Norimberga, la storia vera dietro il film: quanto è fedele alla realtà?

La ricostruzione completa!

Norimberga, la storia vera dietro il film: quanto e fedele alla realta?

Il nuovo film Norimberga (2025) di James Vanderbilt riporta sul grande schermo uno dei passaggi più complessi e moralmente vertiginosi del XX secolo: l’incontro diretto, tra le mura del carcere e nell’aula del tribunale, tra i massimi gerarchi nazisti e coloro che ebbero il compito di processarli, comprenderli e, in un certo senso, “decifrarli”. Al centro del racconto troviamo la figura dello psichiatra dell’esercito americano Douglas Kelley, interpretato da un intenso Rami Malek, incaricato di valutare lo stato mentale di Hermann Göring (un Russell Crowe monumentale) e degli altri imputati in vista del processo di Norimberga.

La pellicola, fedele allo stile teso e analitico di Vanderbilt, intreccia dimensione storica e dramma psicologico. Ma quanto ciò che vediamo è realmente accaduto? E dove, invece, il cinema interviene con inevitabili licenze narrative, condensazioni e scelte funzionali alla narrazione?

In altre parole: quanto Norimberga racconta la storia e quanto la reinterpreta?

Norimberga, la storia vera dietro il film: quanto è fedele alla realtà?
Norimberga, una scena del film. Crediti: Bluestone Entertainment, Walden Media, Titan Media, Mythology Entertainment, Columbia Pictures, Sony Pictures Entertainment, Eagle Pictures.

Norimberga, il film del 2025 racconta una storia vera o no?

. Norimberga affonda le sue radici in una storia vera, pur filtrata attraverso le esigenze del linguaggio cinematografico. Il film trae ispirazione dal libro del 2013 “Norimberga. Il nazista e lo psichiatra” (“The Nazi and the Psychiatrist”) di Jack El-Hai, un saggio che ricostruisce il rapporto complesso, ambiguo e talvolta disturbante tra lo psichiatra dell’esercito americano Douglas Kelley ed Hermann Göring durante i mesi che precedettero e accompagnarono il processo di Norimberga.

Gli elementi storicamente fondati sono numerosi e solidamente documentati:

  • Il processo di Norimberga (1945–1946), primo tribunale internazionale della storia chiamato a giudicare i vertici di un regime sconfitto, stabilendo nuove categorie giuridiche come crimini contro l’umanità e crimini contro la pace.
  • La figura di Douglas Kelley, realmente incaricato come psichiatra del carcere di Norimberga, dove si trovavano rinchiusi Göring e gli altri principali imputati.
  • La centralità di Hermann Göring, il più alto gerarca sopravvissuto alla fine del Reich, un uomo carismatico, manipolatore e consapevole del proprio ruolo simbolico.
  • Il contesto legale e politico, segnato dalla necessità di costruire un tribunale “nuovo”, capace di giudicare crimini che fino a quel momento non possedevano una definizione condivisa.
  • L’utilizzo di filmati e documenti sui campi di concentramento, presentati come prove in aula e destinati a lasciare un’impronta indelebile sull’opinione pubblica mondiale e sugli stessi presenti al processo.

Detto questo, Norimberga non è un documentario né pretende di esserlo. La regia di Vanderbilt prende una base storica rigorosa e la trasforma in un thriller psicologico incentrato sul confronto mentale tra medico e imputato, un duello di personalità che riflette un interrogativo più ampio: cosa succede a chi è costretto a guardare il male negli occhi ogni giorno?

Il film amplifica tensioni, tempi e dinamiche per ragioni narrative, ma il cuore della storia, l’incontro tra Kelley e Göring, resta autentico e sorprendentemente vicino ai fatti reali.

Norimberga, la storia vera dietro il film: quanto è fedele alla realtà?
Una foto del processo di Norimberga.

Cosa c’è di storico e cosa è romanzato in Norimberga?

Come spesso accade nei film storici, la struttura generale degli eventi è fedele, mentre dialoghi, tempi e alcune relazioni vengono adattati per esigenze narrative.

