Il Ritorno del Signore delle Menzogne: la Stagione 8 di Diablo IV è un passo avanti tra buone idee e qualche intoppo - Speciale

Con Belial a far da maestro dell’inganno, un sistema stagionale finalmente più solido e un crossover con Berserk tanto evocativo quanto incompiuto, Diablo IV inizia a riconoscere ciò che vuole diventare

Il Ritorno del Signore delle Menzogne la Stagione 8 di Diablo IV è un passo avanti tra buone idee e qualche intoppo  Speciale

Da quando Diablo III ha introdotto il concetto di stagione, l’idea di rientrare periodicamente a Sanctuarium è diventata parte integrante del modo in cui viviamo il gioco. Un ciclo di sfide, ricompense e progressione pensato per ricominciare ogni volta da zero, ma con un occhio rivolto alla scoperta, alla sperimentazione. Diablo IV, dopo qualche tentativo incerto, sembra aver finalmente trovato la propria voce in questo schema — e la Stagione 8 ne è la dimostrazione più concreta.

C’è qualcosa di rassicurante in questo ritorno. Non perché tutto sia perfetto, ma perché quasi tutto ha un senso. Il ritmo della crescita è più coerente, le attività si intrecciano con maggiore lucidità, e anche la gestione della difficoltà e delle ricompense restituisce quel gusto per la progressione lenta, ma tangibile, che da tempo mancava. L’ossatura stagionale ora regge: si avanza per obiettivi, si raccolgono poteri, si rincorrono boss. E nel mezzo, finalmente, c’è anche una storia.

Il Ritorno del Signore delle Menzogne: la Stagione 8 di Diablo IV è un passo avanti tra buone idee e qualche intoppo - Speciale

Una storia che riporta al centro un nome che molti avevano dimenticato, ma che è sempre rimasto ben incastonato nella lore del gioco. Stiamo parlando di Belial, il Signore delle Menzogne che ora fa il suo ingresso nella Stagione 8 senza usare troppi effetti speciali, ma con l’eleganza sottile di chi preferisce ingannarti piuttosto che combatterti. E intorno a lui, si struttura una stagione più narrativa, più tematica, che — pur senza rivoluzionare nulla — riesce a far respirare meglio l’identità stessa del gioco.

E poi c’è Berserk. O almeno, l’ombra del manga di Kentaro Miura. Un omaggio tanto ambizioso quanto superficiale, che solleva più domande che emozioni. Ma di questo parleremo più avanti.

Belial torna a ingannare Sanctuarium nella stagione 8 di Diablo IV

Nel pantheon infernale di Diablo, pochi nomi evocano il sospetto come quello di Belial. Signore delle Menzogne, artefice dell’inganno e manipolatore della realtà, la sua presenza nella Stagione 8 non è solo un richiamo alla lore di lungo corso: è un ritorno studiato, calato con intelligenza in una stagione che costruisce attorno a lui un’intera architettura tematica. La narrazione prende forma attraverso un ciclo di missioni diviso in cinque atti, con dialoghi più curati del solito e una tensione crescente che culmina — come ci si aspetta da Belial — non in una rivelazione, ma in un dubbio persistente.

Accanto a quest'ultimo, almeno a livello di storia, si muovono due figure chiave. Sayeena, una potente maga Vizjerei, studiosa di artefatti demoniaci e sopravvissuta a una condanna ingiusta da parte del proprio clan, rappresenta la conoscenza che nasce dall’osservazione, dalla volontà di capire il nemico per anticiparlo. Dall’altra parte, Jarius, nobile cavaliere della Cattedrale della Luce, è mosso da una fede cieca, temperata dal trauma e dal senso di colpa. Per lui ogni demone è un’aberrazione da cancellare, ogni deviazione una colpa da espiare nel sangue. Il loro confronto non è solo ideologico: è personale, emotivo, filtrato dalla reciproca sfiducia e da un dolore che nessuno dei due ha mai davvero elaborato.

Il Ritorno del Signore delle Menzogne: la Stagione 8 di Diablo IV è un passo avanti tra buone idee e qualche intoppo - Speciale

E nel mezzo, il giocatore. Letteralmente contaminato da Belial, costretto a convivere con un potere oscuro che si insinua nel corpo e nella mente. Il Regno delle Menzogne — una prigione mentale dove realtà e illusione si fondono — diventa il campo di prova per capire chi crede ancora a ciò che vede, e chi ha imparato a guardare oltre. Jarius non ci riesce, e ne resta prigioniero. Sayeena invece attraversa il velo con lucidità dolorosa, lasciandoci intuire quanto sottile sia il confine tra studiare il male... e lasciarsi sedurre da esso.

