Le stelle sono tante... Ne ha fatta di strada la saga di Phantasy Star, a partire del lontano 1987 quando si affacciava al mercato dei videogame attraverso il glorioso SEGA Master System, indimenticabile console a 8 bit. Colonna portante della storia dei giochi di ruolo di stampo giapponese, Phantasy Star seppe lanciare per primo il gioco online su console, grazie alla sinergia con il Dreamcast, ponendosi così come antesignano di quello che ormai é un punto fermo di praticamente ogni titolo in commercio. Dopo i discreti risultati su Xbox 360, PC e PlayStation 2, ecco arrivare Phantasy Star Portable, salto del brand che fa il suo ingresso su PSP. Per l'occasione é stata creato un capitolo apposito del gioco ( di cui uscirà anche un seguito) che va a porsi, per quanto riguarda la cronologia, appena dopo ai fatti narrati in Phantasy Star Universe.
Casa dolce casa! basta adeguarsi ai ritmi dello spazio...
Ecco le nostre due presenze femminili fisse
L'editor é davvero colmo d'opzioni
In un universo perennemente minacciato dal pericolo dei SEED, una razza extraterrestre bellicosa, ci ritroviamo questa volta ad aver appena terminato il nostro tirocinio ed essere finalmente promossi a ruolo di GUARDIAN, pronti per difendere la pace dell'universo in compagnia della bella Vivienne, una CAST (praticamente un robot dalle sembianze umane) che ci terrà compagnia per tutta la durata del gioco e che, a dirla tutta, rappresenta il personaggio più carismatico che incontreremo.
Persino noi stessi saremo abbastanza privi di carattere visto che, questa volta, non dovremo impersonare un personaggio preimpostato ma dovremo crearlo da zero, scegliendone l'aspetto, la razza e il job. Il primo impatto con la creazione del protagonista é davvero sorprendente: le possibilità di customizzazione sono molteplici e vanno dallo sceglierne la capigliatura sino a cambiarne il colore degli occhi, passando per una molteplicità di opzioni. Dopo aver deciso se essere umani, semi-umani (per cercare una pedestre traduzione in italiano) o CAST, sarà il momento di scegliere il proprio job (leggi: “classe”). La scelta sarà in bilico tra gli Hunter, classici combattenti, i Ranger, specializzati in armi a lunga gittata, e i Force, in grado di sfruttare quelle che potremmo chiamare “magie tecnologiche”. Ogni scelta sarà comunque passibile di future correzioni senza contare che, andando avanti nel gioco, potrete scoprire alcune sorprese sulle evoluzioni di classe.
I marziani hanno dodici mani Sin dalle prime battute del gioco, preso il nostro diploma di GUARDIANS e fatta coppia con Vivienne, ci ritroveremo in un vortice di missioni da portare avanti per dare un senso alla trama, ma anche per diventare abbastanza forti da sconfiggere qualsiasi nemico. Infatti ben poco accadrà al di fuori dei dungeon, fatti salvi alcuni momenti di narrazione. Il passaggio della saga su PSP segna la scomparsa di qualsiasi momento esplorativo fuori dalle missioni, lasciandoci semplicemente la possibilità di visitare luoghi e parlare con personaggi non giocanti tramite schermate statiche. Tutta l'azione é racchiusa nei momenti in cui scenderemo in campo armi alla mano, e d'azione parliamo a proposito, visto che il gioco offre un sistema action-gdr dove ogni combattimento avviene in tempo reale una volta incontrati i nemici.
Non é difficile capire che l'obiettivo del prodotto si va a focalizzare quasi esclusivamente sui combattimenti, sia che si tratti di far passare a miglior vita i SEED, sia che sia arrivato il momento di ottimizzare le proprie abilità e l'equipaggiamento. Insomma, combatte, salire di livello, cercare oggetti utili e riprendere da capo le azioni appena citate. Davanti ad un livello di difficoltà non perfettamente calibrato (verso la fine del gioco suderete non sette, ma quattordici camicie) sarete spesso costretti a ripetere le missioni (sia libere che legate alla trama) per diverse volte, andando a dar vita ad un circolo che ben presto vede arrivare la pericolosa ombra della noia.
