The Midnight Walk, recensione di un horror "burtoniano" ma con poco mordente ludico

Una piccola fiamma per tenere viva la speranza in un mondo inghiottito dall'oscurità

The Midnight Walk recensione di un horror burtoniano ma con poco mordente ludico

Sviluppato da MoonHood, uno studio svedese che ha saputo ritagliarsi la propria nicchia nel panorama indipendente, The Midnight Walk spicca soprattutto per la sua espressione artistica che ancora una volta riprende a piene mani l'ispirazione "burtoniana", ma punta a offrire un'avventura narrativamente più cupa e se vogliamo anche un po' più compassata nella sua generale linearità. Fondato da veterani del settore come Klaus Lyngeled e Olov Redmalm, già noti per il loro lavoro su titoli riconosciuti come Lost in Random e Fe (sviluppati sotto la precedente insegna di Zoink Games), MoonHood si è affermato con la promessa di portare avanti uno stile narrativo e visivo distintivo, arricchito da sfumature horror più marcate.

L'idea di The Midnight Walk nasce dal desiderio di esplorare nuove frontiere espressive, spingendo sempre più al limite la tecnica della claymation (animazione in argilla) e dello stop-motion neò contesto videoludico. Lyngeled e Redmalm hanno dato vita a un universo che fosse tangibile, quasi palpabile, in ogni suo dettaglio. Il processo di sviluppo è stato un'impresa titanica: ogni singolo asset del gioco – dai personaggi ai mostri, dagli elementi ambientali ai più piccoli dettagli – è stato meticolosamente scolpito a mano in argilla. Successivamente, queste sculture sono state scansionate in 3D per catturare ogni imperfezione, ogni segno lasciato dalle mani degli artisti, e infine animate con la tecnica dello stop-motion. Questo approccio artigianale non è una semplice scelta stilistica, bensì il cuore pulsante del progetto, che conferisce al gioco un'atmosfera onirica, inquietante e incredibilmente suggestiva, richiamando alla mente le opere iconiche del già citato Tim Burton ma anche Henry Selick, o l'atmosfera densa e fiabesca di titoli come Little Nightmares.

The Midnight Walk, recensione di un horror

La genesi del gioco è legata alla volontà di raccontare storie complesse e toccanti: la premessa di un mondo senza sole, sprofondato nell'oscurità e nella disperazione, è nata come metafora delle sfide e delle perdite che si affrontano nella vita, mentre la fiamma del piccolo Potboy simboleggia la speranza e la capacità di ripresa persino di fronte alle peggiori avversità. MoonHood ha lavorato per creare un'esperienza che fosse non solo esteticamente sorprendente, ma anche emotivamente toccante, capace di esplorare temi universali come il lutto, l'isolamento e la ricerca della luce in tempi bui. L'impegno nel creare un mondo così dettagliato e artigianale riflette la passione dello studio per la narrazione visiva, che è poi il pregio assoluto di The Midnight Walk; dal punto di vista ludico, infatti, il gioco sembra quasi tirare il freno a mano, adagiandosi sulle stesse semplici meccaniche che ci accompagnano dall'inizio alla fine.


Un mondo senza sole

Il mondo di The Midnight Walk è sprofondato in un'oscurità eterna, un'ombra perenne che ha inghiottito ogni barlume di speranza da quando il sole è scomparso. Questa notte senza fine non è solo un'assenza di luce fisica, va anche a rappresentare l'assenza di speranza e comprensione, al punto da spingere gli abitanti a compiere atti orribili dettati dalla disperata necessità di fuoco - l'unica fonte di calore e protezione rimasta. Nella desolazione di questo scenario, noi giocatori assumiamo il ruolo del Burnt One, una figura avvolta dal mistero che dopo essersi svegliato e aver riacquisito la vista e l'udito, entrambi sensi fondamentali per proseguire, inizia un viaggio apparentemente senza meta nel quale la sopravvivenza è una priorità assoluta. Ben presto però il suo destino si intreccia con quello di Potboy, una piccola e simpatica creatura che potremmo definire come un pezzo di vasellame vivente la cui testa è coronata da un falò.

