Dragon Trainer e la strana emozione di un riciclo di qualità: la recensione del remake live action
Il rifacimento con attori in carne e ossa del film animato Universal funziona, ma pone un dilemma morale non da poco: può essere davvero bello un film che trasposto scena per scena da quello che l’ha ispirato?

Il problema con il rifacimento con attori in carne e ossa del classico animato targato Dreamworks di 15 anni fa non è stabilire se funzioni o meno. Perché sì, nei suoi passaggi chiave, nelle sue scene salienti (l'incontro con Sdentato, il primo volo nei cieli di Berk, il confronto drammatico con il padre, il rifiuto di uccidere un drago) Dragon Trainer 2025 l’entusiasmo, l’emozione e la commozione riesce a farle salire allo spettatore. Anche a quello che queste scene le ha gia viste quindici anni fa in versione animata. L’enigma è squisitamente morale: quanto è possibile ritenere che questo film sia buono quando tutto ciò che funziona è la copia carbone della versione animata?
Gli infiniti strati di copiature e ripetizioni a cui nasce il "nuovo" Dragon Trainer
Ci vorrà un intero paragrafo per riassumere il complesso e stratificato sistema di copiature e ricalchi alla base di questo film. Si parte dal 2010, quando Dreamworks, grande rivale di Disney alla ricerca di una storia in grado di garantirle il medesimo successo critico e di pubblico della rivale, sceglie di adattare il libro per ragazzi di Cressida Cowell in un film. Ne nasce un grande successo di botteghino e un film di sostanza, capace d’entrare nel canone dell’animazione commerciale mainstream. Siccome in casa Disney si comincia a ragionare in chiave franchise anche per l’animazione sull’onda della serializzazione imposta dal modello Marvel, Dreamworks copia questo approccio, facendo seguire altri due film e prodotti televisivi collegati, regalando. quel primo successo l'immancabile trilogia suggello degli anni '10 al cinema.
Nella decade successiva, Disney si butta con un certo profitto - ma senza gran responso critico - nel business lucrativo che cannibalizza il suo stesso canone. Tira giù dallo scaffale i suoi titoli animati iconici e li trasforma in live action, più o meno fortunati, più o meno riusciti. Operazione già avvenuta negli anni '90 ma in maniera sporadica, occasionale, senza la sistematicità, la cadenza attuali. Tra i tanti remake live action visti negli ultimi anni spicca per bruttezza Il re Leone di Jon Favreau, che nel 2019 trasporta in animazione 3D fotorealistica il classico in animazione tradizionale 2D, rifacendolo scena per scena. Un risultato che sì ha introdotto nuove giovani generazioni alla storia, ma con un lungometraggio davvero brutto a vedersi, dove scene pensate per la “piattezza” delle due dimensioni vengono riproposte in tre, senza sfruttare le possibilità di questo approccio, senza aggiornare la storia, aggiungendo appena qualche canzone non memorabile.
Probabilmente Dreamworks sul treno degli adattamenti live action sarebbe salita anche prima, se il suo catalogo fosse ricco quanto quello della concorrente. In un momento complicatissimo per gli studios, dove le storie originali non funzionano e anzi spaventano sia chi le produce sia chi non ha troppa voglia di andare in sala, il franchise e l’adattamento garantiscono una sorta livello di originalità che via via ci è sempre più precluso, perché qui s’introduce l’ulteriore livello del rifacimento di qualcosa di non originale e in più si è già visto. I bambini in età prescolare che saranno introdotti alle avventure di Hiccup da questo film in cui lo interpreta Mason Thames sono fuori dal ragionamento di questa recensione e dai lettori della stessa, considerandone l’età. Lettori potenziali spettatori che si richiamano in sala con la promessa di rivedere lo stesso film, ma con attori in carne e ossa.
