Skull and Bones: recensione della svolta piratesca di Ubisoft

Skull and Bones è il nuovo action di Ubisoft che ci porta per mare

Skull and Bones recensione della svolta piratesca di Ubisoft

L’Oceano Indiano ha moltissime insidie, ma anche un fascino sorprendente. Tra la meraviglia di panorami mozzafiato, mentre lo sciabordio delle onde si infrange contro il legname delle imbarcazioni e la costa erosa dalla salsedine e dal sole, ecco scorgere in lontananza una bagnarola, che sale dalla pendenza della curva terrestre e siamo noi, con quattro tavole incrociate e una vela strappata, con la stessa tenacia di Capitan Jack Sparrow, ma senza il suo spiccato carattere da simpatica canaglia. Il nostro avatar infatti è come Link (e milioni di altri giochi simili) in cui il protagonista è muto, ma tutti capiscono da un cenno del sopracciglio cosa vogliamo dire. In Skull and Bones quest'aspetto non è supportato benissimo, anche se le linee di dialogo non si sprecano, ma è comunque curioso come il volto inespressivo del/della protagonista ci faccia sempre sembrare… un pesce fuor d’acqua.

Gallery

Non sono amici, ma una ciurma

Può essere scontato per qualcuno, ma non per altri, questo è un gioco unicamente multiplayer, quindi non potete staccare la spina della rete e giocare, è tutto connesso e anche se la libertà di giocare per i fatti vostri è permessa è decisamente più divertente farlo in compagnia.

Il co-op del gioco è garantito dalla possibilità di cooperare fino ad altre tre persone, considerate che potrete conoscere persone anche sulla terraferma, dato che vedrete i giocatori collegati sia quando siete in mare, sia quando vi fermate per fare rifornimento, prendere missioni o potenziandovi, una volta trovato qualcuno, gli chiedete se vuole diventare vostro amico – e quello quasi sicuramente rifiuterà, quindi tutto identico alla vita reale – ma se volete numeri da capogiro sappiate che ci sono la bellezza di 620 km quadrati di area da esplorare che comprendono mare, covi, spelonche, isole, relitti e una tale quantità di dungeon che non riuscirete certamente a tenere il conto, anche perché il supporto previsto è ovvio che aggiungerà contenuti a profusione per parecchi anni a venire.

Prendere il largo...

Nonostante avrete certamente letto la nostra anteprima e seguito tutte le nostre live, vi potreste chiedere cosa ci sia da fare in questo gioco. Immaginate un lembo di mare in cui iniziare a visitare i primi luoghi ameni, fatti di carcasse - ancora viventi dato lo stato comatoso in cui si muovono e bevono - e corpi sparsi in scontri ormai perduti. C’è sempre qualche scagnozzo che vuole qualcosa da voi, che può essere la testa di un concorrente, qualcuno di particolarmente cattivo o semplicemente qualcuno che si è intascato troppo denaro e deve essere alleggerito.

Siete miliziani e con tutte le opzioni in gioco potrete costruirvi la nave dei vostri sogni. Grazie ad un sistema simile a quello di un survival game potrete acquistare materia prima o andare in giro a raccoglierla, conta solo il risultato finale; anche qui nota a margine, se venite colpiti dovrete poi riparare il vostro mezzo o durerete molto poco negli scontri successivi. La parte più interessante riguarda naturalmente il potenziamento della nave, oltre alla costruzione di navi sempre più grandi e con capacità di fuoco e di carico ancora più vasto. Grande nave è sinonimo di grande spazio per stivare il loot delle vostre scorribande, ma anche di file di cannoni per decidere in che modo approcciarsi alle battaglie.

Per quanto sia un action, c’è sicuramente molta strategia nella disposizione dei cannoni, molto diversi tra loro, anche in virtù della gitta del tiro e quindi starà a voi capire quanto preferiate un approccio da vicino o da lontano, al netto del fatto che l’abbordaggio è fondamentale e potrete sfruttare i vostri uomini anche per combattere a distanza con moschetti e armamentari esplosivi alla bisogna. Una volta che avete imparato le basi, il resto vien da sé, la storia di vendetta, di crescita, e di rinascita, non ha lo scopo di essere il novello best seller post L’isola del tesoro, ma solo di tessere una trama che vi spinga a vedere tutto ciò che è offerto dal gioco e anche qui si vede un po’ il nervo scoperto della mancanza di un single player che invece avrebbe potuto essere un’esperienza più matura e funzionale.

