Call My Agent - Italia 2, recensione: più italiana, nei pregi ma soprattutto nei difetti

Call My Agent - Italia pronta a camminare da sola, rafforzando la sua identità nazionale. Nel farlo però finisce per mostrare il fianco. La recensione.

Call My Agent  Italia 2 recensione più italiana nei pregi ma soprattutto nei difetti

Call My Agent - Italia è tornata, con i drammi personali e professionali degli agenti della CMA, agenzia romana che rappresenta star, attori e influencer sul mercato italiano. Come è noto la produzione Sky è l’adattamento italiano di Chiami il mio agente! (Dix pour cent), serie francese di grande successo che va in onda dal 2015 e ha avuto la forza di diventare una sorta di format: ne sono stati realizzati adattamenti in Turchia, Polonia, Corea del Sud, Regno Unito. L’idea geniale alla base del progetto è sempre quella in ogni nazione: ogni puntata gli agenti fittizi dell’agenzia rappresentano star vere, che appaiono nei panni di sé stesse, generando momenti di grande comicità.

Come ben sottolineato dalla sceneggiatrice Lisa Nur Sultan durante la conferenza stampa di presentazione, sono passati quasi 10 anni dalla scrittura dei primi episodi della serie francese e alcuni intrecci narrativi, alcune tematiche appaiono oggi un po’ datate. Dopo un avvio molto convincente che di fatto seguiva abbastanza fedelmente gli sviluppi orizzontali e verticali della versione francese, il team di Sky ha deciso i rafforzare l’identità italiana di Call My Agent, proseguendo per la propria strada sia per quanto riguarda la storia principale dei dipendenti della CMA, sia per quanto riguarda le apparizioni delle guest star negli episodi dedicati.

Sulla carta è una scelta sensata, ma la messa in pratica nei sei episodi che compongono la seconda stagione rivela e rafforza tutta una serie di debolezze che già si notavano nella prima stagione. Volendo essere un po’ brutali e cattivi: Call My Agent - Italia è sempre gradevole e talvolta brillante, ma ben lontana dall’esprimere la qualità di scrittura dell’originale, infinitamente più incisiva, tagliente, memorabile. Cercando di camminare sulle sue gambe, evidenzia ancor di più l’incapacità del mondo televisivo italiano che riflette su sé stesso di andare oltre un’affettata atmosfera cortese. Con in più il continuo, scomodo paragone con Boris, che nelle sue prime stagioni dava punti anche ai cugini d’Oltralpe.

Call My Agent - Italia 2, recensione: più italiana, nei pregi ma soprattutto nei difetti

Call My Agent - Italia 2 si focalizza di più sulla trama orizzontale

La differenza più evidente tra la prima e la seconda stagione di Call My Agent - Italia è la quantità di tempo riservata alle storie di Vittorio, Lea, Michele, Elvira e gli altri membri dell’agenzia. Lo sviluppo orizzontale, cioè la trama che prosegue e si sviluppa episodio dopo episodio, è più marcato. Ogni agente deve affrontare delle sfide personali che lo portano a evolvere, cambiare. 

Il focus di questa stagione è su Lea (Sara Drago), che cerca una dimensione affettiva che non venga cannibalizzata da quella lavorativa, riscontrando molte difficoltà e per giunta dovendo fare i conti con le ripercussioni del suo atteggiamento sprezzante verso collaboratori e fidanzate del passato.

Anche il personaggio della reception e attrice Sofia (Kaze) ha una storyline tutta dedicata, che la vede passare un brutto momento durante un provino, dovendo affrontare da vicino atteggiamenti riprovevoli che caratterizzano il racconto del dietro le quinte filmico e televisivo degli ultimi anni, a livello internazionale. In questo contesto brilla la compianta Marzia Ubaldi nei panni di Elvira Bo. Al suo personaggio si richiede essenzialmente il ruolo di fata madrina, ma lei ci mette grande emozione e carisma: peccato non averla vista alle prese con una sua storia.

Vittorio invece deve affrontare la fine della sua vita personale come se l’era sempre immaginata, imparando a voltare pagina e a valorizzare le persone che gli sono accanto, in primis Monica (Sara Lazzaro). Più defilati invece i personaggi di Michele (Vittorio Baronciani) e degli assistenti Pierpaolo (Francesco Russo) e Paola (Camilla Zanon), che sembrano aver già dato tutto.

Bisogna però riconoscere agli sceneggiatori di aver saputo piazzare almeno tre grandi colpi di scena nel corso della stagione, due dei quali hanno le loro radici in avvenimenti dello scorso anno ripescati ad arte dalla storia, una sorta di ritorno di karma che colpisce un po’ tutti (ma in particolare Lea).