The Midnight Walk, recensione di un horror

Potboy non è solo un compagno: è la personificazione della fiamma, la risorsa più preziosa in un mondo che ha dimenticato la luce. La sua natura innocente lo rende immediatamente gradevole ai nostri occhi e instilla un senso di protezione che a livello pratico risulta quasi superfluo, non essendo mai lui in vero pericolo. Gli sviluppatori riescono però da subito in quello che immaginiamo fosse l'intento, ossia creare un legame anche senza l'uso delle parole - Potboy si esprime a vaghi versi, noi invece non parliamo affatto. L'amicizia è il motore emotivo e narrativo dell'intera esperienza, un legame che nasce come una piccola scintilla e arriverà a bruciare a mano a mano che proseguiremo nel nostro compito: scortare questo piccolo faro di speranza fino alla cima della Moon Mountain, il luogo dove si spera di poter riparare le cose e riportare la luce nel mondo. Questo viaggio è costantemente minacciato da mostri famelici, creature emanate dall'oscurità stessa e che desiderano consumare la fiamma di Potboy.

Il gioco è suddiviso in cinque capitoli principali, più un sesto che si configura più che altro come un proforma una volta raggiunta la meta. Per quanto ciascuna storia vada a esplorare diversi temi che possono essere visti come un'emanazione dell'oscurità stessa (il lutto, la solitudine, la disperazione), il risultato non è un vero e proprio intreccio sinuoso. Non si riesce a percepire una vera connessione tra le parti e l'oscurità è quell'elemento comune a tutte - troppo poco per creare quella progressione narrativa che ci si potrebbe aspettare, lasciando piuttosto il gioco in una sorta di limbo, di sospensione tra detti e non detti che faticano a ingranare davvero. Esplorando l'ambiente si possono raccogliere conchiglie-audio per avere una maggiore conoscenza della lore, seppur anche in questo caso nello stesso modo criptico che permea il resto della narrazione, e sebbene anche il mondo stesso con i suoi dettagli contribuisca a raccontare una parte di una grande, tragica storia, resta un senso di disconnessione.

The Midnight Walk, recensione di un horror

Oltre ai protagonisti, The Burnt One e Potboy, il viaggio lungo The Midnight Walk è arricchito da un cast di personaggi variegato, ognuno con le proprie peculiarità che li rendono unici e indimenticabili. Il loro design cattura subito l'attenzione e tutti svolgono un ruolo specifico nel dipanarsi della trama, contribuendo alla progressione narrativa ma, ancora una volta, non riuscendo a restituire una giusta continuità al tutto.


Puzzle di mezzanotte

Dal punto di vista ludico, The Midnight Walk è un'avventura piuttosto lineare, fatto salvo per alcune deviazioni, lungo la quale dobbiamo fare affidamento sul nostro intuito per risolvere gli enigmi che ci ostacolano, mentre in altre nemmeno troppo sparute occasioni dobbiamo nasconderci dalle mostruose minacce in circolazione. Il protagonista non può infatti combattere in alcun modo, pur disponendo di uno "sparafiammiferi" (Matchlock) il cui vero compito è ancora una volta la risoluzione dei vari puzzle. Certo, può all'occorrenza essere usato per infastidire i nemici ma mai per eliminarli, poiché gli elementi chiave di queste interazioni sono lo stealth e, quando proprio va male, la fuga disperata in cerca di un nascondiglio. Sotto questo profilo, considerato che il Burnt One dà l'idea di un cadavere che cammina (non ne vediamo mai le fattezze), ha perfettamente senso la sua debolezza nei confronti delle creature che popolano il mondo. Dall'altro lato questo va inevitabilmente a pesare sul resto dell'interazione, che deve risultare coinvolgente abbastanza da non far scadere il gameplay in un loop di soluzioni sempre uguali tra loro. Cosa che, purtroppo, succede sebbene non in maniera troppo marcata.

