Alaloth: l’action-GdR italiano che sfida i puristi - La Recensione

Un’avventura isometrica senza fronzoli, tra dungeon spietati e un mondo fantasy da riscoprire

Alaloth lactionGdR italiano che sfida i puristi  La Recensione

C’è qualcosa di coraggioso nel vedere un team di appena sei persone trasformare un’idea ambiziosa in un action-GdR giocabile: Alaloth: Champions of The Four Kingdoms nasce dal desiderio di riportare in vita il fascino dei classici isometrici, senza cercare scorciatoie o compromessi. Ambientato nel continente di Plamen, dove quattro regni in rovina si contendono il destino di un mondo piegato dal demone Alaloth, il gioco non ti prende per mano: ti lascia calzare gli stivali, scegliere la tua razza e il tuo allineamento, poi ti spinge a esplorare liberamente, fra dungeon letali e cittadelle piene di storie.

Se in Baldur’s Gate la narrazione era guidata da un party e da continui dialoghi, e in Dark Souls la sfida sorgeva dall’apprendere a memoria i pattern dei boss, Alaloth fonde questi approcci: la profondità del worldbuilding “Infinity Engine” e l’aspra difficoltà dei soulslike si incontrano in un’isometria che ricorda anche Ultima Online e Moonstone. (non ce la faccio, troppi ricordi! cit.)

Alaloth: l’action-GdR italiano che sfida i puristi - La Recensione

Niente tutorial interminabili, nessuna linea narrativa incatenata: qui il vero protagonista sei tu, che decidi quando affrontare la prossima arena di combattimento o perderti fra le tracce di un’antica leggenda. Se cerchi un’esperienza che unisca retrogaming e sfida moderna, benvenuto a Plamen: preparati a sudare, esplorare… e a innamorarti di un GdR che non fa prigionieri.

Come già evidenziato nella nostra anteprima del 2022, il cuore di Alaloth pulsa nel suo worldbuilding: il continente di Plamen è diviso in quattro regni—Baga, Ianna, Falfar e Goldwood—ognuno abitato dalla razza a cui dà il nome (Orchi a Baga, Umani a Ianna, Elfi a Falfar, Nani a Goldwood) e segnato da guerre antiche e tradimenti che riecheggiano nelle leggende locali. Dopo 300 anni di tirannia, il demone Alaloth ha imposto il suo dominio su queste terre, e solo quattro Campioni, uno per regno, devono recuperare i Vaizmil’s Shards, varcare la soglia del Quinto Regno e ristabilire l’equilibrio di Plamen.

Prologo dinamico: libertà di esplorare in un racconto in eterno divenire

Il prologo si apre con poche righe di testo e uno schermo che lentamente sfuma sul vasto mondo di Plamen, senza tutorial né spiegazioni esaustive: come in un vero GdR d’altri tempi, sei lasciato libero di carpire le regole non scritte di questo universo. Le rovine di antichi templi, le fortezze in rovina e i villaggi ricostruiti con fatica raccontano storie di cadute e rinascite, mentre gli anziani intonano canti di memorie perdute e i mercanti bisbigliano dicerie su fazioni segrete. Ogni angolo di mappa diventa palco di un racconto in eterno divenire, capace di sorprendere anche il veterano più navigato.

Alaloth raccoglie il testimone dei GdR classici basati su Infinity Engine, come Baldur’s Gate o Icewind Dale, motore che univa worldbuilding profondo, party gestito a livello tattico e dialoghi ramificati. Qui quell’eredità si fonde con meccaniche “soulslike”: combattimenti in tempo reale che richiedono tempismo in attacco, difesa e schivata, il tutto da una visuale isometrica. Non sei un semplice esecutore di compiti: sei un attore che plasma il mondo con le sue decisioni.

La combinazione di razza (Orco, Umano, Elfo, Nano), allineamento (Buono, Neutrale, Cattivo) e Fama si riflette direttamente nel gameplay e nella narrazione. Ogni razza ha abilità uniche (resistenza al veleno per l’Orco, magia potenziata per l’Elfo ad esempio) e accesso a casate e quest esclusive. L’allineamento modifica il tono delle interazioni: un Campione “Buono” verrà accolto con favore in certe comunità, mentre uno “Cattivo” potrà intimidire NPC o aprirsi a missioni alternative. La Fama, infine, sblocca dialoghi, varianti di missioni secondarie e perfino la reazione di mercanti e compagni, garantendo un’esperienza cucita su misura per le tue scelte.

Meccaniche e stile visivo: l’action-GdR isometrico che mescola precisione e fascino retrò

Il cuore pulsante di Alaloth risiede nel suo combat system “soulslike” (può sembrare strano, ma il mood pad alla mano è proprio quello!) trasposto in visuale isometrica, dove ogni mossa conta e il posizionamento fa la differenza. Attacco leggero, attacco pesante, parata e schivata si combinano a un sistema di stamina da gestire con attenzione: uno scontro contro un singolo boss ricorda la tensione di Dark Souls, mentre le ondate di nemici nelle Fighting Areas (FA) richiamano l’adrenalina dei dungeon crawler classici.