Il risultato è, senza troppi giri di parole, la migliore narrazione stagionale vista finora in Diablo IV. Non tanto per la spettacolarità degli eventi, quanto per la coerenza interna, per la capacità di fondere gameplay e racconto in un’esperienza compatta, coinvolgente, mai forzata. E anche se l’illusione alla fine svanisce, resta addosso quella sensazione sottile e persistente che qualcosa — o qualcuno — stia ancora guardando attraverso di noi.

Nuovi poteri e nuove build cambiano il meta della stagione 8 di Diablo IV

Tra le novità introdotte nella Stagione 8 di Diablo IV, la più significativa in termini di gameplay è senza dubbio il nuovo sistema dei poteri unici dei boss. Abbattendo specifici covi o boss del mondo, si ottengono abilità tematiche che richiamano gli attacchi iconici dei nemici sconfitti, come la falcata di Duriel, il fulmine di Gregoire o il raggio della Morte Vagante. È una meccanica semplice da comprendere, ma che apre a un’inaspettata profondità nella costruzione delle build, spezzando la stasi del meta che da troppe stagioni si era fossilizzato sulle stesse combinazioni.

La personalizzazione ora passa attraverso l’uccisione mirata, la raccolta delle essenze giuste, e la strategia di integrazione con il proprio archetipo. Il giocatore diventa qualcosa di più di un semplice raccoglitore di loot: è un cacciatore che decide quale potere assorbire per modificare radicalmente il proprio stile. Il sistema, inoltre, è fortemente meritocratico: i poteri non si trovano per caso, si conquistano, si scelgono, si ottimizzano.

A sostenere l’intero impianto ci pensano anche le Incursioni delle Apparizioni, un’attività stagionale a tempo che, pur non brillando per varietà, offre un’alternativa funzionale alle solite rotazioni e un buon canale per ottenere poteri mirati. Ma è soprattutto la riprogettazione dei boss dei covi a rappresentare un salto di qualità. Gli scontri ora sono più dinamici, dotati di meccaniche leggibili ma non banali, capaci di richiedere attenzione e adattamento. Alcuni — come l’Uber Belial — riescono persino a farsi ricordare per la fluidità e l’equilibrio con cui premiano la preparazione. Restano tuttavia delle criticità nelle fasi d’invulnerabilità, in particolare con Andariel, dove i picchi di difficoltà sembrano più artificiosi che davvero meritati.

Il Ritorno del Signore delle Menzogne: la Stagione 8 di Diablo IV è un passo avanti tra buone idee e qualche intoppo - Speciale

Nel complesso, però, la sensazione è che si stia finalmente abbandonando l’approccio stagionale “di facciata” per adottare una struttura più solida, tecnica, dove ogni contenuto ha un peso e ogni scelta si incastra nel flusso complessivo della progressione. Non è ancora una rivoluzione, ma per la prima volta si sente che sta arrivando qualcosa di meglio.

Anche la qualità della vita è stata migliorata in modo significativo. La possibilità di teletrasportarsi direttamente ai covi dei boss, l’aumento delle ricompense reputazionali, la gestione più fluida delle risorse come cenere spettrale e frammenti di gemma: tutte migliorie che tolgono attrito e restituiscono tempo al giocatore. Un passo avanti netto rispetto alla rigidità di alcune stagioni precedenti.

Certo, il nuovo sistema dei Reliquiari resta divisivo. Il costo totale è identico (1000 platino), ma i rimborsi sono calati da 700 a 200; inoltre, l’armatura completa ora è frammentata tra più tracciati. La monetizzazione si sente più aggressiva e meno giustificata dal contenuto. Ma in compenso, il gioco vero si muove meglio, più libero e finalmente vivo.

E se è vero che la stagione in sé non ha un’identità narrativa forte quanto il suo gameplay, allora vale la pena sperare che questa ossatura diventi la base su cui costruire qualcosa di più ambizioso. Magari una prossima stagione che riporti davvero in scena i grandi nomi della saga: Mephisto, che aleggia ancora come presenza nella lore di Diablo IV, oppure Zoltun Kulle, sempre sospeso tra follia e genialità, o Adria, figura centrale della corruzione alchemica. Persino un ritorno più simbolico di Tyrael, in forma di visione o minaccia, non sarebbe fuori luogo.

