A Complete Unknown, le interviste al cast: “Un film non può essere una ciotola di cereali”

Le voci di Timothée Chalamet, Monica Barbaro e del regista James Mangold dal red carpet romano di A Complete Unknown.

A Complete Unknown le interviste al cast Un film non può essere una ciotola di cereali

La cornice è quella della Festa del cinema di Roma, la sera è fredda ma limpida: all’Auditorium Parco della Musica ci si stringe nei cappotti in attesa delle star di A Complete Unknown, il biopic musicale che segna il ritorno al genere di un regista poliedrico come James Mangold 20 anni dopo Walk the Line- Quando l’amore brucia. Il progetto che consente al suo protagonista e coproduttore del film Timothée Chalamet - forse l’unico vero divo della generazione di star under 30 - di staccare un altro biglietto di sola andata per la corsa agli Oscar nei panni musicali e umani di un giovane Bob Dylan.

Lui non delude le aspettative, né nel film né in pubblico, arrivando avvolto in una sciarpona verde smeraldo, infinitamente paziente nell’ennesima tappa di un tour promozionale che ha lanciato in extremis la sua corsa all’Oscar. Ora l’impegno è ai massimi livelli, perché la nomination sembra proprio a portata di mano. E forse chissà…

Timothée Chalamet “Dylan mi ha insegnato a fidarmi del mio istinto”

Dopo aver passato una buona mezz’ora a farsi selfie con le fan che lo aspettavano pazienti dal primo pomeriggio, Timothée Chalamet si concede con moderazione alla folla dei giornalisti che lo attendono. Dopo le interviste con le TV girate in mattinata sull’autobus a due piani scoperto brandizzato con il poster del film, dopo aver detto giocosamente di voler sapere cosa ne pensasse Francesco Totti della sua performance (affermazione che in poche ore si è trasformata in un tam tam tale che ha portato alla replica dell’ex Pupone). Il rumor diventa poi realtà: dopo la premiere italiana del film, l’attore andrà effettivamente in tribuna VIP a vedere la partita della Magica contro il Genoa. Prima però Chalamet risponde alle domande della stampa. O almeno, quelle che considera abbastanza interessanti, le altre le glissa con un sorriso e un saluto ai fan.

Ci va abbastanza bene e ci racconta cosa abbia imparato da Bob Dylan, un personaggio elusivo, che a oggi non l’ha voluto incontrare e men che meno vedere il film che ne racconta l’ascesa alla fama:

Da Dylan ho imparato a fidarmi del mio istinto - ci spiega - a mettermi in connessione con la parte più autentica di me. Studiandolo ho capito che lui è particolarmente bravo a farlo e girando questo film ho messo a fuoco quanto sia importante anche per me. Alle volte il tuo istinto ti dice già cosa fare e bisogna imparare a seguirlo, non ostacolarlo. Capita che abbia ragione e ti faccia fare la scelta giusta. Capita anche il contrario eh: che ti porti a sbagliare. Per almeno sbagliando in questa maniera, lo fai a modo tuo, nei tuoi termini, non seguendo una strada che altri hanno tracciato per te, capisci?”

A Complete Unknown, le interviste al cast: “Un film non può essere una ciotola di cereali”

Monica Barbaro: “agli artisti come Dylan va lasciato lo spazio per cambiare”

Bob Dylan l’inconoscibile dunque, anche per la protagonista del film Monica Barbaro. Nella pellicola indossa outfit da perfetta regina del folk anni ‘60, dato nel film interpreta Joan Baez, stella della musica statunitense che divide tra alti e bassi il palco e il letto con Dylan. A Roma invece arriva sul red carpet sfidando la fredda sera romana con un lungo vestito da sera ricamato con un miriade di piccole margherite gialle e un lussuoso collier a forma di serpe che si morde la coda, tempestato di preziosi.

Chiediamo anche a lei un pensiero su Bob Dylan, cosa pensa di aver capito su di lui girando questo film, dato che non ha potuto incontrarlo: “Ahhh, è davvero difficile. Anche volendo sintentizzare di cosa parlino le sue canzoni…come si fa? Bob Dylan ha scritto così tanti pezzi, su così tanti argomenti, ridurlo a un solo brano su un solo commentario sociale non gli fa giustizia. Ecco, ti dirò questo: mi ha impressionato la sua capacità d’evoluzione. Noi raccontiamo il Dylan degli anni ‘60, quello che si avvicina all’attivismo e dice la sua. Il film dura poco più di 6 anni eppure alla fine lui è già diventato un’artista, un musicista differente. Se salti da una decade all’altra, diventa sempre un cantautore differente. Lo trovo straordinario e credo fermamente che agli artisti debbano venire concessi lo spazio e il tempo per evolvere in questo modo.”

A Complete Unknown, le interviste al cast: “Un film non può essere una ciotola di cereali”

James Mangold: “I film non servono a girarsi i pollici, l’arte deve avere un significato”

Quando arriva il regista di A Complete Unknown, James Mangold, il discorso si sposta dall’impegno di Dylan a quello dell’arte oggi. Già in conferenza stampa, nella mattinata, il regista di Logan e Walk the Line si è espresso con forza rispetto a “l’intrattenimento che è disegnato oggi per anestetizzare il pubblico”. Dopo tanto parlare di Bob Dylan e dopo un pensiero a David Lynch (”è incredibile pensare che d’ora in poi non avremo più la sua visione onirica sulla realtà”, ci dice), proviamo a spingerlo in quella direzione. Non ci vuole molto, è evidentemente un argomento che lo infiamma facilmente, nonostante il suo aplomb e la sua compostezza.

L’intrattenimento oggi è pensato sostanzialmente per passare il tempo, è l’equivalente di questo” dice mimando il gesto di girarsi i pollici. “I nuovi formati durano appena qualche secondo e tanto di ciò che viene creato serve a occuparlo, senza necessariamente dare qualcosa indietro. No, l’arte non può essere relegata a riempire gli spazi vuoti tra un pranzo e una cena, tra le lezioni di scuola o i momenti in cui si è bloccati nel traffico. L’arte dovrebbe commuoverci, suscitare emozioni, lasciare qualcosa di duraturo nel cuore e nella mente. Altrimenti cosa rimane? Nulla, una volta consumato questo tipo di contenuti scompare.” Infine chiosa, lapidario: “questo tipo di arte, se vogliamo chiamarla così, è l’equivalente della ciotola di cereali che mangi al mattino: ti riempie quel tanto che basta per arrivare al pasto successivo, è meramente funzionale.”

A Complete Unknown, le interviste al cast: “Un film non può essere una ciotola di cereali”

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