Alaloth: l’action-GdR italiano che sfida i puristi - La Recensione

Le Fighting Areas sono arene-dungeon di difficoltà crescente, segnalate sulla mappa da un’icona a forma di teschio (da uno a quattro teschi in base al livello di sfida). Alcune zone sono davvero impegnative fin dall’inizio: scegliere con cura arma, divinità protettrice e abilità iniziali può fare la differenza tra una vittoria epica e un rapido ritorno al santuario. Se sei digiuno di questo stile “hardcore”, la pianificazione—dal loadout alle pozioni—diventa fondamentale. Completare una FA ti ricompensa con loot, XP e punti abilità; morire ti respawna al santuario più vicino dopo tre giorni di gioco, azzerando i nemici ma preservando le shard raccolte.

Muoversi su Plamen significa fare i conti con il passare del tempo: ciclo giorno/notte e calendario scandiscono eventi e opportunità. Di giorno mercanti, quest giver e lore character popolano le città; di notte emergono nemici più feroci e alcuni NPC riposano, rendendo certe missioni momentaneamente indisponibili.

Le zone di combattimento sono di libero accesso: esplorarle in libertà ti garantisce di trovare sempre nuovo equipaggiamento e affinare il tuo outfit. Più attività completi, più risorse accumuli per potenziare armi, armature e abilità, aumentando le tue chance nelle FA successive.

L’esplorazione avviene tramite un sistema di pedine sulla mappa strategica: ogni pedina rappresenta mercanti, casate, mostri o il tuo party. Spostare la tua pedina consuma giorni sul calendario e attira l’attenzione di IA ostili o neutrali. L’incontro è casuale: potresti imbatterti in un gruppo di briganti, in un quest giver inatteso o in un lore character che svela antiche leggende da aggiungere al Codex.

Infine, i Lore Characters sono PNG speciali contrassegnati da un’icona di libro: parlare con loro sblocca dettagli su divinità, fazioni, leggende e geografia di Plamen, raccolti nel Codex. Questa mole di testo è un tesoro per i completisti e per chi ama immergersi nella storia profonda di un mondo fantasy.

Insieme, questi sistemi trasformano l’ispezione di Plamen in un’esperienza stratificata, dove combattimento, esplorazione e narrazione emergente si intrecciano in un affresco “wide but deep” che premia la curiosità e la strategia.

Aspetto tecnico e produzione: vibes retrò, controller e qualche imperfezione

Provando Alaloth sul mio PC desktop con RTX 4060 Ti e schermo ultrawide 21:9, ho vissuto un’esperienza sorprendentemente fluida: con preset alti il frame-rate rimane stabilmente vicino ai 60 FPS, anche quando l’isometria inquadra decine di nemici in contemporanea. All’inizio, però, muovere il protagonista con mouse e tastiera dà una sensazione un po’ “janky” – come se i comandi esitassero leggermente – finché non si passa al controller, dove ogni schivata e parata risponde con precisione.

Alaloth: l’action-GdR italiano che sfida i puristi - La Recensione

Le atmosfere di Alaloth richiamano i primissimi Baldur’s Gate, con fondali ricchi di dettagli e dialoghi che invitano all’immersione, e a tratti evocano Ultima Online, grazie a un mondo che vive di dinamiche proprie, indipendenti dalle azioni immediate del giocatore. Le cutscene, realizzate come tavole illustrate, aggiungono un tocco artigianale: brevi sequenze disegnate sottolineano i momenti cruciali della trama senza interrompere bruscamente il ritmo dell’avventura.

Un vero toccasana è la localizzazione in italiano, perché tra codex, dialoghi e lore characters c’è un fiume di testi da esplorare: ritrovarsi tutto tradotto in un italiano naturale permette di restare calati nell’atmosfera senza inciampare su termini ostici.

Non mancano però alcune sbavature: la navigazione sulla mappa strategica, pur realistica nel simulare lo scorrere dei giorni, può sembrare lenta finché non ci si abitua al sistema delle pedine; inoltre, in alcune Fighting Areas, elementi decorativi come piante o rocce talvolta interferiscono con le collisioni. La colonna sonora, epica nei momenti clou, rischia di ripetersi se si trascorrono molte ore nello stesso bioma, e la mancanza di doppiaggio lascia spazio a future implementazioni.

Eppure, sono proprio queste piccole imperfezioni a mettere in luce la visione di Gamera Interactive: limitazioni di budget trasformate in scelte stilistiche che esaltano il fascino “vintage” di Alaloth e lo distinguono come un omaggio sincero ai GdR d’altri tempi.

 

Alaloth: Champions of The Four Kingdoms

Versione Testata: PC

9

Voto

Redazione

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Alaloth: Champions of The Four Kingdoms

Alaloth: Champions of The Four Kingdoms non è un’esperienza per tutti: richiede pazienza, spirito d’adventura e voglia di misurarsi con un combat system “soulslike” in isometria che premia lo studio delle meccaniche e la preparazione del proprio Campione. Tuttavia, chi saprà accettare la sfida troverà un mondo “wide but deep”, fatto di regni ricchi di storia, dungeon spietati e racconti emergenti che si intrecciano a ogni passo. Le sue imperfezioni tecniche – dalla lentezza degli spostamenti strategici alle collisioni talvolta imprecise – diventano parte del suo fascino retrò, mentre la cura nel mantenere prestazioni solide su PC e la localizzazione in italiano rendono l’esperienza accessibile e coinvolgente. Se sei un purista dei GdR classici o un esploratore in cerca di un’avventura fuori dal coro, Alaloth ti accoglie con le sue sfide, i suoi misteri e la passione di un piccolo team che ha voluto omaggiare i capolavori del passato senza nascondere la propria voce.

 

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