15 film per raccontare il 2023: i più belli, i più importanti, quelli che ricorderemo

Ecco i 15 film che hanno caratterizzato il 2023 e che hanno reso quest’annata di cinema indimenticabile, nel bene e nel male.

15 film per raccontare il 2023 i più belli i più importanti quelli che ricorderemo

Raccontare il 2023 al cinema in 15 film: è difficile, ma ci abbiamo provato. Questi titoli, selezionati tra quanti sono stati distribuiti effettivamente in sala o su piattaforma nel nostro paese negli ultimi 15 mesi sono tra i più belli visti nell’annata, certo, ma anche tra i più rappresentativi per capire cosa è stato il cinema per noi quest’anno.

Il 2023 ha visto la caduta dei supereroi e l’ascesa della “prospettiva rosa” al botteghino italiano e internazionale. Ha confermato l’ottimo stato di salute del cinema europeo e francese e una certa ripresa di quello italiano. Ha messo in luce come per raccontare il prese si guardi alla storia passata, tentando di rileggerla. Ha evidenziato come le giovani leve continuino a dialogare e confrontarsi con i maestri della Nona Arte.

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Nell’annus horribilis del cinecomics i caduti al botteghino sono stati la quasi totalità delle uscite Marvel e DC, con almeno un paio di titoli davvero catastrofici. Il pubblico è stanco e guarda altrove, ma anche la proposta è tutt’altro che esaltante.

L’anno del cinema d’animazione invece è stato frizzante e ricco di uscite di alto livello, soprattutto al di fuori dei confini Disney. Il secondo Spider-Man animato made in Sony ha saputo essere una buona espressione di entrambi i mondi, dettando un cambiamento di stile e tendenza nell’animare e caratterizzare i personaggi che sta portando al lento superamento del modello Pixar.

Benedetta

Con una distribuzione eroica e più che di nicchia, uno dei film scandalo del 2021 è finalmente approdato in sala anche da noi. Nonostante i temi di distribuzione nel nostro paese si siano molto velocizzati rispetto a un tempo, capita ancora che pellicole di alto livello e acclamate come questa - e Pacifiction di Louis Serra - rimangano un privilegio per i pochi che vivono nelle grandi città, che riescono a dedicare loro uno schermo.

Il film ironico ed iconoclasta di Paul Verhoeven, che racconta la vera storia della suora italiana Benedetta Carlini messa a processo nella Toscana del 1600 per “atti impuri”, rimane uno dei titoli più sfrontati, giocosi (ri)visti quest’anno, caratterizzato all’opposto da una sconcertante penuria di titoli in grado di raccontare il desiderio e le relazioni interpersonali adulte. Il fatto che qualche settimana fa sia stato annunciato un film con protagoniste Sydney Sweeney e Simona Tabasco che parte dai medesimi presupposti la dice lunga. La recensione di Benedetta. 

Tetris

È stato un anno strano sul fronte dei film biografici, con una bella fetta di titoli dedicati al racconto eroico di aziende e marchi tutt’altro che immacolati, vedi per esempio Air il suo dipingere la Nike degli anni ‘90 come una sorta di eroica outsider. Il capitalismo racconta sé stesso e ripulisce la sua immagine, puntando ancora una volta sull’effetto nostalgia imperante che ci scatena qualsiasi evento o persona riconducibile alla fine del secolo scorso.

Tra i tanti film iscrivibili in questo genere, uno dei più riusciti lo ha proposto AppleTV+, raccontando per l’ennesima volta la storia di come Tetris conquistò il mondo e l’America capitalista riuscì a insinuarsi nelle sempre più numerose crepe del regime comunista. Taron Egerton continua a confermarsi attore solidissimo e assai sottovalutato.

Dream Scenario

Quelli bravi e quelli “imparati” citerebbero forse un altro horror per raccontare un’annata molto ricca di proposte in questo senso: l’ambiziosissimo Beau ha paura di Ari Aster, il chiacchieratissimo esordio Talk To Me.

Io preferisco Dream Scenario, una pellicola che non cede mai le redini del racconta alla propria voglia di farsi notare e che regala a Nicholas Cage un ruolo in cui può tornare a prendersi sul serio e a non interpretare la versione meme di sé stesso. Da rivelare anche come i tre titoli citati qui siano tutti creature di A24, che ormai ha colonizzato il genere. La recensione di Dream Scenario.

