The Flash, recensione: battuto in velocità da un destino beffardo

The Flash è un film che fa uno scatto notevole, ma proprio il colpo di reni finale che lo porta nelle sale si rivela la sua condanna, marchiandolo con un tempismo davvero sfortunato.

Il lato positivo per DC e Warner Bros è che questo The Flash lo si può archiviare in tutta fretta sotto un tappeto,come un cumulo di polvere accumulatosi dall’ultima pulita di casa, da far sparire in tutta fretta per l’arrivo di ospiti importanti.

L’ospite in questo caso è James Gunn, sceneggiatore e regista che ha appena regalato a Marvel il suo successo più convincente della Fase 5, ovvero il terzo film della saga dei Guardiani della Galassia.

Lunga storia breve per chi si fosse perso un’infinita querelle: nel 2018 il regista James Gunn, vero fautore dell’ascesa dei Guardiani della Galassia, viene messo alla gogna per alcuni vecchi tweet che qualcuno scava fuori dal suo account Twitter. Battute infelici e di cattivo gusto alla luce della sensibilità contemporanea, scritte e twittate tra il 2008 e il 2012, in un’epoca in cui erano considerate battutacce borderline sull’Olocausto e sulla pedofilia. Battute ripescate fuori da esponenti della destra estrema statunitense, come ritorsione per le critiche mosse dal regista Donald Trump.

Disney va nel panico e lo caccia, ma Gunn viene difeso da un cospicuo numero di star del Marvel Cinematic Universe (MCU) e parte della stampa critica la decisione. Nel frattempo Gunn va “dal nemico” e dirige The Suicide Squad per Warner Bros, proprietaria dei diritti DC. Disney riporta Gunn nella sua squadra per fargli chiudere la trilogia dei Guardiani, ma il danno è fatto. Warner Bros ha messo gli occhi su Gunn, il cui talento (creativo e al botteghino) è evidente, così come la sua profonda conoscenza di entrambi i poli fumettistici mainstream statunitensi. Gunn viene messo così a capo dell’operazione di reboot completo dell’universo cinematografico DC, che vedrà la luce nei prossimi anni.

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Cosa ha a che fare tutto questo con The Flash? Parecchio. Il film diretto da Andy Muschietti infatti è forse il più travagliato dell’era post COVID (dove la competizione di certo non manca, vedi quanto successo a La Sirenetta). In pochi anni, tra stop e rimaneggiamenti continui, The Flash è passato dall’essere un gioiello della corona supereroistica DC a un lungometraggio maledetto che ha rischiato di non vedere mai la luce.

Nonostante questo, The Flash aveva una chance di impressionare. Non fosse che il tempismo terribile della sua uscita,pochi giorni dopo dello strepitoso Spider-Man: Across the Spider-Verse, lo condanna definitivamente a fallire.

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La travagliata storia di The Flash ed Ezra Miller

La lunghissima storia di The Flash comincia 10 anni fa, quando al San Diego Comic-Con Warner Bros annuncia l’espansione del suo DCEU (DC Extended Universe), con alcuni titoli tra cui quello dedicato a Barry Allen.

Ezra Miller è un attore di belle speranze che, nonostante la giovane età, ha già avuto modo di dimostrare il suo enorme talento in progetti come ...e ora parliamo di Kevin (2011) e Noi siamo infinito (2012). Talentuoso e affascinante, Miller dichiarerà in seguito di identificarsi come di genere non binario, cioè di non riconoscersi né nel genere maschile né in quello femminile. Warner Bros dunque si trova per le mani un attore davvero bravo, già apprezzato nelle sue prime apparizioni nei panni di Barry Allen, per giunta in grado di diventare un’icona queer in un’epoca in cui un certo tipo di rappresentazione viene chiesta a gran voce dalla società. Miller sarebbe perfetto per assumere un ruolo centrale in un film supereroistico di grande richiamo, da attore e icona queer.

The Flash avrebbe dovuto uscire nel 2018, ma una serie di fiaschi e problemi produttivi legati all’universo DC fanno slittare il calendario del film, su cui si abbatte anche il tornado del COVID. Nel mentre, cade una prima tegola sul progetto: un video del protagonista, apparentemente ubriaco, che sembra soffocare una ragazza fuori da un locale. La dinamica è apparentemente tra il faceto e l’intimidatorio, la sequenza d’eventi è sinistra ma non chiara: lo scandalo esplode. Non è niente però rispetto ai guai legali in cui riuscirà a cacciarsi Miller nei mesi successivi, aggredendo una serie infinita di turisti e residenti alle Hawaii, facendosi fermare più volte ubriaco e non in sé. La situazione è tale che viene persino spiccato un mandato d’arresto nei suoi confronti. Miller diventa introvabile, pare porti in giro con sé una minorenne che ha plagiato e con cui fa copia.