Cosa c’è di storico

  • Douglas Kelley è realmente stato lo psichiatra militare incaricato di monitorare Göring e gli altri imputati.
  • Hermann Göring era il più alto gerarca nazista sopravvissuto alla fine della guerra, ex numero due del regime, lucido, narcisista e deciso a usare il processo come palcoscenico politico.
  • Robert H. Jackson (Michael Shannon nel film) fu davvero il giudice della Corte Suprema USA che lasciò temporaneamente il suo incarico per diventare capo dell’accusa americana.
  • David Maxwell Fyfe, Baldur von Schirach, Rudolf Hess, Karl Dönitz, Julius Streicher, Robert Ley e gli altri imputati citati sono personaggi storici reali.
  • Il Tribunale Militare Internazionale di Norimberga si svolse dal 20 novembre 1945 al 1° ottobre 1946.
  • Gli Alleati (USA, Regno Unito, URSS, Francia) decisero di processare 22 tra i principali leader nazisti, accusandoli di crimini contro la pace (guerre di aggressione), crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
  • Furono presentati migliaia di documenti, filmati e fotografie per dimostrare la portata dei crimini nazisti, inclusa la Shoah.
  • Göring tentò davvero di imporre la propria narrativa, presentandosi come uomo di Stato che aveva agito per il bene della Germania. Le sue risposte in aula erano spesso prolisse, manipolatorie e studiate per delegittimare il tribunale e gli Alleati. La sua condanna a morte per impiccagione e il suicidio con una capsula di cianuro la notte prima dell’esecuzione sono eventi storicamente documentati.
  • Douglas Kelley pubblicò davvero un volume sulle sue esperienze a Norimberga, 22 Cells in Nuremberg, che ebbe scarso riscontro commerciale. Come nel film, anche nella realtà Kelley si interrogò profondamente sulla possibilità che il nazismo o qualcosa di simile potesse riemergere altrove.

Cosa è probabilmente romanzato o semplificato?

  • Il personaggio di Lila, la reporter con cui Kelley intreccia un rapporto personale e professionale, appare chiaramente un’invenzione narrativa o comunque una fusione di figure reali e funzioni drammaturgiche (il conflitto tra etica, segretezza e desiderio di raccontare la verità).
  • Le conversazioni tra Kelley e Göring sono basate su impressioni, note e resoconti, ma i dialoghi così come li sentiamo nel film sono ricostruiti e scritti per il cinema, non trascrizioni letterali.
  • L’intero processo di Norimberga fu lunghissimo e complesso. Il film, per forza di cose comprime episodi, salta passaggi procedurali, seleziona solo alcuni imputati e momenti chiave per raccontare un arco narrativo coerente.
  • Nella realtà, attorno agli imputati ruotavano più psichiatri, psicologi, ufficiali, traduttori e guardie; il lavoro era corale. Il film sceglie di concentrare la prospettiva su Kelley per dare un punto di vista umano e psicologico forte, accentuando la sua “discesa” interiore a contatto con i gerarchi nazisti.

Norimberga, la vicenda reale

Per comprendere fino a che punto Norimberga rimanga fedele ai fatti, è necessario fare un passo indietro e ricordare cosa rappresentarono realmente i processi di Norimberga: un momento di svolta giuridica, etica e politica nella storia del Novecento.

La Seconda guerra mondiale: il contesto del crimine

Tra il 1939 e il 1945, la Germania nazista riversò l’Europa in una spirale di violenza senza precedenti. L’invasione della Polonia, della Francia, dei Paesi Bassi, dell’Unione Sovietica, dei Balcani e di numerosi altri territori fu un progetto sistematico di annientamento. Le occupazioni tedesche combinarono operazioni di sterminio, deportazioni di massa, lavori forzati, repressioni spietate e una guerra totale contro le popolazioni civili.