Mixed by Erry

Finalmente il cinema italiano ha battuto un colpo: nel 2023 non è difficile trovare almeno un paio di pellicole nostrane da mettere in una classifica come questa, con una proposta che lentamente sta diventando più variegata per generi proposti.

Sul fronte delle piattaforme e dei nuovi produttori e distributori, gli uomini che continuano a fare centro con proposte commercialmente sensate e ben confezionate sono Sydney Sibilia e Matteo Rovere‎. La loro Groenlandia stavolta ci porta negli anni ‘80 delle musicassette pirata, con molto mordente e pochissima nostalgia. La recensione di Mixed by Erry.

Passages

Guidato da un trio d’interpreti assolutamente strepitosi - Franz Rogowski, Adèle Exarchopoulos, Ben Wishaw - il regista Ira Sachs ha girato il film più puntuale e complesso dell’anno nel descrivere come le relazioni interpersonali e le storie d’amore nascano, evolvano e muoiano in un’Europa cosmopolita, poliglotta e popolata da narcisisti di ritorno, incapaci di cercare la propria felicità senza ferire gli altri.

In salta in molti sono stati messi a dura prova dalle scene più intense del film, ma quasi nessuno film in questo 2023 ha saputo guardare all’amore oggi, oltre lo stereotipo e alle convenzioni, rendendolo materia viva e non vuota retorica. Pochi film poi possono vantare un trio di protagonisti così esplosivo: bravissimi, bellissimi, sexy. La recensione di Passages.

El Conde

Nell’anno in cui Ridley Scott ha tentato senza successo di rivoluzionare le nostre idee su Napoleone e la Francia rivoluzionaria, il film più bello con la folla che esulta di fronte alla testa mozzata di Maria Antonietta lo ha diretto il solito visionario Pablo Larraín.

Prodotto da Netflix, El Conde segna il suo ritorno a una produzione cilena e alla sua mai sopita ostilità verso Pinochet. È un’opera gotica, vampiresca, satirica che racconta succhiasangue che strappano i cuori delle persone e drenano le ricchezze di una nazione, standosene nell’ombra, anni dopo la loro presunta morte. Il Larraín arrabbiato e cileno rimane il migliore e pochi film quest’anno hanno saputo raccontare la violenza insita nella ricchezza come questo. La recensione de Il Conde.

Io capitano

Anche il cinema italiano da festival quest’anno si è difeso bene, con i grandi maestri che non hanno deluso (Bellocchio con Rapito, Moretti con Il sol dell’avvenire) e le nuove leve in corso di consacrazione (La Chimera di Alice Rohrwacher).

Potevamo scegliere uno dei tre film già citati, per questo gruppo di titoli autoriali italiani è così differente per tematiche, approccio e narrazione che alla fine è una questione di gusti. Che soddisfazione però vedere un autore italiano che racconta un fenomeno contemporaneo come le migrazioni andando oltre la prospettiva, la lingua, la retorica nazionale, con un road movie che diventa coming of age ed emoziona.

Ci siamo allineati alla scelta del paese di mandare la favola magica e pericolosa di Matteo Garrone agli Oscar. Per ora la nomination ai Golden Globes è assicurata, in un’annata parecchio competitiva.

The First Slam Dunk

Che annata d’oro per l’animazione giapponese, sia commerciale sia autoriale! Suzume, One Piece: Red, il nuovo film di Hayao Miyazaki che aprirà il 2024 al cinema…eppure il titolo più bello animato dell’anno, asiatico e non, lo ha girato un esordiente alla regia. The First Slam Dunk rischia di essere, abbastanza facilmente, anche il film sportivo più bello degli ultimi 12 mesi.

Tanto di capello all’autore Takehiko Inoue che, dopo aver segnato indelebilmente il mondo del fumetto sportivo e non giapponese, ha imparato i rudimenti dell’animazione per poter dirigere in prima persona l’adattamento del suo manga più iconico, tirandoci fuori un’opera straordinaria. La recensione di The First Slam Dunk.

C’è ancora domani

A proposito di esordi fortunati al botteghino, come non citare quello di Paola Cortellesi tra i film che hanno caratterizzato l’annata? In cima al box office italiano c’è un’artista e interprete amatissima dal pubblico, che è accorso nelle sale a vederla, trovandosi di fronte una pellicola che come nessuna ha fotografato un problema sentito e attualissimo. Le donne senza giustizia di oggi rilette attraverso la Storia di ieri, personale e collettiva.