The Flash, recensione: battuto in velocità da un destino beffardo

Cala poi il silenzio. Si viene a sapere che Miller è in una struttura dedicata alla riabilitazione, mentre Warner Bros, fermata dal COVID come le altre grandi major, prende la sofferta decisione di non uccidere un progetto costato già 400 milioni. Impossibile sostituire il protagonista assoluto del film, impegnato in un doppio ruolo, anche se pare che la pellicola sia oggetto di un constistente rimaneggiamento.

Nonostante lo scandalo, The Flash uscirà in sala, si riesce persino ad assicurare la presenza di Ezra Miller sul tappeto rosso della prima mondiale. Una presenza straniante, tanto che in Rete parte una teoria del complotto che vorrebbe Miller sedato dai PR per evitare problemi. Dopo mesi di silenzio appare curato, ripulito, intimidito, contritito. Dei suoi guai legali si sa poco e niente, ma è chiaro che il suo sfavillante futuro nei panni di Barry Allen è segnato,probabilmente per sempre.

Vedendo The Flash è impossibile non pensare a tutto quello che è successo. In un’epoca in cui si troviamo spesso a parlare di metanarrativa e meta-cinema, The Flash è un film che non si sa quanto involontariamente ricorda continuamente le vicende travagliate e controverse del suo protagonista. Che, come da previsioni, si rivela un ottimo interprete, sdoppiandosi nell’interpretare due Barry Allen.

La trama di The Flash

Ezra Miller come Flash insomma è davvero convincente. Nei panni di un doppio Flash. Tutto il film ruota infatti attorno alla scoperta di Barry di poter riavvolgere il tempo, infrangendo lo scorrere dello stesso grazie alla sua super velocità. Espediente a cui era ricorso per esempio per aiutare la Justice League, tornando indietro nel tempo per avvertire Bruce delle conseguenze catastrofiche della “resurrezione” di Clark Kent.

Se Flash sfonda il limite della velocità della luce, può tornare nel passato. La tentazione di tornare al giorno della morte di sua madre e porvi rimedio è insopprimibile. Specie i tentativi di scagionare almeno il padre dalle accuse di aver ucciso la moglie portano a un vicolo cieco, nonostante l’aiuto di Bruce Wayne (Ben Affleck). Barry si confida con l’amico supereroe, che però lo mette in guardia da gesti avventati. Bruce sembra voler salvare un Barry solo, frustrato, senza amici e senza una vita oltre al lavoro per la polizia da sé stesso. Gli confida che le sue cicatrici - la morte traumatica dei genitori - l’hanno reso quello che sono. Un eroe certo, ma anche una persona sola.

La scena funziona e in generale l’avvio del film è convincente: Bruce fa un po’ da padrino a un Barry così traumatizzato e disadattato da finire per essere involontariamente un po’ sinistro, richiamando alla mente proprio il carattere non semplice del suo interprete.

Barry insomma non resiste alla tentazione, torna indietro nel tempo e fa una scelta che pensa innocente: mette nel carrello della madre una scatola di pelati che si era scordata di comprare al supermercato che, in una concatenazione d’eventi, avrebbe causato la sua morte. Nel tornare al suo presente si accorge che la madre è viva, ma che un sinistro figuro lo osserva. L’osservatore sbalza Barry fuori dalla sua linea temporale.

The Flash, recensione: battuto in velocità da un destino beffardo

Flash finisce così in un momento antecedente al suo presente e si rende conto di aver distrutto la progressione temporale così come la conosceva: sua madre è viva, ma i meta-umani della Justice League non sono sulla Terra. Niente Kal-El, niente Aquaman, solo un sé 18enne al picco della stupidità post-adolescenziale, in procinto di ricevere i poteri.

A dargli man forte c’è anche un vecchio Batman quasi in pensione, interpretato da un Michael Keaton in splendida forma, pronto ad affrontare e vincere i demoni del suo passato supereroistico, dopo averli esorcizzati nel 2014 con la satira autoriale di Birdman - o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza).