Skull and Bones: recensione della svolta piratesca di Ubisoft
Skull and Bones. Crediti: Ubisoft.

Skull and Bones, cosa manca...

Che qui ci sia tantissime missioni e impegno di tempo per tutti i giocatori a bordo dei vascelli è fuori da qualsiasi dubbio, anche se la barriera di accesso per questo gioco è comunque una quantità di denaro per un gioco tripla-a che, parole di Ubisoft, è in realtà un quadrupla-a. Confesso che le cose che mancano, date anche le prospettive e le logiche con le quali il titolo sembra solleticare il giocatore, ci sono.

Perché non fare missioni a terra appaganti quanto lo sono le missioni in mare ad esempio? Esiste già la possibilità di abbordare e di visitare luoghi, ma questa parte è davvero molto affrettata e poco approfondita. Quanto può essere importante il late-game? Tantissimo, dato che è stata data importanza non solo alle missioni post-endgame, ma anche al PvP che si unisce ai contratti e PvE e avrete sempre quest che comprendono anche quelle globali con eventi che coinvolgono vari giocatori contemporaneamente.

Francamente però si sente moltissimo il peso di un gioco GaaS, anche se premium, e ve ne accorgete nello scorrere delle missioni e cose da fare. Impressionante la quantità di opzioni per personalizzare la nave, il tipo di armi, il modo di attaccare, ecc. ma resta quello che c’è da fare in tutto il gioco, per centinaia di ore ed è un biglietto piuttosto caro da pagare. Navigare è fantastico, scoprire nuove missioni lo è ancora di più, come l’upgrade infinito del veliero, ma si avverte comunque post end-game quel senso (preoccupante) di appagamento che vi pone nella condizione di sentirvi sazi di un piatto a cui invece non dovreste mai staccarvi.

Skull and Bones: recensione della svolta piratesca di Ubisoft
Il combattimento in Skull and Bones. Crediti: Ubisoft.

Skull and Bones, il nostro pc naviga in acque sicure

Giusto per confortarvi sul fronte hardware, ho avuto modo di giocare su PC con una scheda grafica nVidia RTX 3070 e i dettagli "sparatissimi" verso l’alto e se non vi spingete oltre i 1440p non avrete da temere, nessun mostro dell’abisso che possa inghiottire il frame rate e la gamba di legno del vostro nostromo. C’è una grandissima pulizia grafica da eventuali artifici che spesso si manifestano negli open world con visuale particolarmente ampia, ma non è questo il caso.

È importante sottolineare che non sono nemmeno così tanti gli elementi che compaiono a video e che spesso, nella più caotica situazione, prevede o una costa da un lato, ma dall’altro poche imbarcazioni, dato che non ci sono troppi combattimenti verso terra o parecchie imbarcazioni in mare aperto ma comunque con il mare e le condizioni meteo come unico motivo impegno possente della vostra GPU; tra l’altro ottimo anche il lavoro poligonale, ma comunque nulla che tecnicamente spinga l’hardware oltre a vette impensabili, anche se il motore grafico sembra moderno e adatto a tutti i sistemi di PC e console in circolazione.

 

Skull and Bones

Versione Testata: PC

8

Voto

Redazione

coverjpeg

Skull and Bones

Skull and Bones è esattamente ciò che ci si aspettava, nel senso buono, ma anche per gli aspetti negativi. È un GaaS confezionato ad arte, regala tonnellate di ore di gioco, lo fa con una grafica impressionante ma è anche quel tipo di esperienza totalizzante che dovrete valutare per bene, anche al netto di altri concorrenti (leggasi Helldivers 2) che non molleranno la presa del pubblico facilmente e che hanno costi ampiamente più abbordabili. Se dopo aver provato la beta pubblica vi siete sentiti subito un lupo di mare allora non mollate la cima e salite a bordo, se invece vi aspettate un’esperienza in mare a tutto tondo, allora restate a galla ancora un attimo prima di tuffarvici.