Ciné 2023 mi ha insegnato alcune scomode verità sul cinema in Italia

Si è svolta a Riccione Ciné 2023, l’evento in cui si presentano esercenti i film in arrivo nel prossimo autunno/inverno. Ecco cosa ho imparato da chi guarda al cinema in un’ottica commerciale.

Ciné 2023 mi ha insegnato alcune scomode verità sul cinema in Italia

Andare in note località balneari nella bella stagione e poi non mettere nemmeno piede in spiaggia: è questa, più o meno, la vita dell’accreditato stampa medio. Quest’anno al mio portfolio di trasferte teoricamente beach friendly trasformatesi in intense sessioni di lavoro, oltre a Cannes e Venezia, ho deciso di aggiungere Riccione.

Mare, spiaggia, locali notturni e piadina romagnola? Non proprio. Durante luglio infatti al PalaRiccione, mare in vista ma sempre troppo lontano, si svolge Ciné 2023: un evento cinematografico importante nel panorama italiano, ma pressoché sconosciuto al di fuori degli addetti ai lavori tra cui, per una volta, non figurano nemmeno i giornalisti. Io stessa ne ho scoperto l’esistenza appena qualche anno fa, grazie al reportage di un collega.

Ho deciso quindi di provare ad andare anche io a Ciné, in una toccata e fuga di due giorni al PalaRiccione: l’intero programma ne dura quattro, ma c’era di mezzo un’anticipata stampa di Mission:Impossible 7 e non potevo certo lasciarvi senza la recensione di Dead Reckoning: part one in anteprima.

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Mi è capitato più volte al rientro di raccontare l’esperienza a colleghi e amici cinefili e mi sono resa conto che non è delle più semplici da riassumere, ma aiuta ad avere una visione più globale, completa e forse cinica del mondo del cinema in generale.

Ho deciso dunque di raccontarvi come funziona il dietro le quinte di Ciné, perché è importante (ma migliorabile) e soprattutto cosa ho scoperto di una piega un po’ nascosta del mondo del cinema di cui si parla poco ma che è assolutamente cruciale per far arrivare quel film che vuoi tanto vedere nel cinema vicino casa.

Cosa ho imparato sul cinema italiano a Ciné 2023:

Ciné 2023 è la sfilata di moda del cinema

XII edizione di Ciné – Giornate di Cinema: è un evento cardine per l’industria, ma pochissimo noto al di fuori degli addetti ai lavori, tanto che anche la rappresentanza della stampa è esigua. Cos’è Ciné 2023? È un evento organizzato che mette in contatto gli esercenti, ovvero i possessori di sale cinematografiche, con i distributori, ovvero chi ha i diritti per portare i film in sala per il nostro Paese.

Per distribuire un film, ovvero portarlo in sala da noi, bisogna acquistarne i diritti nazionali da chi li detiene. Una volta acquisiti i diritti però bisogna trovare delle sale disposte a programmare il film, in modo che arrivi in maniera più o meno capillare nel territorio. Fin qui tutto facile.

Ciné serve a questo: a invogliare gli esercenti ad acquisire i film del proprio catalogo, battagliando con gli altri distributori in modo da convincere i cinema a puntare su un proprio titolo e non su quello della concorrenza.

È una sorta di settimana della moda per il cinema: a Riccione si presentano le “collezioni” di film in uscita nell’autunno/inverno, nell’evento gemello a Sorrento quelle della primavera/estate. Con una spruzzata di Comic-Con, dato che il concetto di panel di presentazione è, nei fatti, molto simile a quello ben più celebre dell’evento nerd statunitense per antonomasia.

Ciné 2023 è un po’ l’evento per i nerd del cinema in toto, dove gran parte dei distributori italiani - dall’etichetta più sgarrupata nota solo ai cinefili hardcore alle grandi major - si gioca più o meno alla pari la possibilità di conquistare sale per i propri film di punta.

Gli accreditati della stampa (che sono qui presenti a titolo gratuito, a differenza degli esercenti e dei distributori che esborsano cifre considerevoli) sono gentili ospiti a margine. Una saletta stampa sperduta e l’embargo quasi assoluto sui contenuti rendono difficile capire cosa si può dire, quanto e quando rispetto ai materiali visti alla rassegna. D’altronde Ciné un evento importante per l’industria, ma seguito da pochi tra quanti quell’industria la raccontano giornalmente. Eppure proprio per noi giornalisti è uno straordinario bagno di realtà cinematografica.

