So cosa hai fatto è un film ordinario, esattamente come la pellicola di cui è remake: la recensione

Non è esattamente una visione appassionante, ma d’altronde lo era l’originale di cui è remake? So cosa hai fatto è uno dei revival più onesti visti negli ultimi anni, facendo gli stessi identici errori del predecessore.

So cosa hai fatto e un film ordinario, esattamente come la pellicola di cui e remake: la recensione

Rieccoci qui a parlare dell’ennesimo remake, legacy sequel, revival o come volete chiamarlo stavolta di una pellicola ormai un po’ datata, ponendoci per l’ennesima volta l’annosa domanda: valeva la pena rispolverare la trilogia di So cosa hai fatto da quell’angolo ammantato di nostalgia ma un po’ impolverato dove l’avevamo lasciata negli anni ‘90? La risposta, sorprendentemente è: perché no? Se c’è una saga cinematografica che mai è riuscita a esplorare davvero a fondo il suo potenziale, è proprio quella che è nata nel 1997 come una disperata scopiazzatura per capitalizzare sul successo di Scream. Non tutti sono Wes Craven, non tutti hanno quella vena di genialità e capacità di rompere gli schemi e sovvertire le aspettative, certo, ma la forza di So cosa hai fatto sta altrove.

So cosa hai fatto è un film ordinario, esattamente come la pellicola di cui è remake: la recensione

Adattamento di un romanzo thriller degli anni ‘70 in cui qualcuno si è imbattuto mentre si cercava una risposta a Scream e Urban Legends, So cosa hai fatto ha una premessa potenzialmente strepitosa, che lega due generi amatissimi: il giallo con l’assassino che si aggira mascherato e che lo spettatore è invitato a tentare di smascherare prima del grande spiegone finale e l’horror in cui un gruppo di post adolescenti molto belli e abbastanza stupidi viene barbaramente assassinato da qualcuno che non ha nemmeno tutti i torti nel farlo. Cosa può andare storto, dunque?

So cosa hai fatto meriterebbe un revival, ma non a queste condizioni 

Allora come oggi, dal 1997 al 2025, il problema rimane sempre lo stesso: tra Wes Craven e gli sceneggiatori che poi mettono su la storia partendo da alcuni punti fissi indispensabili (l’ambientazione a Southport, la data del 4 luglio, il killer uncinato con l’impermeabile da pescatore, l’incidente che potrebbe o meno essere un omicidio e che i protagonisti decidono d’insabbiare, la lettera anonima che annuncia le morti) ci può e ci deve essere qualcuno di più talentuoso da ingaggiare.

Un film come So cosa hai fatto è giocoforza retto da due variabili: la capacità di tenere lo spettatore sulle spine senza fargli indovinare chi c’è dietro gli omicidi attraverso una sceneggiatura tesa e intelligente e la tensione continua generata da una regia accorta e puntuale nel creare svolte imprevedibili e visivamente impattanti. Ovvero gli stessi presupposti di Screams, ma spinti in una direzione più thriller e meno horror. Ebbene, So cosa hai fatto nella sua nuova incarnazione non riesce ad atterrare né una cosa né l’altra. Forse è un po’ peggio del suo predecessore, anche se collassa più o meno a metà, esattamente nello stesso punto. Il motivo? Allora come oggi uno dei personaggi fa qualcosa di così stupido e incoerente (anche considerando la stupideria giovanile, il trauma degli omicidi e tutto il resto) da tirarti prepotentemente fuori dalla storia.

So cosa hai fatto è un film ordinario, esattamente come la pellicola di cui è remake: la recensione

In tutta onestà, è lo stesso limite di cui soffriva il film originale, il cui vero grande merito è stato quello di fornire alla parodia di Scary Movie infinito materiale da sbeffeggiare, a partire dalle reazioni sempre sopra le righe e calcatissime dell’allora tormentata post adolescente Jennifer Love Hewitt, che non aveva tra le sue doti la recitazione naturalistica. Prima di andare in sala a rivedere il remake ho rispolverato il film che la vedeva protagonista e va detto, in tutta onestà, che è una pellicola modestissima per narrazione e risultati, il cui status di cult ha più a che fare con l’esperienza di averla vista quando uscì, magari avendo la stessa età e le stesse paure dei protagonisti e ricordando con affetto interpreti che allora smuovevno ormoni ma la cui carriera, appunto, non racconta di grandi potenziali inesplorati.