Sul fronte vip la seconda stagione sceglie di puntare molto di Emanuela Fanelli nei pani di Luana Pericoli: dopo il successo di “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, è una svolta strategica. Così seguiamo Luana che dà il tormento al povero Corrado Guzzanti (sempre irresistibile nella sua cattiveria passivo-aggressiva) mentre gira il suo film “Laika” e in contemporanea il documentario sulla sua vita. Questa storyline non è troppo incisiva, ma Fanelli fa sempre faville ed è una gioia seguirla mentre non smette mai i panni di un personaggio tanto egocentrico.

Tra le new entry funziona benissimo Pietro De Nova nei panni di Evaristo, assistente “smart” e sempre spiazzante di Gabriele Muccino, che si ritaglia un ruolo centrale episodio dopo episodio. De Nova ha la faccia giusta per un ruolo che incarna molti stereotipi e ideosincrasie dell’imprenditore fattosi da solo dell’era digitale, lasciandoci sempre in forse se ci è o ci fa, se lavora per il bene della CMA o è solo un grande s…, come lo etichettano all’inizio i suoi nuovi dipendenti.

Le pagelle delle guest star di Call My Agent - Italia 2

Fondamentale nel valutare una stagione di Call My Agent, quale che sia la nazionalità della serie, è soppesare la caratura delle star coinvolte nel ruolo di sé stesse. Passiamo dunque in rapida rassegna i principali guest della seconda stagione per vedere come se la sono cavata.

Purtroppo nessuno avvicina nemmeno lontanamente l’esito brillante degli episodi con Pierfrancesco Favino (indimenticabile il suo Che Guevara che diventa Mario Draghi) o Paolo Sorrentino, ma a mancare sembra essere soprattutto la scrittura.

Episodio 1 - Valeria Golino & Valeria Bruni Tedeschi - L’episodio delle Valerie, che si prestano volentieri a un’iterazione di coppia. Il duo è sorprendente e fresco, ma ha poco da fare in scena e in generale è protagonista di un intreccio sin troppo pettinato. Basta confrontarlo con quello di Paola Cortellesi nella prima stagione. Sei politico.

Call My Agent - Italia 2, recensione: più italiana, nei pregi ma soprattutto nei difetti

Episodio 2 - Gabriele Muccino - Muccino con i suoi tic, la sua energia, la sua persona “personaggio” arriva, è innegabile. Qui però c’è da fare un discorso infinitamente scomodo ma necessario. Si fatica a capire come Call My Agent possa tenere insieme i discorsi importanti su temi serissimi che fa a fine stagione con l’opportunità della presenza come guest di Muccino senior. La storia processuale e cronachistica è nota: Gabriele è stato accusato dal fratello Silvio di essere stato in passato violento contro l’ex moglie. Accuse gravi che Gabriele ha sempre rigettato, in aula di tribunale (prosciolto) e nella sua autobiografia: accuse che hanno dilaniato la famiglia, come racconta lui con il suo atteggiamento sempre diretto. Muccino non ha accuse pendenti a suo carico, ne è uscito pulito dal punto di vista processuale. Data la delicatezza della vicenda e dei temi poi trattati in questa stagione, il suo casting non è stata la più lungimirante delle scelte, specie se questa questione la si vuole tacere completamente. È una questione di opportunità, d’occasione.

Rimane il fatto che quanto Call My Agent sia una serie mai tagliente lo denuncia proprio la presenza di Muccino in questo ruolo e l’incapacità della serie di riflettere davvero sul tema della violenza sulle donne, dentro e fuori il mondo dello spettacolo. Se non aggrappandosi a personaggi fittizi (il regista viscidone che vediamo negli episodi successivi) e narrazioni in cui tutti, sempre, dicono e fanno la cosa giusta. Il silenzio che circonda i pochi casi italiani emersi durante il periodo #MeToo, la noncuranza con cui queste denunce sono state trattate, la mancanza di voci laddove nella vicina Francia anche in queste settimane è un continuo emergere di casi, scandali, denunce. Di fatto Call My Agent aveva per le mani il verminaio perfetto ma l’ha trattato con grande approssimazione, mettendo in scena una versione idealizzata di quello che vorremmo succedesse, ma che la stessa cronaca italiana ci racconta non succedere o proprio non ci racconta, in un’atmosfera all’interno dell’industria che anche da fuori appare ostile.

