I verdetti degli Oscar 2024: cosa ci raccontano le statuette assegnate stanotte della Hollywood di oggi e domani

Vincitori e vinti agli Oscar 2024: cosa ci raccontano le statuette assegnate stanotte della Hollywood di oggi e domani

I verdetti degli Oscar 2024 cosa ci raccontano le statuette assegnate stanotte della Hollywood di oggi e domani

Un’altra notte delle stelle si è conclusa e ha distribuito 23 statuette, 23 verdetti che raccontano di vincitori e vinti sulla carta, di film che hanno convinto ed emozionato gli addetti ai lavori e pellicole che invece non hanno saputo strappare abbastanza voti per imporsi.

Christopher Nolan è il vincitore preannunciato degli Oscar 2024, puntualmente incoronato dai risultati della notte delle stelle. Ci sono anche altri nomi che emergono da protagonisti nella notte delle stelle hollywoodiana: vincitori più sottili, perdenti che rendono chiaro cosa piace e non paice più all'Academy.

Cosa ci raccontano le vittorie e le sconfitte di questa tornata di Oscar? Che Nolan non è l’unico vincitore a uscire rafforzato dalla notte delle stelle.

Nelle scelte dell’Academy infatti, sapendole guardare in chiaroscuro, si può leggere il presente e intravedere il futuro di Hollywood. D’altronde una buona fetta di votanti fa parte del cuore pulsante dell’industria cinematografica statunitense e internazionale. Ogni voto, ogni vittoria è espressione di preferenze, orientamenti e gusti che finiscono per raccontarci un po’ il cinema del presente e del futuro. O almeno, quello che piace ai colleghi a Hollywood. 

I verdetti degli Oscar 2024: cosa ci raccontano le statuette assegnate stanotte della Hollywood di oggi e domani

Christopher Nolan e Yorgos Lanthimos sono i trionfatori della serata

Non si può che partire da Christopher Nolan, uno dei cineasti più amati e riveriti del presente in ambito anglosassone, che finalmente viene consacrato anche dagli Oscar. Per anni era stato snobbato, invece stasera porta a casa la statuetta come miglior regista e come miglior film con il suo Oppenheimer. Il film vince e molto, ricompensando i collaboratori stretti del regista di Inception alla prima statuetta: il direttore della fotografia olandese Hoyte van Hoytema, il compositore svedese Ludwig Göransson, la giovane montatrice Jennifer Lame.

Nolan porta fortuna al suo attore feticcio Cillian Murphy e a Robert Downey Jr, entrambi alla prima vittoria agli Oscar, entrambi in grado di far funzionare un ruolo di svolta per un momento particolare della loro carriera. Murphy ottiene la vittoria nella prima collaborazione da assoluto protagonista con Nolan dopo anni di parti da comprimario. Downey Jr. si affranca dagli strascichi del suo recente passato Marvel, viene premiato proprio per il suo ritorno al "cinema serio".  

Nolan ne esce rafforzato come regista e come cineasta; la sua immagine è quella di un’artista a tutto tondo, che mette in risalto il talento di altri artisti che collaborano con lui, che riesce a portarli sotto la luce giusta per valorizzarli. 

I verdetti degli Oscar 2024: cosa ci raccontano le statuette assegnate stanotte della Hollywood di oggi e domani

Oppenheimer è il vincitore della serata, conquistando il maggior numero di premi: 7 statuette vinte. Non sfonda però: sfuma la vittoria in un paio di categorie in cui il film era favorito, soprattutto in miglior sonoro, dove s’impone a sorpresa La zona d’interesse. Nolan dunque non domina senza appello, perché la serata ha un altro vincitore, più defilato ma forse ancora più impressionante.

Bradley Cooper e Martin Scorsese rimangono del tutto a bocca asciutta, pur avendo collezionato una marea di nomination. A vincere e molto è Povere creature! di Yorgos Lanthimos, che S’impone in una serie di categorie tecniche, configurandosi come l’unico film in grado di battere sia Barbie sia Oppenheimer. Miglior trucco, miglior scenografie e migliori costumi sono tra statuette per cui il film l’ha spuntata in un duro battagliare, grazie alla forza di un progetto guidato dal regista greco. Yorgos Lanthimos è riuscito a imporsi prima di Nolan con La favorita e, nell’anno in cui il collega appariva imbattibile, si è assicurato una serie di statuette che gli valgono la seconda posizione nella classifica dei film più vicenti.

Farlo con un film dedicato a un pubblico solo adulto, dalla chiara visione politica, poco accomodante, addirittura radicale per i gusti di un organismo moderatamente conservatore come l’Academy ribadisce quanto Lanthimos sia un’artista ormai pienamente integrato a Hollywood, con uno stile e una visione personali a cui si dà ascolto e credito.

Le giovani donne under 40 che Hollywood ha già consacrato

La vittoria di Emma Stone come miglior attrice protagonista in una delle categorie più battagliate dell’anno - e per questo tenuta come penultima in coda alla serata di premiazioni - racconta di un’attrice che a soli 35 anni è già entrata nel pantheon hollywoodiano. Sarà uno dei nomi che domani citeremo come un’interprete senza tempo, al pari di una Meryl Streep di una Katherine Hepburn. Considerando la sua età, il suo sodalizio artistico con Lanthimos e la voglia dell’Academy di premiarla in un anno abbondavano le contro-candidate davvero forti e valevoli (Lily Gladstone e Sandra Hüller) è facile pronosticare come potrà andare a insidiare il primato di colleghe con tre o quattro statuette vinte in carriera.