Il dato più drammatico resta quello dell’Unione Sovietica: si stimano circa 27 milioni di morti, la maggior parte dei quali civili, vittime di assedi, fucilazioni, fame e distruzioni pianificate.

Alla fine del conflitto, gli Alleati si trovarono di fronte a una sfida inedita. Non bastava aver sconfitto militarmente il Terzo Reich: occorreva stabilire come giudicare chi aveva progettato, diretto e alimentato una macchina di morte senza paragoni. Non esistevano precedenti, non esistevano norme adeguate, non esisteva nemmeno un tribunale internazionale con il potere di processare individui per crimini compiuti su scala globale.

Norimberga nacque da questo vuoto: dall’esigenza di trasformare l’orrore in diritto, la vendetta in giustizia, la distruzione in memoria condivisa.

Dopo un intenso confronto politico e giuridico tra:

  • chi voleva esecuzioni sommarie;
  • chi preferiva processi esemplari;
  • chi temeva la mancanza di basi legali chiare;

USA, Regno Unito, URSS e Francia decisero di creare un tribunale speciale con un proprio statuto: la Carta di Norimberga.

Da qui nascono alcune innovazioni fondamentali:

  • Responsabilità penale individuale: non più solo “lo Stato”, ma i singoli leader potevano essere chiamati a rispondere di crimini internazionali.
  • Crimini contro la pace: cioè la pianificazione e l’aggressione militare in violazione del diritto internazionale.
  • Crimini contro l’umanità: sterminio, deportazioni, schiavitù, persecuzioni sistematiche contro civili, inclusi i propri cittadini.

Il processo principale, l’IMT (International Military Tribunal), rappresentò il cuore giudiziario di Norimberga. Sul banco degli imputati sedevano 22 tra i più alti responsabili del regime, figure che avevano plasmato, politicamente, militarmente, ideologicamente ed economicamente, l’apparato criminale del Terzo Reich. Molti dei nomi che compaiono nel film erano realmente lì, in quell’aula dominata dal silenzio e dall’attesa: Hermann Göring, Rudolf Hess, Joachim von Ribbentrop, Wilhelm Keitel, Karl Dönitz, Julius Streicher, Alfred Rosenberg, Hans Frank, Baldur von Schirach e altri ancora. Ognuno di loro incarnava una parte specifica della macchina totalitaria hitleriana.

Il tribunale non si limitò a giudicare: ricostruì, pezzo dopo pezzo, l’intera architettura del nazismo, con un rigore quasi anatomico. Furono esaminate prove documentali gigantesche, dai piani di occupazione ai decreti di annientamento, dalle direttive sulle deportazioni ai registri dei campi di sterminio. Una delle svolte cruciali fu l’uso, per la prima volta in un’aula di giustizia internazionale, di filmati girati dai soldati alleati nei campi di concentramento: immagini crude, incontestabili, che mostrarono al mondo la portata reale della Shoah e delle esecuzioni di massa.

Quelle sequenze, oggi storiche, sconvolsero l’opinione pubblica e anche chi era presente in aula. Per molti osservatori fu la prova definitiva che la giustizia internazionale non poteva più ignorare l’evidenza di un crimine organizzato, burocratizzato e pianificato su scala industriale.

Alla fine:

  • 12 imputati furono condannati a morte;
  • altri vennero condannati a pene detentive di vario grado;
  • 3 furono assolti, scelta che all’epoca scatenò molte polemiche.

Da Norimberga nascerà poi quella che oggi chiamiamo giustizia penale internazionale, fino ad arrivare, molti decenni dopo, ai tribunali per l’ex Jugoslavia, per il Ruanda e alla Corte Penale Internazionale.

Il ruolo vero del dottor Douglas Kelley e di Göring

Uno degli aspetti più interessanti di Norimberga è che sposta lo sguardo dal solo banco degli imputati alla “retrovie” del processo, dove lavorano figure meno note, ma cruciali, come Douglas Kelley.

Douglas Kelley: lo psichiatra davanti al male

Norimberga, la storia vera dietro il film: quanto è fedele alla realtà?
Douglas Kelley.