Certo, il battle system é ben studiato e vi spiccano interessanti scelte come la possibilità di legare diverse armi a opzioni rapide, ma la ripetizione continua del cliché “dungeon-potenziamenti” non supportata da una trama all'altezza e da momenti di stacco, riesce a mettere a dura prova il giocatore che spesso si ritrova a visitare le medesime ambientazioni per sconfiggere un nuovo boss di fine livello e compiere l'ennesimo passo verso il tanto agognato livello 99 d'esperienza . Frustrante.
I classici nemici "Carne da macello"
Non mancano gli avversari grossi
Presto ci renderemo conto che salire di livello sarà una continua ossessione
Sguardo verso l'infinito Tecnicamente SEGA ha dato alla luce un prodotto controverso ma tutto sommato pregevole. Graficamente il gioco offre un buon colpo d'occhio, soprattutto nei dungeon dove la visuale in terza persona ( ma opzionalmente anche in prima, per l'uso di alcuni colpi) mostra modelli poligonali di tutto rispetto, immersi in ambienti un po' ripetitivi ma piacevoli. Logicamente, tutto si ferma qui, vista l'assenza di altre sezioni. Dobbiamo segnalare anche qualche compenetrazione non perfetta tra i personaggi, ma il lavoro svolto dal punto di vista visivo é comunque elogiabile, accompagnato da musiche e voci di buona fattura, anche se non memorabili. Cogliamo l'occasione per segnalare che il gioco é totalmente in inglese, per altro anche abbastanza elaborato, insomma non adatto ai non anglofoni.
Oltre alla monotonia di fondo di cui parlavamo, l'intelligenza artificiale dei nostri compagni di battaglia ci ha lasciato spesso dubbiosi. Oltre a Vivienne potremo incontrare diversi personaggi disposti a combattere la nostro fianco, ma il comportamento di nessuno sarà scriptabile da parte nostra, costringendoci ad assistere ad attacchi anche troppo impulsivi e azioni non sempre utili. D'altro canto la lista dei compagni disponibili non ci é sembrata nemmeno troppo bilanciata, ma questo sarà un difetto che sentirete più o meno in base alla classe del vostro protagonista.
Il gioco offre una longevità invidiabile soprattutto calcolando che, per abbattere gli ultimi mostri, sarete praticamente costretti a raggiungere quasi il livello massimo d'esperienza, sempre che la monotonia non abbia il sopravvento su di voi, visto che trama e varietà non vi aiuteranno minimamente. Qualora aveste a disposizione qualche amico pronto a seguirvi nell'avventura potrete affrontare le missioni in gruppi composti da un massimo di quattro giocatori, opzione molto divertente ma purtroppo disponibile solo in locale, l'online sarebbe stato un vero toccasana per il gioco.
Phantasy Star Portable pecca dunque nella capacità di spingere l'utente ad andare avanti nella corsa all'upgrade del personaggio cosa che, invece, riuscivano a fare i precedenti episodi nonostante una struttura basilarmente simile. Non solo PSP ha dimostrato di saper fare di più, ma soprattutto si sente la mancanza di una qualche ispirazione sia nella trama che negli intermezzi tra una lotta e l'altra. Consigliato ai fan del level-up. Gli altri possono tranquillamente guardare altrove.
I nostri compangi non si sono rivelati poi troppo reattivi...
Gli attacchi a disposizione sono presenti in buona quantità
Nonostante i voti nei vari reparti che siamo soliti trattare sembrerebbero premiare Phantasy Star Portable, vi sono altri fattori che affossano il titolo SEGA. Scendere a patti con l'hardware PSP ha di fatto eliminato alcune componenti che nei precedenti episodi erano riuscite a mantenere alto l'interesse del giocatore, consegandoci così un titolo che deve perennemente fare i conti con lo spauracchio della ripetitività, anche perché la trama non é decisamente delle più ispirate. Da tenere presente per gli appassionati delle sfide nei dungeon e per chi ama la serie.
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