Yasha: Leggende della Lama Demoniaca – la Recensione dell'Hades wannabe in salsa orientale
Demoni, spade magiche, profezie, maledizioni... cosa può andare storto?
Il genere Roguelite sta vivendo un momento di grande spolvero soprattutto da quando Supergiant Games ha ultimato il suo capolavoro Hades [e molti infatti attendono con impazienza la release del sequel]. Ovviamente molte altre software house hanno tratto ispirazione dall'avventura mitologica di Zagreus e hanno proposto sul mercato il loro prodotto: stavolta ci prova la taiwanese 7Quark con questo Yasha: Leggende della Lama Demoniaca che si ispira però a miti e leggende dell'antico Giappone.
Yasha: 3 storie, un solo gioco
Yasha: Leggende della Lama Demoniaca presenta tre diversi personaggi giocabili tra cui scegliere all'inizio dell'avventura: Shigure, Sara e Taketora; se gli ultimi due compaiono solo nella storia che li vede protagonisti, la prima sarà presente in tutte e tre le storie sebbene con ruolo e identità differenti. Sì, perché la peculiarità del gioco è che le tre storie sono totalmente slegate tra loro: sebbene i luoghi, gli avversari, i boss, tutti i bonus generici saranno uguali, i ruoli dei vari personaggi e l'intreccio delle storie cambieranno completamente. Immaginate insomma di mettere davanti a tre sceneggiatori differenti i medesimi artwork e lasciarli più meno liberi di creare il plot che desiderano senza consultarsi a vicenda: la genesi delle tre storie di Yasha: Leggende della Lama Demoniaca non dev'essere stata molto diversa.
Al netto della storia che, con la scelta del protagonista, sceglierete di ripercorrere, il gioco presenta comunque la medesima struttura: dovrete superare un totale di 9 arene, divise in 3 aree da 3 con un boss dopo la seconda e terza arena di ciascuna area e un piccolo “store” dopo ciascun boss. Se venite sconfitti dovrete ricominciare da capo, se avrete successo passerete al capitolo successivo in cui dovrete riaffrontare la run a difficoltà aumentata: al termine della terza run completa troverete un boss finale aggiuntivo che concluderà la storia. Durante ogni run accumulerete dei bonus,sotto forma di perle o amuleti che però perderete quando tornerete – sconfitti o vittoriosi – al villaggio iniziale; d'altro canto, in questa sorta di vostro “campo base” potrete spendere le risorse accumulate per potenziare permanentemente il personaggio e le sue armi.
A prescindere dal personaggio selezionato avrete a disposizione il medesimo set di comandi: due tasti d'attacco, uno di scatto, uno di cambio-arma tra le due equipaggiate e uno di parata a impatto che, se eseguita correttamente, permette anche di sferrare devastanti contrattacchi. Shigure, la Ninja armata di Katana, è probabilmente il personaggio di riferimento su cui il sistema è stato costruito visto che per gli altri due sono presenti delle differenze: Sara[-sama!!!], la Oni emissario, impugna due armi simultaneamente e dunque non deve mai switchare tra esse; Taketora, il Demone Samurai, è armato di arco e dunque può attaccare a distanza.
Yasha: una realizzazione approssimativa
Lo studio dei personaggi di Yasha: Leggende della Lama Demoniaca è in generale buono: gli artwork sono molto ben curati e quelli più importanti prevedono pose ed espressioni differenti. Purtroppo però stiamo parlando di portrait bidimensionali non animati che poi, trasposti nella grafica 3D isometrica del gioco, diventano dei pupazzetti super-deformed che ci riportano indietro ad almeno due, se non tre, generazioni di console: addirittura, alcuni nemici e Boss (non tutti) sono resi certamente meglio dei protagonisti. A onor del vero dobbiamo però segnalare che il sistema rimane stabile e fluido anche con molti nemici ed effetti speciali su schermo – anche se veramente con questo livello di realizzazione ci sembra proprio il minimo.
La colonna sonora è tutto sommato gradevole, con un tema portante che viene riproposto in due o tre varianti a seconda della situazione del gioco, musiche specifiche per le tre aree e per i boss, nonché effetti speciali ben realizzati. Le esclamazioni dei personaggi sono presenti unicamente in Giapponese ma interamente sottotitolate; i dialoghi sono per lo più in forma testuale e solo nelle cinematiche sono doppiati. La traduzione dei testi è disponibile in Italiano, ma anche qui non siamo soddisfatti: abbondano infatti i refusi, a partire dagli errori di battitura più marchiani, passando per costruzioni verbali tradotte male o con soggetti sbagliati, fino ad occasionali errori nel riportare i nomi, confondendo probabilmente gli originali giapponesi con quelli della versione inglese.



Yasha: tre tentativi di poco successo
L'impatto iniziale con Yasha: Leggende della Lama Demoniaca, al di là della scelta tecnico/grafica discutibile del super-deformed, è in generale buono: il sistema risponde bene ai comandi, i primi livelli sono piuttosto semplici e veloci da affrontare e le difficoltà cominciano a emergere dal secondo-terzo boss. Ogni capitolo probabilmente richiederà un paio di run per essere superato, potenziandosi tra l'una e l'altra, ma in generale una singola storia si porta a compimento in 5-6 ore ed è sempre possibile continuare a giocare con lo stesso personaggio aumentando la difficoltà con la Pergamena dell'Inferno. Triplicate il tutto per finirlo coi tre protagonisti.
Questa triplice identità di Yasha: Leggende della Lama Demoniaca è la sua delizia, ma in un certo senso anche la sua croce: se da un lato l'idea di mettere tre storie diverse è accattivante, dall'altro può generare un po' di confusione, specie se si decide di portarle avanti parallelamente, e soprattutto si percepiscono ritmi e tematiche piuttosto discrepanti [per dirne una: i dialoghi di Sara sono totalmente surreali e talvolta rompono anche la quarta parete]. Ma soprattutto è il fatto di dover affrontare gli stessi livelli con gli stessi boss nello stesso ordine a far un po' “cadere le braccia”. Intendiamoci: è la norma dei roguelite quella di presentare la stessa sfida a prescindere dai personaggi – prendiamo per esempio Ravenswatch – ma quando le storie differiscono così tanto come in Yasha non ci sarebbe stata male qualche differenza anche nel gioco vero e proprio.
In conclusione Yasha: Leggende della Lama Demoniaca è un gioco che raggiunge la sufficienza del suo gameplay gradevole e di un prezzo contenuto, ma che non è certamente destinato ad essere ricordato come un classico del genere. Tenetelo di conto se apprezzate i roguelite “lite” e l'ambientazione mitologica giapponese, oppure ad un'eventuale calo di prezzo...
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Versione Testata: PS5
Voto
Redazione

Yasha: Legends of the Demon Blade
Yasha: Leggende della Lama Demoniaca non è un brutto gioco, ma neppure un gioco bello. La realizzazione grafica avrebbe certamente meritato un occhio di riguardo per i sistemi più moderni e le tre storie, pur essendo differenti e piacevoli da giocare, alla fine propongono i medesimi nemici e boss. Vi troverete quindi a giocare tre volte lo stesso gioco, ed è un peccato. A peggiorare la situazione, una traduzione in Italiano da rivedere. Ma c'è di peggio in giro...