Sette regali a fumetti che vi salvano il Natale

Papi blasfemi, sogni, storie d'amore, Storia, attualità e fantasy: letture per tutti i gusti

Sette regali a fumetti che vi salvano il Natale

Un libro è uno di salvagenti più comuni quando si parla di regali, ma anche un po’ banale, no? Visto che Natale è imminente abbiamo pensato a una lista per tutti i ritardatari per fare bella figura pescando sempre dagli scaffali di una libreria, ma dalla sezione fumetti. Visto il momento di forte espansione vissuto dal fumetto in Italia negli ultimi anni, non c’è momento migliore per venire incontro a tutti i gusti. E se la persona a cui dovete fare l’ultimo regalo di solito non legge fumetti, abbiamo provato a consigliare per ogni volume la tipologia di persona per cui sarebbe particolarmente adatto. 

 

Battle Pope

Sette regali a fumetti che vi salvano il Natale

Il fumetto d’esordio di Robert Kirkman: basterebbe questo a fare di Battle Pope una lettura imperdibile per molti. Questa serie, pubblicata in origine attraverso l'etichetta indipendente fondata dall’autore statunitense, è il trampolino di lancio attraverso cui il creatore di The Walking Dead e Invincible ha messo il primo piede nel mondo del fumetto americano. E non solo lui: il primo capitolo è interamente disegnato da Tony Moore (anche lui autore di TWD), mentre dal secondo si alternanza con altri nomi divenuti nel frattempo rilevanti nel settore come Matthew Roberts e Cory Walker. Come comprensibile dal titolo, il protagonista è il papa, o meglio, un futuro papa, mosso più dalle opportunità connesse al ruolo che da vera e propria fede. Donnaiolo e bendisposto verso gli eccessi, l’anomalo pontefice di Kirkman si rivela poco utile all’umanità quando infine giunge il giorno del giudizio.

Il creatore però non può lasciare la Terra in balia dei demoni, e così chiede proprio al papa, a cui manda in aiuto suo figlio, di risolvere la situazione a suon di botte e proiettili. Forse inconsapevolmente, Battle Pope è al contempo la summa e la morte del fumetto anni ‘90. Con l’incoscienza dei vent’anni e la sfrontatezza dell'outsider, Kirkman estremizza tutti i concetti su cui poggiava l’Image del tempo, ovvero protagonisti ipertrofici, dialoghi da action movie e tanta ironia anni ‘90. Di quest’ultima parte Battle Pope si porta dietro un machismo esasperato, che oggi appare ridicolo nella sua messa in scena, ma che lo stesso Kirkman nell’introduzione ammette essere figlio di un’altra epoca e (giustamente, aggiungo io) non più in linea con la sensibilità odierna. L’idea di un papa degenerato più che una satira verso la religione o il sistema (in questo senso è più efficace il nostrano Don Zauker) è una scusa per fare lo scherzo più dissacrante possibile e mettere in scena una serie di gag iconoclaste e così esagerate da poter essere partorite solo da un gruppo di post adolescenti a cui non viene posto un freno. 

Consigliato per: quelli che alle cerimonie aspettano fuori dalla chiesa bevendo un aperitivo alcolico, quelli che la filmografia di Schwarzenegger la sanno a memoria. 

 

Spectators

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Cosa fareste se la vostra anima dopo la morte rimanesse incastrata in questa dimensione mortale, mentre all’orizzonte albeggia la fine del mondo? Immagino che la prima risposta che vi possa venire in mente non sia “Il guardone!”, eppure è proprio così che vanno le cose in Spectators, recentissima graphic novel firmata da Brian K. Vaughan (Lost, Saga) e Niko Henrichon (Pride of Baghdad) portata in Italia da Bao per Lucca (insieme all’autore stesso!). Ok, ovviamente le cose sono un po’ più complesse: Val, la protagonista, perde la vita durante un mass shooting, uno dei tanti riflessi della contemporaneità che Vaughan inserisce in una storia che esplora le conseguenze più drammatiche del presente attraverso la lente del cinismo. L’anima di Val è rimasta incastrata proprie mentre l’umanità va incontro alla sua sorte, eppure ad attirare la sua attenzione (e quella di altre anime nella stessa situazione) è il sesso dei mortali, forse l’atto più umano che ci compete, quello in cui cadono le maschere e per brevi istanti si tocca il divino. Accompagnata da altre anime rimaste su questo piano dell'esistenza, Val accompagna il lettore fino all'apocalisse, seminando lungo il percorso spunti di riflessione sulla condizione umana e sulla Storia pur in una storia che si mantiene sempre frizzante e divertente. 