Dragon Trainer live action ha d'impressionante solo la capacità di riciclare gli elementi del film animato
Promessa mantenuta. Per chi era tra il pubblico del primo Dragon Trainer questo film non ha nulla da dare, dando proprio quell’effetto di “trova le otto differenze” del celebre enigma de La Settimana Enigmistica. È impressionante guardare il rifacimento a strettissimo giro con l’originale animato (cose che chi scrive ha fatto) e constatare come, scena dopo scena, i due film di discostano in appena un pugno di passaggi.
Identici i personaggi - tanto che Gerard Butler incarna il papà di Hiccup a cui un tempo dava “solo” la voce. Identico è anche il regista Dean DeBlois, che oltre ad aver diretto l’intera saga animata di Dragon Trainer e tornare qui a copiare sé stesso, lui che all’attivo ha come regista di live action ha solo una triade di titoli delegata al mondo dei documentari musicali e riprese di concerti dal vivo. Considerando il suo bizzarro background, fa un lavoro abbastanza encomiabile nel ripetere sé stesso, adattando il necessario affinché le scene animate continuino a funzionare con attori umani. La versione 2025 però subisce e molto il confronto con l’originale a causa dei difetti del cinema contemporaneo, ce c'entra tutti in pieno. In primis un color grading criminale che rendere l’Islanda dove il film è stato girato un luogo privo di colori e di magia, per non parlare della fotografia e degli effetti speciali che, pur animando bene i draghi (passaggio ovviamente essenziale alla riuscita del film) qua e là ha scivoloni abbastanza visibili.
Dragon Trainer quindi non solo manca completamente di originalità, non riuscendo a piazzare una scena che sia una nuova, aggiornando, potenziando, modificando o magari solo anche evolvendo un po’ quello che faceva il film originale. A uscire vincitore dal confronto tecnico è un film di 15 anni fa la cui animazione digitale soffre comprensibilmente un po’ il passare del tempo. Dragon Trainer in versione 2025 soffre invece la pochezza qualitativa della fattura dei film di oggi, non potendo garantire allo spettatore nemmeno di poter aggiornare in meglio il lato tecnico della storia originale.
Quando il film funziona - prendiamo per esempio la celebre scena in cui Hiccup accarezza il muso di Sdentato per la prima volta - lo fa perché usa la stessa composizione dell’immagine, gira con la medesima regia, usa gli stessi temi e le stesse suite orchestrali dell'originale animato, i stessi dialoghi, le stesse battute. Nel cast poi gli unici a riuscire a tenere testa alle loro controparti animate sono Gerald Butler e Nick Frost nei panni di Skaracchio. Tra la giovane leva che interpreta i ragazzini alle prese con i cimenti per imparare a combattere i draghi ci sono invece molte facce carine, ma nessuna capace di superare la sua controparte animata con bravura e carisma: è quasi banale dirlo, ma sono loro i veri personaggi bidimensionali.
Rating: Tutti
Nazione: Stati Uniti
Voto
Redazione

Dragon Trainer (2025)
La versione "aggiornata" di Dragon Trainer funziona proprio nella sua profonda mancanza di originalità, così cronica da sfiorare la disonestà. Le scene più emozionanti sono ricalcate dal film animato del 2010, inquadratura per inquadratura, ed emozionano riproponendo paro paro le scelte registe di un tempo. Sono sottolineate da temi orchestrali familiari, ripetono battute come il celebre “Guidaci all’inferno da cui vieni, demone!”.
Ci sia emoziona esattamente negli stessi punti perché il live action non ha la voglia, la capacità o il permesso di osare non dico un passaggio sorprendente ma anche solo di rivedere in chiave migliorativa una solo un passaggio del film animato. Originale che, tutto sommato, anche a livello tecnico regge benissimo la visione, quindici anni dopo. Dragon Trainer in live action dunque fa così poco per essere qualcosa di nuovo o aggiornato che si fatica persino a considerarlo un’entità a sé, figurarsi trovare poi nel film una ragione credibile che ne giustifichi l’esistenza.