I verdetti degli Oscar 2024: cosa ci raccontano le statuette assegnate stanotte della Hollywood di oggi e domani

Altra superpotenza dell’Academy è Billie Eilish: a meno di trent’anni, insieme al fratello Finneas, è già al secondo Oscar vinto. È la terza artista di sempre a conseguire questo record, la prima in categorie non attoriali. La sua esibizione dal vivo sulle note del brano composto per Barbie racconta di un controllo vocale invidiabile, abbinato alla capacità di scrivere due hit perfette per il rispettivo film di riferimento (007: No Time to Die e Barbie). What was I Made For? ha raccolto anche un certo successo in classifica, portando la cantante a vincere l'Oscar dopo un trionfo ai Grammy’s. Nel loro comparto Finneas e Billie hanno la possibilità di arrivare lontanissimo, laddove Diane Warren cerca ancora la prima vittoria dopo 16 candidature.

Per gli Oscar 2024 il cinema internazionale è sempre meno un tabù

Un indicatore molto importante che è meno evidente delle vittorie secche di nomi singoli è come continui, inesorabile, il lento aprirsi di Hollywood al cinema internazionale. Una coppia di registi francesi porta a casa il premio come miglior sceneggiatura (Triet e Harari per Anatomia di una caduta), un film giapponese s’impone sia nella categoria dell’animazione (battendo il favoritissimo Spider-Man) sia negli effetti speciali. Miyazaki, Godzilla, Justine Triet e poi ovviamente l’inglese Jonathan Glazer, che con il suo film La zona d’interesse in lingua tedesca vince il premio come miglior film straniero e strappa una statuetta per il miglior sonoro dalle mani del gigante Oppenheimer.

La scalata per gli non parla inglese nel suo film continua a essere difficile, ma chi conquista il pubblico statunitense ora può ambire a entrare nelle categorie tecniche, andando oltre il ghetto del miglior film internazionale. L’importante è avere un distributore forte, come A24 (La zona d’interesse), come NEON (Anatomia di una caduta) che garantisca una visibilità che il cinema non anglofono fatica a raccogliere.

I grandi sconfitti del cinema di una volta: Bradley Cooper e Martin Scorsese

Anche le sconfitte, si diceva, raccontano molto della Hollywood di oggi. Il grande perdente è Bradley Cooper, a cui è sfuggita anche la statuetta per il make-up che sarebbe stata un premio di consolazione. Pur sostenuto da Scorsese, Spielberg e da Netflix, Cooper replica il mancato riconoscimento nella notte delle stelle, sfumato anche nell’anno di A Star is Born, che vide incoronata solo Lady Gaga. È il suo passato da interprete a ostacolarlo, il tipo di progetti “vecchio stile” con cui dà battaglia a film più freschi e anticonvenzionali? O ancora è l’impronta commerciale che sceglie o l’approccio ugualmente datato “da secchione” con cui affronta la stagione dei premi?

Cooper infatti, come certe vecchie star negli anni ‘90 o certe dive in là con gli anni (Jamie Lee Curtis nel 2023, Annette Bening nel 2024), non ha imbarazzi nel raccontare quanto abbia lavorato per girare il suo film, lasciando chiaramente a intendere quanto vorrebbe vedersi riconosciuto il meritop (da produttore, da regista, da sceneggiatore, da attore). Gli anni '20 raccontano invece di star super presenzialiste agli eventi per promuovere la propria candidatura, ma guai a dimostrare eccessivo entusiasmo nei risultati o a dichiarare chiaramente la propria assertività per impegnarsi a vincere. Si rischia di fare la figura dei secchioni. 

I verdetti degli Oscar 2024: cosa ci raccontano le statuette assegnate stanotte della Hollywood di oggi e domani

Se Bradley Cooper è il nuovo giovane che ricalca un stile e un approccio da vecchia star hollywoodiana, anche quest’anno un grande vecchio del cinema è stato pazientemente ad attendere per tre ore la fine della cerimonia di premiazione, tornando a casa a mani vuote. Neppure la surper favorita Lily Gladstone, osannata dalla critica per la sua interpretazione di Killers of the Flower Moon e impegnata nelle battaglie civili dei nativi americani ha saputo portare una statuetta al suo film, nominatissimo ma mai premiato. Successe quasi lo stesso a Steven Spielberg con The Fabelmans, successe allo stesso Scorsese con The Irishman. L’Academy riconosce a questi maestri la capacità di fare grande cinema anche superati i 70 o gli 80 anni, ma lascia che a indicare la via del cinema nuovo e a vincere premi per questo sia una generazione di cineasti più giovane. Lanthimos e Nolan, arrivati a un momento di maturità del proprio cinema, appunto.

Per Bradley Cooper, per gli stranieri Triet e Glazer, per il nostro Matteo Garrone è tempo di aspettare, maturare, tornare alla carica più centrati, sobri e convincenti. Lo stesso dicasi per Greta Gerwig e il suo Barbie, che esce dagli Oscar con la statuetta per la miglior canzone come premio di consolazione. Era stato proprio Nolan ai tempi del Cavaliere Oscuro a tirare uno spallata allo snobbismo della vecchia Academy verso i prodotti più commerciali e mainstream.

Dieci anni dopo, un’Academy più giovane e meno ingessata non si fa problemi a votare un Barbie in fase di nomination, ma poi in quelle stesse categorie premia titoli più autoriali. Provaci ancora Greta, con un film che vada incontro ai desiderata di un parco votante sempre più attento al cinema internazionale, meno spaventato dal cinema sperimentale e ardito del passato. Hayao Miyazaki ha vinto una statuetta con Il ragazzo e l’airone senza presentarsi a un singolo evento di promozione del suo film, forte di un voto internazionale compatto sul suo nome, convinto dalla sua visione autoriale, personale, senza compromessi.