Consigliato per: i cinici, gli apocalittici, quelli che pensano che viviamo in tempi interessanti e che non si imbarazzano facilmente.

 

Il sogno della cicala

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Scrivere di adolescenti, quando non si è più adolescenti, è una delle cose più difficili da fare per chi scrive. Il sogno della cicala, sceneggiato da Dario Sostegni e illustrato da Raffaele Sorrentino, ha un cast di personaggi composto quasi esclusivamente da adolescenti, tutti con una voce credibile e riconoscibile. E non è tutto: parla di assenza, fin da subito, dalle prime vignette in cui assistiamo allo scorrere del tempo di fronte al volantino che chiede informazioni su Devid, scomparso. Devid è fratello di Villa, e a casa le cose non vanno gran bene: il papà vive ormai solo nella mancanza del figlio, o almeno così dice Villa che da qualche tempo si è trasferita clandestinamente a casa dell’amica Giulia L’incontro con uno strano bambino però conduce Villa e il suo gruppo di amici in una dimensione onirica, in cui trova forma lo spaesamento tipico dell’adolescenza dei protagonisti che accompagna la delicata fase della definizione del proprio io attraverso il conflitto con l’altro. 

Ecco, forse più difficile ancora dello scrivere di adolescenti è raccontare dell’adolescenza, ma non sembrerebbe così osservando il risultato della comunione di intenti tra Sostegni e Sorrentino. Il blu in cui sono stampati i disegni di Sorrentino, morbidi e delicati, contribuisce a delineare quell’atmosfera placida e dilatata dei pomeriggi d’estate di cui l’intera vicenda è ammantata, anche prima di lasciare spazio al realismo magico. I tratti sottili, perfetti per incarnare la sottile inadeguatezza con cui si muove a quell’età, si alternano al blu intenso delle ombre, delle notti e dell’onirico. Troppe cose difficili centrate tutte insieme perchè sia un caso: gli ultimi complimenti dunque spettano a Canicola, casa editrice sempre molto brava nell’offrire spazio a talenti italiani, pescando anche dalle autoproduzioni, e a storie fuori dai canoni del mainstream. 

Consigliato per: quelli che si ricordano ancora di quel pomeriggio in spiaggia, quelli che non hanno ancora fatto del tutto i conti con se stessi.



Helen di Wyndhorn

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Uno dei blockbuster del prossimo anno sarà Supergirl, cinecomics basato per larghissima parte su una miniserie scritta da Tom King, disegnata da Bilquis Evely e colorata da Matheus Lopes. Lo sarà, probabilmente, nonostante il trailer non sfiori minimamente l’originalità visiva dell’opera originale. Se avete letto Supergirl: Woman of Tomorrow, sapete di cosa parlo; se non l’avete ancora fatto, rimediate quanto prima. Ora però immaginate lo stesso trio di autori all’opera su una graphic novel senza le limitazioni imposte da una major come DC Comics e avrete Helen di Wyndhorn, nuova mini-serie dell'acclamato sodalizio King&Evely&Lopes, pubblicata da Bao Publishing

La Helen del titolo è costretta a ritrovare i luoghi della sua casata, i Wyndhorn appunto, a seguito della morte del padre, ma fin dal suo arrivo alla magione sembra che qualcosa non quadri: il maggiordomo è inquietante e l’assenza del nonno aleggia sulle mure come una presenza. Ben presto realtà e fantasia si fondono e mentre Helen realizza che forse i racconti di famiglia non erano tutte frottole. Qui Bilquis Evely può dare spazio a tutta la sua versatilità, a suo agio tanto nelle atmosfere da romanzo inglese dell’800 quanto nelle pagine più frenetiche in cui l’universo di Conan il Barbaro e Il mago di Oz paiono trovare un punto d’incontro. 

Consigliato per: quelli fissati con la dark academia, gli appassionati di Buffy, chi ha giocato What Remains of Edith Finch e ne è rimasto incantato. 

 

Dragonball Landmark & Forever

Sette regali a fumetti che vi salvano il Natale Sette regali a fumetti che vi salvano il Natale

Mentre il resto del mondo usa le lettere per separare le generazioni, dalle nostre parti usiamo un metodo più semplice: il cartone animato di punta della tv generalista dell’epoca. E i nati negli ‘80 sono senza dubbio la generazione Dragon Ball. L’opera del compianto Akira Toriyama è sopravvissuta ai fenomeni generazionali successivi, ormai tramandata da padre in figlio visto il tempo trascorso ed è oggi un piccolo classico. E come ogni oggetto di culto è diventato oggetto di infinite curiosità e dibattiti sui cui Dragonball Landmark e Dragonball Forever provano un po’ a mettere un punto. 