Onore al merito a Cortellesi attrice e regista, capace di circondarsi dei nomi giusti (Mastandrea, Faneli) e di credere che un cinema femminile e femminista sia possibile anche in Italia. Possibile e necessario. La recensione di C'è ancora domani.

Godzilla Minus One

Rimaniamo in terra giapponese e constatiamo come, in fatto di blockbuster, il Sol Levante sappia davvero stupire. Il nuovo Godzilla non è solo un kaiju movie potente e ottimamente realizzato anche a livello tecnico (effetti speciali compresi) ma è un film con un messaggio che va oltre la solita retorica dell’onore e del sacrificio giapponesi.

Godzilla Minus One è una delle pellicole migliori di sempre con protagonista Godzilla e il contraltare perfetto a come un famoso regista giapponese abbia raccontato la paura atomica quest’anno al cinema.

Barbie + Oppenheimer

Da soli, forse, sarebbero riusciti entrambi a entrare in questa classifica, ma è innegabile come la forza di due film contrari e complementari che ben riassumono le spinte e gli umori della Hollywood contemporanea sia proprio nel loro confronto.

Il Barbienheimer (la visione combinata dei due film in uscita nello stesso giorno nel resto del mondo) non è stata possibile in Italia, causa slittamento dell’uscita del film di Nolan. Abbiamo però vissuto anche qui un’estate caratterizzata dal vivace confronto tra i sostenitori delle due pellicole, che sintentizzano alla perfezione due poli programmatici e narrativi esistenti nel cinema statunitense di oggi. In attesa di vederli di nuovo scontrarsi agli Oscar. Intervista al cast italiano di Barbie.

Tár + Decision to Leave

Il mondo li ha osannati nel 2022, ma noi li abbiamo visti in sala nel 2023. Ve li avevamo entrambi raccontati al loro passaggio festivaliero (rispettivamente Venezia e Cannes), non possiamo non citarli qui. A distanza di quasi due anni dalla loro prima mondiale, si confermano dei gioielli assoluti, destinati a durare nel tempo.

Tár è già diventato un film con cui fare i conti parlando di musica classica e geni sgretolati (chiede a Maestro), Decision To Leave conferma che Park Chan-wook alle volte è persino troppo perfetto perché ci si accorga in tempo utile della sua grandezza (basti pensare a come è stato snobbato agli Oscar). La recensione di Decision to Leave.

Anatomia di una caduta

L’inarrestabile cinema francese ha colpito ancora: in un’annata ricchissima di titoli interessanti come il 2023, riesce a portare non una, bensì due pellicole di altissimo livello nell’arena degli Oscar e all’attenzione del pubblico internazionale.

In attesa di vedere The Taste of Things, Non si può che tessere le lodi di un film che, come Barbie, è scritto a quattro mani da una coppia di talentuosi registi. Anatomia di una caduta però guarda dentro alla sua protagonista e alla sua vita di coppia con una precisione, un acume e una potenza che fanno scolorire i colori vivaci di Barbie, carentissimo sotto questo punto di vista.

Sandra Hüller è la fenomenale protagonista di questo film che racconta, tra le tante cose, la nostra difficoltà a capire e accettare una donna forte, che sfugge agli stereotipi e alle nostre aspettative. Una stronza, verrebbe da dire. Il degno erede di Tár, appunto. La recensione di Anatomia di una caduta

Killers of the Flower Moon

Il tempo è galantuomo: dopo anni in cui i fan dei cinecomics davano del bollito a uno dei maestri del Novecento e uno dei più grandi conoscitori e amanti dell’arte cinefila, mentre il genere supereroistico boccheggia, Scorsese torna a mettersi al centro della scena cinematografica con un’epopea maestrosa e crudele, che racconta le origini violente e sanguinose dell’America che racconta da una vita.

Il Cinema, così come lo intende lui, è tutt’altro che salvo, ma Killers of the Flower Moon ha dimostrato che con i nomi giusti si possono ancora raccontare grandi storie. Va citata la performance stellare di Lily Gladstone, capace di mettere in ombra il duo DiCaprio - De Niro. La recensione di Killers of the Flower Moon.