So cosa hai fatto nella sua nuova incarnazione, se possibile, è ancora più spoglio di qualsiasi commentario sociale o tentativo di fare discorsi più profondi dell’originale. Nel film del 1997 almeno c’era un timido tentativo di esplorare il senso di colpa per quanto commesso dai protagonisti, che si rovinavano la vita ben prima che l’assassino desse loro la caccia. Qui invece, dopo aver assistito a un incidente stradale mortale da loro provocato e aver promesso di non farne parola, solo uno di loro ha un qualche tipo di scrupolo morale. L’amoralità dei personaggi non è nemmeno un commentario di sorta, è semplicemente un qualcosa che il film non commenta, concentrandosi su altro.

Il nuovo cast è il punto di forza di un film che è costretto a imbastire anche una reunion 

A sua discolpa, deve gestire non solo un nuovo gruppone di adolescenti da raccontare, a partire dalla protagonista tanto sexy quanto bisessuale incasinata e confusa Ava (Chase Sui Wonders), ma anche il ritorno di ben tre personaggi dal film originale,cacciati più o meno dentro a forza nella storia, lasciando dietro di sé una scia infinita di linee narrative in sospeso. Il cast sembra essere il vero punto di forza di questo film: tutti belli e sexy come nell’originale, ma decisamente più abili nella recitazione.

So cosa hai fatto è un film ordinario, esattamente come la pellicola di cui è remake: la recensione

Particolarmente stuzzicante è il personaggio di Danica (Madelyn Cline), una futura sposina biondissima e a tratti di una superficialità spassosa, talvolta intenzionale, talvolta dettata da quanto sia poco acuta la scrittura del film, ma che alla fin fine intrattiene più di quanto facesse Sarah Michelle Gellar. Gellar che qui è un feticcio,che in uan svolta di trama interessante diventa prima una T-Shirt indossata da una podcaster true crime sopra le righe (e venduta sul suo shop Etsy) poi una sorta di sogno premonizione, ovvero l’unico modo per riportare un personaggio deceduto nel cast di questa quasi reunion. Nota di demerito invece per la risoluzione della storia, che ancora una volta va a pescare a piene mani da Scream (sia nei capitoli più recenti sia in quelli storici) senza però avere nemmeno minimamente la capacità di essere così brillante, neppure scopiazzando.

Diviso tra il tentativo di creare una storia convincente con poco e la necessità di scrivere un nuovo capitolo per gli adolescenti ormai adulti sopravissuti al primo capitolo, So cosa hai fatto ha una regia che un tempo avremmo detto televisiva, oggi diremmo da film da piattaforma streaming: entrambe le accezioni accomunate dalla pochezza del risultato finale. Non c’è un singolo passaggio del lavoro di Jennifer Kaytin Robinson che risulti sorprendente in positivo. In negativo invece c’è da annoverare i soliti product placement inseriti di malagrazia e un uso dell’effettistica sonora davvero mercenario e facilone, che spaventa solo le persone che saltano sulla sedia per i rumori improvvisi in sala (la sottoscritta). Il passo pesante del killer che indossa gli stivali che rimbomba come quello di un gigante di ferro, la rumoristica resa assordante per coprire la pochezza di certi passaggi raccontano molto di un film a cui mancano soprattutto le idee e che, proprio come nel capitolo fondativo della saga, ricorre a facili scorciatoie che alla fine non pagano.

So cosa hai fatto (2025)

Rating: TBA

Nazione: Stati Uniti

5.5

Voto

Redazione

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So cosa hai fatto (2025)

So cosa hai fatto, sulla carte, è un franchise che varrebbe la pena resuscitare, perché le sue premesse semplici e a cavallo tra giallo junior Mondadori, thriller anni ‘90 e una versione meno truce e geniale di Scream potrebbero regalare un grande film anche negli anni ‘20. Il problema, allora come oggi, sta in chi viene incaricato di scrivere e girare questi film. Il risultato finale non ha mai assolutamente la brillantezza necessaria per sfruttare appieno il potenziale delle premesse di questa saga. So cosa hai fatto 2025 insomma è un film abbastanza mediocre, che non sfrutta appieno il cast sorprendentemente azzeccato che ha a disposizione (e che molto fa per salvare il film). Tuttavia è assolutamente in linea con l’ordinarietà senza guizzi del film del 1997 quindi se siete alla ricerca di qualcosa di simile, se quel tipo di film per voi basta e avanza, il remake 2025 saprà convincervi con quel poco che ha.

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