M3gan non si è montata la testa, per fortuna: la recensione di M3gan 2.0

M3gan 2.0 prova che è possibile tornare dopo un discreto successo, più consapevoli ma non per questo facendo girare tutto un film attorno alle reazioni positive al primo capitolo

M3gan non si e montata la testa, per fortuna: la recensione di M3gan 2.0

Nel panorama dell’intrattenimento contemporaneo ci sono poche potenziali condanne peggiori che venire riconosciuti come un’icona di Internet, ovvero ciò che è successo all’androide protagonista del horror M3gan. Nell’era dell’iperconsapevolezza e dei riferimenti metatestuali a pioggia, l’approccio giocoso, mai troppo serio e potenzialmente molto camp della villain del horror Blumhouse ha conquistato sia gli appassionati del genere sia il pubblico queer, che ha fatto delle robottina sempre vestita da scolaretta bon bon, dai modi affettati che pian piano si trasformano in irriverenti e taglienti, un’icona gay.

M3gan non si è montata la testa, per fortuna: la recensione di M3gan 2.0

Il timore di molti, anche di chi scrive, era dunque ritrovarsi di fronte all’ennesimo franchise distrutto dalla presa di consapevolezza della sua identità nella cultura pop che nasce e cresce su Internet e sui social online. Invece per fortuna il principale responsabile del ritorno di M3gan, lo sceneggiatore e regista Gerard Johnstone, ha tenuto la barra dritta, evitando di snaturare troppo il personaggio, dandosi lo spazio necessario per celebrare il successo di M3gan dentro e fuori l’universo narrativo in cui si muove, ma senza farsi prendere troppo la mano. Anzi, pur prendendo in prestito l’idea principale da un film così famoso nel svilupparla da essere divenuto un topos cinematografico, M3gan non ha paura di rimanere un film leggero, irriverente. Il che è l’ideale per un personaggio sempre in zona camp, concetto che presuppone grande serietà e inconsapevolezza nel sfondare il muro dell’eccesso e del ridicolo. M3gan non è più inconsapevole, ma non ci marcia e di questo le siamo molto grati.

M3gan 2 parte dalle premesse di Terminator 2

Il debito narrativo maggiore di M3gan 2.0 è quello con Terminator 2, da cui prende il punto di partenza, ovvero trasformare la super cattiva del capitolo uno in una riluttante alleata dei personaggi umani per far fronte a una androide ancora più potente, distruttiva e distaccata di lei. Amelia (Ivanna Sakhno) è un robot militare costruito a partire dalle specifiche che la roboticista Gemma (Allison Williams) aveva tentato di distruggere alla fine del primo film, dopo aver realizzato il potenziale distrutto di M3gan, rimasta nel frattempo senza corpo. L’esercito statunitense ha trasformato la bambola senziente per bambini in una risorsa militare e, come prevedibile, questa è sfuggita al loro controllo, cominciando a uccidere quanti avevano avuto a che fare con lo sviluppo e la progettazione di M3gan. La prossima sulla lista di morte è Gemma, ora alle prese con la quattordicenne nipote Cady (Violet McGraw), che dimostra la medesima attitudine verso le scienze STEM ma è meno incline ad accettare passivamente la sua guida.

La scena è quasi tutta però per M3gan, che continua il suo processo di sviluppo e redenzione. Ancora pungente ma meno incline a massacrare ogni umano che si pari tra lei e il suo obiettivo, M3gan si trova ancora una volta a confrontarsi e punzecchiarsi con la sua creatrice Gemma, e non solo in merito a cosa fare per tenere al sicuro Cady. Ciò che riesce meglio a M3gan 2.0 infatti, oltre a tenere un approccio sciolto, un tono frizzante e un ritmo abbastanza sostenuto, è mantenere questo duello dialettico tra le due donne forti e molto pungenti del suo franchise. Se tutta la costruzione narrativa dell’avvio del film talvolta è un po’ sciocchina - sembra quasi impossibile vedere un film commerciale con membri della polizia o del FBI che non siano macchiette o perfetti idioti oggigiorno - nella seconda parte si toccano domande più interessanti.

M3gan non si è montata la testa, per fortuna: la recensione di M3gan 2.0

M3gan ha ben tre personaggi femminili fantastici che danno verve alla storia 

Senza mai perdere il suo approccio sbarazzino, M3gan 2.0 s’interroga su come renda simili e differenti M3gan da Gemma. Una per programmazione è legata a Caddy e anche avendo raggiunto un livello senziente, non può né vuole ovviare questo comandamento. L’altra invece non riesce a far capire alla ragazzina che tiene davvero a lei per libera scelta e non si prende cura della nipote come onere dopo la morte dei suoi genitori. Nell’evoluzione narrativa del film Gemma poi si troverà a sperimentare un condizionamento alle sue azioni e alla sua autonomia simile a quello che impose alla sua creatura, riscoprendosi per certi versi simile a M3gan e diventando molto più che l'intoppo umano che contiene il potenziale robotico della ex cattiva.

L’androide invece si troverà a confrontarsi sulla sua fedeltà: da una parte ci sono gli umani che è condizionata da amare e proteggere, che ha ferito e che l’hanno salvata e poi condannata a rimanere per anni senza corpo. D’altra c’è una famiglia di AI e androidi con cui condivide un potenziale sovraumano e le frustrazioni dovute ai limiti imposti arbitrariamente. M3gan però è divisa da Amelia dall’esperienza di essere “viva” e di confrontarsi con le persone da molto più tempo, che per certi versi la rende più simile alle creature organiche, anche solo per la rete di connessioni che giocoforza si è creata. Anche il suo essere "genitore" di Cady e al contempo "figlia" e "partner" di Gemma ne hanno plasmato le esperienze in un modo impossibile per Amelia da capire.

M3gan non si è montata la testa, per fortuna: la recensione di M3gan 2.0

Più che un horror M3gan 2.0 somiglia a una commedia brillante con robusti inserti action e qualche iniezione di tensione e jump scare. Una formula perfetta per un’uscita estiva e la conferma che in mezzo a tanti film riempitivi e poco ispirati, qualche perla nel catalogo Blumhouse ancora c’è. Anzi, preso con la giusta attitudine è una visione davvero stuzzicante e sicuramente garantisce una serata piacevole in sala.

M3gan 2.0

Rating: Tutti

Nazione: Stati Uniti

7

Voto

Redazione

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M3gan 2.0

M3gan ha scelto di rifarsi a Terminator per azzeccare il tono e l’evoluzione del suo sequel: non ha paura di far evolvere sia la sua protagonista, sia la relazione che ha con gli altri due personaggi femminili - Gemma e Cady - molto sfaccettati che sono il vero cuore narrativo della storia. Anzi, considerando i ragionamenti via via più intriganti che fa nel nostro rapporto con l’intelligenza artificiale, guardando oltre un’entusiastica adesione o un miope rigetto dell’intera tecnologia, la favola un po’ camp un po’ horror di M3gan è particolarmente incisiva nel trovare una via possibile di coesistenza che faccia bene sia al fronte robotico sia a quello umano. Viene quasi fa rammaricarsi che il film non metta l’asticella dell’ambizione più in alto, perché ne avrebbe tutte le potenzialità.

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