La carne adesso c’è. Manca il fuoco giusto per renderla memorabile.

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Berserk e Diablo: un abisso condiviso, ma raccontato a metà

Ci sono crossover che sembrano operazioni commerciali, e altri che affondano le radici in una simmetria più profonda, quasi nata per destino se vogliamo. Berserk e Diablo IV non si incontrano così per caso, o almeno, sembrano nati per essere l'uno lo specchio dell'altro. Parlano praticamente lo stesso linguaggio: quello delle cicatrici incise nell’anima, delle divinità assenti, dei legami spezzati per raggiungere qualcosa che non si può più restituire. Lilith è la madre della ribellione, colei che sfida l’Ordine per inseguire una visione personale di creazione. Grifis, nel suo cammino verso la divinità come Phempt, tradisce chi lo ha amato, condannando la Squadra dei Falchi come sacrificio necessario per la propria elevazione. Entrambi rinascono, ma al prezzo di un mondo che non li perdonerà mai.

E poi c’è Gatsu, la resistenza che sanguina. Il corpo che si rifiuta di cedere, anche quando non ha più nulla da proteggere. In questo, è più vicino ai giocatori di Diablo di quanto sembri. Perché ogni Nefilim, ogni personaggio creato in gioco, è un Gatsu in potenza: una lama che si scaglia contro l’ombra, sempre in ritardo, sempre in svantaggio, ma mai piegata. Una lotta che si ripete ad ogni stagione, ad ogni boss, ad ogni tentativo di fuga da un mondo che sembra fatto apposta per inghiottirci. In fondo, Diablo non è che questo: un eterno ritorno. E Berserk come franchise sembra perfetto per seguirlo a ruota.

Ma tutto questo, purtroppo, resta sullo sfondo. Il crossover ufficiale con Berserk si traduce in una serie di contenuti cosmetici acquistabili per un totale di 16.500 platino: quattro skin per tre classi, un’armatura per cavallo e il pet Naso, ispirato a Chimimoryo, il personaggio noto ai fan col soprannome Schnoz. Ogni skin o pet costa 2.800 platino, mentre l’armatura per destriero ne richiede 2.500. Nessuna storia, nessun dungeon, nessun eco narrativo. Solo Bejelit da raccogliere sul campo, uno dopo l’altro, fino a raggiungere quota 500 e sbloccare qualche ricompensa minore.

Non c’è una vera voce. Nessun dialogo. Nessun sussurro che racconti perché Berserk è Berserk.

Eppure, sarebbe bastato poco. Bastava che le Incursioni delle Apparizioni assumessero per un attimo l’aspetto dei ricordi perduti del Brand, o che la follia crescente del potere si riflettesse in frammenti della Mano di Dio. Bastava evocare il silenzio della notte dell’Eclisse o i sussurri di un Bejelit aperto. Perché l’incontro tra questi due mondi non doveva essere una semplice somma di pezzi estetici, ma un’occasione per osservare Diablo con occhi diversi — quelli di chi ha attraversato l’inferno interiore di Gatsu, e ne è uscito con la spada ancora alzata.

Così com’è, l’evento è un omaggio visivo, rispettoso nei toni ma privo di anima. Ed è un peccato. Perché l’abisso che unisce queste due storie non è fatto solo di buio — è fatto di verità scomode. Di fame, morte, vendetta, e bellezza. Tutto ciò che Diablo ha sempre saputo raccontare.

 

Diablo IV

Versione Testata: PC

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Diablo IV

Non è la stagione più ambiziosa né la più memorabile, ma segna una svolta importante: Diablo IV sta finalmente trovando la sua voce. Tra qualità della vita migliorata, poteri unici che cambiano il meta e un sistema di progressione più tecnico e gratificante, la Stagione 8 getta le basi per qualcosa di più grande. Peccato solo per un crossover potente come Berserk, ridotto a un gesto senza anima. L’atmosfera c’è, la direzione anche. Se il 2025 manterrà questa traiettoria, l’Inferno potrebbe tornare un buon posto dove condividere qualche ora insieme agli amici!

 

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