The Midnight Walk, recensione di un horror

Potboy è, come ben potete immaginare, l'elemento chiave dalla quasi totalità dei puzzle ma il protagonista fa comunque la sua parte in altre sfide. Si alternano situazioni in cui superare indenni i nemici, con alcune più specifiche in cui si deve utilizzare la luce (o meglio, il fuoco) per passare oltre determinate zone. Possiamo indicare a Potboy dove muoversi in modo da agire poi autonomamente con le fiamme che lo animano, oppure sfruttare la nostra arma o i pacchetti di fiammiferi sparsi un po' ovunque per interagire personalmente con alcuni parti dell'ambientazione. Quando non siamo impegnati ad accendere qualcosa, utilizziamo l'udito per trovare oggetti chiave nascosti (che volendo però possono essere ottenuti anche andando per tentativi), oppure la vista per svelare percorsi altrimenti inaccessibili. Ci sono casi in cui un po' tutte queste meccaniche si intersecano, provando a stratificare un'esperienza che tuttavia risulta sempre molto semplice, complici i numerosi e generosi checkpoint; ne risulta quello che potremmo definire come un walking simulator evoluto e non c'è niente di male in questo, non fosse che The Midnight Walk avrebbe potuto offrire ben di più, specie considerando i temi che tratta. Una maggior complessità per un mondo che viene presentato come brutale e inospitale ma, quando si tratta di mettere mano al pad, risulta più permissivo di quanto le premesse narrative facessero credere.

La punta di diamante dell'intero gioco è, come già premesso, l'estetica. MoonHood ha dato vita a una piccola opera d'arte in movimento, perfezionando quanto già messo in scena con Lost in Random per restituirci un mondo vivo e vibrante persino al netto della mancanza di luce. Ogni personaggio e ambiente in The Midnight Walk è intriso di personalità, dal bagliore rassicurante e vulnerabile di Potboy alle enigmatiche e spesso spaventose creature che lo popolano, fino agli abitanti rimasti vittima di un'oscurità che sta a noi debellare. A questo si accompagna un'altrettanto ottima colonna sonora, capace di aggiungere un'ulteriore sfaccettature emotiva all'esperienza. Il valore artistico di questo gioco è assoluto ed è un peccato che sia la narrazione sia il gameplay non riescano a legarvisi con fluidità, tirando un po' il freno a mano per offrire un'esperienza bellissima a vedersi ma molto meno coinvolgente da giocare.

The Midnight Walk

Versione Testata: PS5

7

Voto

Redazione

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The Midnight Walk

The Midnight Walk è un'esperienza che brilla in modo particolare sotto il profilo artistico - inteso sia come estetica sia come sonoro. L'utilizzo della claymation e dello stop-motion restituiscono un mondo unico nel suo genere, ricco di creature bizzarre e accattivante, reso melancolico da una serie di tracce che vanno a pesare su un viaggio che già dalle premesse risulta carico di tristezza. Narrativamente tratta dei temi molto importanti, e alcune delle singole storie commuovono, non riesce però a creare una coesione generale e un intreccio sinuoso, facendo invece percepire i racconti come slegati tra loro e accomunati soltanto dal concetto di oscurità con le sue possibili diramazioni o interpretazioni. Similmente, dal punto di vista ludico, il gioco non spicca il volo, risultando molto semplice nelle sue meccaniche e un po' troppo permissivo, considerata la brutalità del mondo posto in essere. Nel complesso è un'avventura sicuramente da vivere, con le sue indimenticabili atmosfere "burtoniane", ma non aspettatevi particolari guizzi ludici: l'idea dopo averlo concluso è che The Midnight Walk sia un walking simulator evoluto, un'esperienza in cui siamo chiamati a fare la nostra parte in una complessiva linearità che non lascia mai il segno.

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