento che ha suscitato più risate in proiezione stampa è stato uno sgraziatissimo product placement di una bevanda gassata, così palese e mal gestito da far ridere gli spettatori del film stesso.
Per ogni personaggio ottimamente caratterizzato come l’adorabile nerd Alan (Wyatt Oleff) che gira col cardigan a scuola e intona una seranata romantica con chitarra (stonatissima) sulle note di I Want It That Way dei Backstreet Boys c’è un povero Aramis Knight al cui villain già in odore di redenzione Conor Day non viene data nemmeno la dignità di un flashback.
Bizzarra ma tutto sommato indovinata anche la scelta di puntare su un regista come Jonathan Entwistle, con un passato di tutto rispetto in campo seriale, ma nessuna esperienza nel cinema, a maggior ragione quello di genere. Le scene di combattimento sembrano mutuate dalla regia dei videogiochi picchiaduro di ultima generazione. Non ha nemmeno vagamente il talento e la perizia dimostrate da un Gabriele Mainetti nelle scene di combattimento di La città proibita, ma se la cava egregiamente e può giustificare questo montaggio rapidissimo con la voglia, ancora una volta, di piacere al pubblico più giovane.
Nazione: Stati Uniti
Voto
Redazione

Karate Kid: legends
Karate Kid: Legends è un’ottima uscita estiva, che si muove bene in un botteghino assediato dai franchise e povero di novità che parlino davvero al pubblico dei giovani, senza concedere troppo alla nostalgia. Rimane comunque una sconfitta (o quantomeno un segnale preoccupante) che sia legittimo entusiasmarsi per un film che il giusto con comunque molte impasse come questo, che rimane un bel colpo per Sony, considerando le brutture che hanno caratterizzato il suo listino action negli ultimi anni.