Intervista a Silver, il papà di Lupo Alberto
"Alberto per me è sempre rimasto un rifugio"

Nelle scorse settimane, durante la Milano Comics Week organizzata da Librerie Feltrinelli, ho avuto l'opportunità di scambiare quattro chiacchiere con SIlver, il creatore di Lupo Alberto, poco prima della presentazione del volume Tutto un altro Lupo Alberto che raccoglie le storie degli abitanti della Fattoria McKenzie realizzate dagli autori GigaCiao. Siamo nel magazzino della libreria, ma a una porta di distanza ci sono diverse decine di persone in attesa, perciò quando arriva il nostro turno cerchiamo di essere rapidi, anche per evitare di prenderci la colpa del possibile ritardo.
Prima di tutto, è un enorme piacere avere l'opportunità di parlare con te della tua carriera e di quella di Lupo Alberto, che accompagna le mie letture da quando ero un ragazzino. Io sono dell'83, quindi nascono una decina di anni dopo Lupo Alberto, ma già dai 5-6 anni, da scricciolino, bazzico le edicole di paese e lì vengo rapito dai disegni, dai colori, ma anche da quello strano formato dei fumetti di Lupo Alberto. Quanto ha influito l'edicola, questo luogo magico che ora non esiste più, nel successo di Lupo Alberto?
Ha influito molto, banalmente perché si frequentavano molto di più le edicole, ma si andava anche alla ricerca di novità, per cui anche un formato diverso dai consueti poteva creare una certa curiosità. Io questo formato peculiare lo avevo visto negli Stati Uniti, avevo fatto un viaggio a New York e lì avevo scoperto alcuni volumi in questo formato album, così si chiamava. Si adattava molto alla pubblicazione di strisce o anche di tavole, mezza di qua e mezza di là. E quindi… l'ho adottato, praticamente da subito! Insomma, a dirla tutta c’è anche un motivo tecnico: per fare un esempio, Tex fai conto che è composto da 90 tavole e io non riuscivo a realizzare 90 tavole al mese. Per cui con quel formato ne facevo solo la metà, cioè 45, distribuite sull’intero album.
L’edicola è stata un mondo e se ora non ce ne sono più è perché quel sistema è insostenibile: per stare in edicola devi stampare almeno il doppio di quello che vendi, tutto il resto finisce al macero o in un magazzino che ti però ti costa. Perciò ora che siamo passati agli abbonamenti faccio in modo di stampare esattamente le copie che riesco vendere, altrimenti sarebbe uno spreco.
L’edicola però era anche luogo di scoperta.
Sì, ho sempre amato molto l’edicola dove ho scoperto molte delle cose che mi hanno influenzato: quelle francesi; quelle di altri paesi, ogni tanto si vedeva qualche novità. Le riviste contenitori ad esempio ci hanno fatto conoscere un sacco di autori, di stili e di modi di fare i fumetti.
Insomma, la tua carriera prosegue da 50, attraversati da tantissimi cambiamenti sociali: sono cambiate le edicole ed è cambiato il fumetto. Ciascuno di noi cambia in cinquant'anni, ma non Lupo Alberto. Quanto è stato complicato crescere, cambiare ed evolversi al fianco di un compagno di vita, che però non muta mai e proprio per questo sta lì a fare da riflesso del nostro cambiamento?
Da quel punto di vista sono sempre rimasto il giovanotto di vent'anni che pensa a Lupo Alberto. Però... però io mi sento maturato. Ovviamente, mi sento un anziano saggio. O meno saggio, ecco. Però lui (Lupo Alberto, NdR) è sempre rimasto lo stesso, un ragazzo di più o meno di 25 anni che è un po' refrattario a certe regole, che sta al di fuori dalla fattoria e non vuole integrarsi. Ovviamente la società è cambiata e in modo repentino in questi ultimi mesi direi. Però ecco, ci si trova dentro i mutamenti e da dentro non si percepiscono in modo così scioccante come per esempio leggendoli dai libri di Storia.
Adesso sono un signore con la famiglia, con dei figli, vado a fare la spesa con mia moglie, insomma, ed è successo in modo abbastanza naturale. Certo però è stato importante per me mantenere viva questa parte giovanile di me, nella quale io mi immergo veramente come un palombaro. Quando scrivo qualcosa mi isolo, mi sottraggo da tutto, mi infilo lo scafandro e vado giù. E lì c’è questo mondo che è sempre rimasto uguale, con gli stessi personaggi, con le stesse architetture: non ho mai cambiato niente. È cambiato solo che Marta non telefona più ad Alberto dalla cabina, ma usa il cellulare. Però è rimasto tutto abbastanza uguale.
Ovviamente, però, è chiaro che maturando parte di questa maturazione entra anche nelle cose che fai, che scrivi: affronti argomenti che una volta non avresti mai affrontato, diversi, più impegnativi. Alberto però per me è sempre rimasto il rifugio, quello che è stato da subito, fin da quando è nato.. Io per rifugiarmi al sicuro dalle mie ansie, dalle mie frustrazioni. Mi trovo in questo mondo e sento veramente i personaggi parlare tra loro e da questo nascono le battute e le gag.
Che effetto fa ora che anche la famiglia di Lupo Alberto si è allargata ad altri autori, con stili diversi (le cui storie sono raccolte da GigaCiao nel volume Tutto un altro Lupo Alberto)? [Mentre finisco la domanda, ci avvisano che SIlver deve andare per iniziare la presentazione prevista in libreria, ma sia attarda ancora qualche secondo per rispondere]
In pratica, altri autori ci sono stati da sempre, perché già dagli anni 80 ho avuto collaboratori che hanno lavorato in pienissima libertà e alcuni di loro sono diventati anche più bravi di me e stimo loro moltissimo. Ogni volta che ricevo una delle loro storie è come se l’avessi fatta io e mi dico “Ma che bravo!” [ride], quando invece l'ha fatta un altro.
Ultimissima domanda: cosa vota oggi Enrico La Talpa?
Direi maggiormente a sinistra, ma con molta.. non con delusione, ma con disperazione.