Si tratta della guida definitiva al manga suddivisa in due volumi per scansione temporale: Landmark, il primo, copre gli eventi da Goku bambino a Freezer, mentre Forever dai cyborg a Majin Bu. All’interno, oltre a numerosissime illustrazioni a colori, è possibile trovare le risposte a tutte le domande sul manga di Toriyama. Le mappe del mondo con la descrizione delle singole zone, i personaggi, gli scontri, gli amori, e ancora quiz, retroscena sulla creazione raccontati dallo stesso Toriyama, le migliori gag, persino le scene di nudo, un indice di tutti gli avvenimenti con indicazione di capitoli e volumi, e ancora, e ancora, e ancora... Qualunque aspetto io possa non aver citato in questo elenco, fidatevi, è presente e trattato con dovizia di particolari. La vocazione enciclopedica, tuttavia, non impedisce ai due volumi di essere spettacolari anche dal punto di vista grafico, con un'impaginazione che riprende quella dei magazine giapponesi, ricchissimi di illustrazioni, strilli ed elementi grafici.

Consigliato per: quelli nati negli anni ‘80, chi ogni tanto ti propone il concerto dei Gem Boy o la zarro night, quelli che l’anno prossimo vogliono andare in Giappone

 

Avila

Sette regali a fumetti che vi salvano il Natale

Per gli amanti del fumetto d’avventura, ogni nuovo volume della coppia Turconi & Radice è un evento. Gli autori de Il porto proibito, Le ragazze del Pilar e La terra, il cielo, i corvi sono riusciti attraverso le loro opere a definire un proprio spazio all’interno del variegato fumetto italiano, comunicando un'identità ben precisa, anche attraverso la continuità di pubblicazione con Bao Publishing. Cambiano le epoche e i luoghi, ma il tocco di Radice & Turconi è sempre riconoscibile dopo una manciata di pagine. Questa volta i due ci portano in Francia nel 1630 con Ávila, ragazza figlia di un’erborista condannata come strega per le sue conoscenze e messa al rogo. Ávila però sa dentro di sé che la mamma è ancora viva e le quasi duecento tavole riccamente illustrate da Turcone (se non avete mai visto la passione con cui disegna le navi antiche, compratelo anche solo per questo) ci accompagnano attraverso un’altra nuova, grande avventura sceneggiata da Radice. Mentre innumerevoli altre opere provano senza successo a ricreare il senso degli anni ‘80, Radice & Turconi riescono a declinare quell'idea della grande avventura, ricca di stupore, emozioni e sentimenti al centro di tutte le grandi opere di quel decennio, sganciandola però dai suoi riferimenti, non riducendola a mero omaggio, ma rendendola struttura portante di una storia che a quel punto può anche virare verso ambientazioni lontane, infondendo magia nel genere del romanzo storico (per immagini)

Consigliato per: quelli che partirebbero subito per un viaggio, gli amanti di Spielberg, quelli a cui la retronostalgia forzata ha stancato. 



L’autobus incantato

Sette regali a fumetti che vi salvano il Natale

Iran, 1996: sfuggendo quasi clandestinamente al controllo dell’autorità degli ayatollah, un pugno di intellettuali riesce a organizzare un viaggio in autobus con destinazione Armenia, dove si svolge un convegno. Majid Bita, già autore di Nato in Iran sempre per Canicola, ci riporta nella sua terra d’origine per raccontare un episodio poco noto al di fuori dei confini dell’Iran, raccontato con piglio documentaristico e al contempo una gran proprietà del ritmo del racconto. Un road comic in cui Majid Bita rinchiude più di venti personaggi in uno spazio angusto come un autobus, riuscendo a distinguere ciascuno non solo graficamente, ma anche attraverso una voce e una personalità ben distinta. Mentre il viaggio prende una piega inaspettata e sui 21 intellettuali incombe sempre la minaccia e il controllo dello Stato, la narrazione de L'autobus incantato è qua e là interrotta da inserti di interviste ai protagonisti anni dopo gli eventi narrati. L’abbondante uso del nero, che si dilata in larghe macchie o si spande in sfumatura, costruisce un’atmosfera tesa, nervosa, mentre i segni grafici netti, duri squadrano visi e costruiscono espressioni. L'autobus incantato è un thriller politico, che racconta il passato prossimo come monito per il futuro imminente, una lezione che di recente ci impegniamo ostinatamente a ignorare. 

Consigliato per: quelli troppo snob per leggere fumetti, quelli che si informano sui quotidiani internazionali, chi ancora non ha ceduto di fronte a questo presente.

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