In Trance

di
Lampone.
Esistono parole senza apparente significato, perché pronunciate all'improvviso da una determinata persona nel momento che non ti aspetti e fuori da qualsiasi contesto. Possono avere il potere di catapultarti nella zone più profonde di te stesso, dove trovi per incanto segreti e ricordi custoditi con lucchetto e avidità dal tuo guardiano di fiducia. Il tuo inconscio. Sono posti cosi sconosciuti e nascosti che se ti osservassi da dietro un vetro potresti non riconoscerti. Sei In Trance, e devi aspettare che la stessa persona faccia uscire dalle sue labbra la medesima identica parola. Forse colpiresti insistentemente quel vetro per risvegliarti, perché vuoi essere quello che sei tutti i giorni, quello che solitamente non ricorda.

Ma ci sono anche i coraggiosi, quelli che amano affrontare il nemico peggiore, andando incontro a retroscena imprevedibili. Vogliono fare a pugni con il guardiano e strappare con i denti quel lucchetto. E, cosi facendo, incontrare se stessi. Simon é interpretato da un convincente e camaleontico James McAvoy. Nel film é un modesto battitore d'aste di opere d'arte, morso dalla vita e incalzato dal suo vizio per il gioco d'azzardo, il poker. La sua esistenza traballa, drogata, sul cornicione di un grattacielo di Londra.

In Trance


Questo lo spinge come una mano di mamma che accompagna il proprio figlio a scuola, ad accordarsi con un boss del crimine, Frank, preso in consegna dalla faccia sensuale ed “equina” di Vincent Cassel. Stringeranno un patto per mettere a segno un colpo degno di un discreto heist movie: rubare un quadro famosissimo di Goya nel bel mezzo di un'asta, Streghe nell'aria dipinto nel 1797 del valore di 27 milioni di sterline. La prassi, durante una rapina, dice che nessuna opera d'arte vale una vita umana. Non fare gli eroi e nervi saldi é la prima regola da imparare. Questo dovrebbe fare Simon, attenersi alle procedure senza rischiare troppo e mettere al sicuro la preziosissima opera. Come sempre accade, qualcosa va storto e un violento colpo preso in testa, fa si che il quadro venga messo al sicuro non solo fisicamente, ma anche occultato negli anfratti più reconditi della sua mente. Dimenticando così, a causa di un'amnesia, dove sia il ripostiglio segreto.

L'idea cinematografica di Boyle tesse la sua intricata tela partendo dall'arte emanata da un famoso quadro, rappresentante delle streghe con i loro lunghi capelli: hanno derubato un uomo di un importantissimo ricordo e gli svolazzano sopra la testa tenendo tra le braccia il bottino simbolico. La pittura e il cinema a volte, attingono dalla medesima fonte, travolgendo lo spettatore in un vortice di domande, mentre galleggia in uno stato quasi ipnotico davanti allo schermo in sala oppure seduti in un museo a contemplare un'opera. Vuoi ricordare o preferisci dimenticare? Desideri bruciare i ricordi scomodi come si faceva con le streghe nell'Umanesimo o farai di tutto per recuperarli? Scapperai spaventato con un velo sopra la testa o cercherai di strappare alle maliarde la verità che ti é stata sottratta? A volte ritrovare un ricordo sepolto potrebbe uccidere, e sappiamo quanti segreti possa avere un uomo. Ma una cosa é vera: per essere te stesso devi continuamente ricordare te stesso, quello che sei é il frutto di ciò che sei stato, in poche parole non si può sfuggire da ciò che si é.

In Trance


Arte e psiche sono l'impasto perfetto creato dal regista britannico, al quale si deve riconoscere la capacità di sapersi reinventare in ogni suo film, mettendosi in gioco con svariati generi. Questa amalgama confeziona una trama "a matrioska", dove le situazioni si susseguono su differenti livelli mentali, reali e onirici. Una sorta di gioco del gatto col topo che sembra aver l'intenzione di non ambire ad arrivare da nessuna parte ma di trovare il suo stesso senso e gusto nello svolgersi delle scene. Situazioni sfuggenti, in continua evoluzione, troveranno spesso epilogo diverso rispetto a ciò che il regista sembrava voler far intravedere. C'é l'incertezza di ciò che sta per accadere: sarà difficile, ma non impossibile, intuire dove andrà a parare la sostanza concettuale di questo avvincente ed ambizioso psico-thriller, in cui si fatica a individuare i contorni tra i personaggi positvi e negativi.

Presente, passato e futuro vengono sistemati dal regista in una casa senza porte cosi da poterci sbirciare con la facilità di uno schiocco di dita, come quello di uno psicoanalista che ti risveglia dalla trance. Le vicende si compenetrano, si annodano e si contorcono senza mai risultare pesanti o illeggibili allo spettatore, grazie anche al discreto lavoro di John Hodge, collaboratore e socio storico del regista. Si sprigioneranno da questo calderone fumante d'arte e psicologia, vapori che prenderanno i connotati della passione, della gelosia che confina con l'ossessione, amore e sesso, tradimenti e giochi altalenanti di potere tra i tre protagonisti. Un vero tris d'assi dal quale emerge con prorompenza indiscussa, l'avvenente Rosario Dawson nelle vesti di Elizabeth, un'abilissima ipnoterapeuta assoldata da Frank per far ricordare a Simon ciò che sembra essere sparito e serrato nei cassetti della sua mente. Il suo personaggio é da Femme Fatale carico di revanscismo tinto di rosa. Si impone con prepotenza nel mondo sprezzante e arrogante maschile.

Una donna stanca di subire la violenza e la sudditanza quotidiana che la società impone sin dalla nascita. Ma purtroppo nella sua figura, non c'é luce di emancipazione femminile pura, di quella originale che reclama autonomia per diritto di nascita. La tormenta qualcosa di personale, ed é permeata continuamente da un insaziabile sete di rivincita. La manipolazione mentale e l'ipnosi sono le armi che l'ipnotista cercherà di usare per conseguire il fine fortemente voluto dal boss. Simon, Frank ed Elizabeth resteranno in equilibrio come trapezisti sullo stesso filo, e giocheranno a scacchi rischiando di cadere nel vuoto.

Muteranno i propri ruoli, si scruteranno a vicenda in oscuri meccanismi della mente, spogliandosi delle proprie debolezze e mettendosi a nudo gli uni con gli altri con buone sequenze di azione mista ad intrecci e tensione. Elizabeth in una scena di nudo frontale quasi ipnotica, non avrà alcun scrupolo ad appagare la fantasia sessuale di Simon, il feticcio erotico da lui celato e richiesto per via indiretta tramite l'adorazione del quadro della Maja Desnuda, sempre di Goya. La perfetta manipolazione mentale infatti, passa dal soddisfacimento del piacere sessuale, o almeno rende tutto più facile, ma questa non é per noi una novità. Consideratelo un regalo del regista, non una rivelazione.

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