Come da sequenza temporale a lui nota, il generale Zod arriva sulla Terra alla ricerca di Kal-El, che però non c’è a causa dell’intervento di Flash. Barry, con al fianco un giovane sé stesso, un vecchio Batman e Kara Zor-El (Sasha Calle) tenterà di porre rimedio al suo errore.

Cosa funziona e cosa no in The Flash

Il problema di The Flash è principalmente uno ed è ironico pensare si tratti proprio di una questione di velocità. È stato battuto sul tempo da un film che propone esattamente la stessa trama e le stesse riflessioni, ma con una sceneggiatura e un risultato infinitamente migliore.

The Flash tenta di fare ciò che Spider-Man: Across the Spider-Verse fa infinitamente meglio. Un film uscito appena una decina di giorni prima, che affronta esattamente la stessa questione: nei meandri del multiverso, cosa rende un individuo tale? Gli eventi invariabili che capitano a ogni variante di Barry e Bruce (la morte dei genitori, la solitudine, il rapporto complesso con la giustizia) sono ciò che li definiscono come persone? Un Flash può nascere se la madre del suo Barry Allen non viene uccisa? Se la morte della madre è inevitabile, si può parlare di destino?

The Flash tenta ti esplorare ciò che rende il suo supereroe tale, la sua natura e la sua genesi traumatica, esattamente come avviene per Spider-Man nel film animato Sony. Con la differenza che il live action Warner Bros è decisamente più confuso, pieno di buchi e evidentemente rimaneggiato.

The Flash, recensione: battuto in velocità da un destino beffardo

La durata dei due film è pressoché identica, superando in entrambi i casi le due ore e venti. Laddove Sony utilizza ogni minuto al fine di creare un multiverso complesso e molto solido a livello di coerenza interna, quello DC è un colabrodo.Non solo la trama di The Flash è scontatissima perché abbiamo già visto questo film dieci giorni prima con un supereroe differente, ma anche perché le risposte che questa sceneggiatura sul multiverso, vita e destino ha sono decisamente più semplicistiche e scontate.

Non solo. The Flash viene azzoppato anche dai postumi più indesiderabili di un’era post-snyderiana. È rimasto purtroppo sia l’inutile gigantismo di cerchi scontri risolti a suon di super cazzotti che non dicono niente con la loro violenza vuota e gratuita, sia un umorismo imbarazzante per qualità e sagacia, scritto per (e forse da) un pubblico maschile pre-adolescenziale che s’imbarazza tutto quando si parla di sesso, ma guai a parlar male di mammà.

Di cose buone in The Flash ce ne sono però e molte: l’ottima regia di Andy Muschietti, alcuni camei riusciti che strappano l’applauso o la risata, l’ottima performance del protagonista sdoppiato che ben incarna due punti diversi del cammino di crescita di Barry, un Michael Keaton che ci ricorda perché è stato il primo, indimenticabile Batman dell’era moderna.

The Flash spinge ulteriormente più in là l’uso della meta-narrazione, vera cifra stilistica del nostro tempo e già sviluppatissimo in Across the Spider-Verse. Non solo il film è un continuo rimando alla storia recente del DCEU e a quella passata di Bruce Wayne. Finisce per alimentare una meta-narrazione di ciò che è stato e non è stato, ciò che viene rimpianto e ciò che si vorrebbe cancellare nell’universo supereroistico del cinema dagli anni ‘80 ad oggi.

Fa impressione vedere come la nostalgia per il Batman analogico di Keaton e tutto un discorso sui Superman e i Batman della prima guardia - pre Marvel, pre-concetto stesso dei cinecomics - risultino più potenti delle (poche) idee del film stesso. Non troppo in positivo, se il lato documentaristico, il what if cinematografico è più impattante del qui e presente del cinema.

The Flash, recensione: battuto in velocità da un destino beffardo

The Flash

Rating: Tutti

Nazione: Stati Uniti d'America

5

Voto

Redazione

TISCALItestatapng

The Flash

Ricorda molto l’ultimo film di Animali Fantastici, con cui condivide la presenza ingombrante di Ezra Miller: un film destinato a naufragare che non si può cancellare, rimaneggiato e rimontato fino a farlo stare in piedi, seppur a malapena, seppur con tante incongruenze e momenti d’imbarazzo. Peccato che una sfortunatissima calendarizzazione gli abbia dato il colpo di grazia.