Nella realtà storica, Douglas M. Kelley era un maggiore dell’esercito americano e uno dei primi psichiatri chiamati a confrontarsi con ciò che, all’epoca, sembrava inconcepibile: comprendere la mente dei principali artefici del Terzo Reich. Il suo incarico a Norimberga prevedeva compiti estremamente delicati: valutare lo stato mentale degli imputati, monitorare costantemente il rischio di suicidio, redigere profili psicologici dettagliati e tentare di spiegare come uomini “apparentemente ordinari” potessero aver partecipato, con disciplina burocratica e convinzione ideologica, a crimini di portata mostruosa.

Kelley si trovò così a osservare da vicino figure come Göring, Hess e Streicher, cercando di capire se nella loro mente esistesse una frattura, un distacco dalla realtà o, al contrario, una inquietante normalità. Molti degli interrogativi che oggi strutturano la criminologia e la psicologia del male - la banalità del male, la responsabilità individuale, il ruolo dell’ideologia - iniziarono a prendere forma proprio durante quel periodo.

Il film riflette, con taglio drammatico, il peso esistenziale che quel lavoro esercitò su Kelley: la difficoltà di convivere con ciò che aveva ascoltato e analizzato, la frustrazione verso una società che sembrava troppo in fretta disposta a voltare pagina, la paura che i meccanismi del totalitarismo potessero ripetersi. A ciò si aggiungeva una tensione intima e irrisolta: più Kelley studiava i gerarchi nazisti, più si interrogava sulla sottile linea che separa il mostruoso dall’umano.

Una delle vicende più cupe e simboliche della sua biografia è il suo suicidio nel 1958, avvenuto ingerendo una capsula di cianuro, lo stesso metodo utilizzato da Hermann Göring per sfuggire all’impiccagione. Un dettaglio storico reale e carico di un simbolismo inquietante che ancora oggi alimenta interrogativi sul lascito psicologico di Norimberga e sull’abisso che quell’esperienza aprì nella vita dello psichiatra.

Hermann Göring: il grande accusato che voleva controllare la scena

Norimberga, la storia vera dietro il film: quanto è fedele alla realtà?
Hermann Göring.

Nel processo reale, Hermann Göring fu il più famoso e “ingombrante” degli imputati, nonché colui che più di tutti cercò di riappropriarsi della narrativa storica. Un uomo che alternava momenti di arroganza ideologica a fasi di vittimismo.

In aula tentò di trasformare il processo in:

  • un attacco al sistema di giustizia degli Alleati;
  • un’occasione per giustificare le guerre d’aggressione come “necessarie”;
  • una difesa del nazionalsocialismo presentato come risposta ai torti subiti dalla Germania dopo la Prima guerra mondiale.

Il film riprende in pieno questa dimensione: un Göring lucido, abile oratore, pericoloso proprio perché non appare come un “mostro folle”, ma come qualcuno capace di razionalizzare il male.

Quando esce Norimberga, il film del 2025?

Norimberga, la storia vera dietro il film: quanto è fedele alla realtà?
Russell Crowe interpreta Hermann Göring nel film Norimberga. Crediti: Bluestone Entertainment, Walden Media, Titan Media, Mythology Entertainment, Columbia Pictures, Sony Pictures Entertainment, Eagle Pictures.

Norimberga, diretto da James Vanderbilt, arriverà nelle sale cinematografiche italiane il 18 dicembre 2025. Nel cast troviamo, tea gli altri, anche Rami Malek (Bohemian Rhapsody, Mr. Robot, Oppenheimer, No Time to Die, Amsterdam, Notte al museo - Il segreto del faraone), Russell Crowe (Il gladiatore, Insider - Dietro la verità, A Beautiful Mind, Master & Commander - Sfida ai confini del mare, Cinderella Man - Una ragione per lottare) e Richard E. Grant (Copia originale, Dracula di Bram Stoker, Loki, Star Wars - L'ascesa di Skywalker, Logan: The Wolverine).

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