Questa era la storia giusta per “italianizzare” la narrazione, ma Call My Agent l’ha “bucata” quasi del tutto, rivelandosi per quello che è: una bella vetrina per guest, ma quasi mai una riflessione incisiva sul mondo dello spettacolo italiano.
In questo infelicissimo episodio abbiamo anche un breve cameo di Gian Marco Tognazzi che fa dell’ironia sull’utilizzo delle fat suit.

Call My Agent - Italia 2, recensione: più italiana, nei pregi ma soprattutto nei difetti

Episodio 3 - Claudio Santamaria - Santamaria si lascia convincere a diventare un personaggio pubblico controverso nella speranza di convincere la produzione statunitense di un film su Giordano Bruno anti-eroe ection “un John Wick alla Dan Brown” a dargli una chance. Lasciando da parte la pigrizia di ricollegare un progetto del genere a un regista come Christopher Nolan (palesemente una scelta out of character), in questo episodio si evidenzia tutta la debolezza di Call My Agent - Italia 2, che punta sempre a lisciare il pelo alle sue guest. A conti fatti questo episodio ci racconta solo quanto è impossibilmente buono e dolce Santamaria. Era andata meglio durante la diretta della notte degli Oscar condotta su Rai1 da Alberto Matano, quando Santamaria aveva mostrato in poco meno di tre ore tutto il suo carattere tutt’altro che accomodante, avendo come sparring partner proprio Muccino. Quella diretta è stata più Call My Agent di questo episodio di Call My Agent.
Funziona infinitamente meglio il breve cameo di Andrea Pennacchi alle prese con un’ospitata a Lol - Chi ride è fuori dall’esito tragicomico. Questa sì che è una storia italianissima credibile e divertente

Call My Agent - Italia 2, recensione: più italiana, nei pregi ma soprattutto nei difetti

Episodio 4 - Serena Rossi e Davide Devenuto - Proclamo il mio bias rispetto a un episodio ambientato durante il lancio stampa di un film. Giusto per chiarire il livello d’immedesimazione: una volta ho intervistato  Serena Rossi e le ho fatto proprio la domanda su Sanremo, autodenuncio la mia banalità. L’episodio sull’ossessione inconfessabile per il Festival arriva nel momento giusto e funziona abbastanza bene, grazie alla chimica tra Serena Rossi e Davide Devenuto. In conferenza stampa si è giurato e spergiurato che l’apparizione dei programmi Sky come Masterchef non è stata richiesta dall’alto: sarò malfidente io, ma il cameo di Bruno Barbieri mi ha proprio dato quell’impressione.

Call My Agent - Italia 2, recensione: più italiana, nei pregi ma soprattutto nei difetti

Episodio 5 - Elodie e Dario Argento - Due guest super glamour, ognuna a modo suo. Peccato la trama dia loro davvero pochissimo da fare, sciupando una grande occasione, perché sia il Maestro sia la Diva hanno sempre dimostrato di essere molto autoironici e prestarsi a più di un’auto-incensanzione, come invece si fa qui. Nel caso di Elodie alle prese con un fan molto insistente la serie si dimostra un po’ come tutti noi: immensamente innamorata e ammaliata dalla bellezza della cantante, rimanendone un po’ inebetita.

Call My Agent - Italia 2, recensione: più italiana, nei pregi ma soprattutto nei difetti

Episodio 6 - Sabrina Impacciatore e Alberto Barbera - Il vero eroe di questa seconda stagione è Barbera, che ha permesso alla serie Sky di girare alla Mostra per il gran finale di stagione, facendo anche un cameo che farà schiumare di rabbia il collega amico/rivale Thierry Frémaux. Sabrina Impacciatore impacciata e adorabile nella sua lenta conquista di Hollywood ci mette tutto, anche un momento da smutandata molto divertente, ma finisce proprio nell’episodio più - perdonate il termine ma è furbo e spuntato della stagione. Bello però che sia lei a dare il twist al gran finale.

Call My Agent - Italia 2, recensione: più italiana, nei pregi ma soprattutto nei difetti

Call My Agent Italia

Rating: tutti

Nazione: Italia

5.5

Voto

Redazione

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Call My Agent Italia

Abbandonare la traccia francese non ha fatto benissimo a Call My Agent - Italia, che s’impegna ma fatica ad accreditarsi come più di una divertente ma innocua vetrina seriale per le star più ironiche di casa nostra. Se usiamo l’analisi brutale dell’altra “fuoriserie” italiana Boris come benchmark, appare evidente come questa seconda stagione racconti più un mondo ideale dove i torti vengono sempre raddrizzati in corso di puntata che una realtà complessa e contraddittoria, talvolta spietata dell’industria culturale italiana. Per chi però ama questo tipo di meta-meme narrazioni, la visione è più che consigliata.