Ciné 2023 mi ha insegnato alcune scomode verità sul cinema in Italia

I bizzarri gusti cinematografici degli esercenti

La particolarità di questa manifestazione, spesso raccontata dai giornalisti, è questa. A differenza di appuntamenti tradizionali come i Festival Ciné è un evento tutto pensato a misura di chi sul cinema ci campa e guarda esclusivamente all’aspetto economico dei film. Qui i film di spiccata autorialità e con grande potenziale artistico o coefficiente nerd suscitano in media un certo sgomento, mentre strappano entusiasmo e applausi scroscianti titoli che spesso fanno storcere il naso alla critica: commedie leggere, film italiani guidati da celebrità del piccolo schermo, vecchie glorie comiche o influencer, ma soprattutto i cosiddetti feeling good movies.

Una volta capito il meccanismo, ho cominciato a prendere appunti non solo sulle date d’uscita dei film, i titoli e le mie impressioni sui trailer - non però mentre li vedevo, pena l’arrivo di un laser saettante manovrato dalla security che non vuole che nulla venga documentato e ripreso - ma anche la reazione degli esercenti presenti. Una volta capita l’antifona, è diventato chiaro che il motivo per cui i distributori spendono migliaia di euro per essere qui è anche quello di saggiare la reazione a caldo degli esercenti.

Il punto dunque è settare il proprio applausometro e capire anzitempo cosa piace agli esercenti o come vendergli titoli difficili. Gli applausi abbondano a Ciné, ma diventa presto chiaro quando c’è genuino entusiasmo.

Nell’edizione 2023 a raccogliere più entusiasmo, ancor più di supereroi e grandi franchise, sono i feeling good movie, etichetta volutamente un po’ generica dove possono rientrare emozionanti film sentimentali d’autore o pellicole un po’ bacchettone all’insegna del volemose bene. Agli esercenti sembrano andare a genio i film con storie forti e potenzialmente vere ma non troppo drammatiche: un film che ispira ed emoziona ma non deprime. Largo ai film verità con qualche istanza femminista, ma niente cinema sociale che gela la platea.

La commedia piace più del dramma, ma anche qui c’è stato un cambiamento. Rileggendo i pezzi degli anni passati di alcuni colleghi ho notato come all’epoca fossero più amati i film dall’intrattenimento immediato molto superficiale, da cinepanettone in su: il cinema di pancia. Commedia spicciola, formule ripetitive senza sorprese, qualche contenuto scollacciato, facce note.

Ora invece il sentiment, per usare il gergo della manifestazione, si è spostato su film che apportano un qualche tipo di lezione o valore morale. Grande entusiasmo hanno raccolto le tre pellicole con protagoniste “donne forti in un mondo di uomini” ma comunque con valori familiari. Le facce note funzionano ancora, quelle belle pure (a un certo punto ho proprio smesso di contare la quantità di giovani interpreti introdotti con l’aggettivo “bellissimo/a”), ma ci deve essere anche del talento.

Ragionandoci su mi sono costruita una teoria: i giovanissimi il cinema lo disertano, sono inaffidabili. Anche la fascia lavoratrice della popolazione non ha più l’appuntamento settimanale fisso in sala, quindi i cinema sono popolati soprattutto da anziani. Da qui probabilmente questo rinnovato interesse per storie con un forte contenuto morale, non troppo provocatorie, d’impatto ma comunque ingentilite nei modi e nei toni.

Anche sui generi è evidente come il mondo degli esercenti funzioni in maniera diversa rispetto agli addetti ai lavori e al pubblico cinefilo. I grandi autori (Guadagnino, Garrone)? Accolti con un’alzata di spalle. Gli attesissimi film Marvel e DC? Applausi ci sono, ma non scroscianti. Gli horror e i film che virano sul fantastico? Platea tiepidissima. I thriller e gialli, invece, vanno quasi sempre a suscitare entusiasmo. Sono generi che, dalla libreria alla sala, attirano con facilità l’attenzione del pubblico generalista.

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Il linguaggio parallelo di Ciné 2023

Per capire davvero le dinamiche di Ciné 2023 bisogna parlare la lingua sia dei distributori, sia degli esercenti. I primi sono mercanti che espongono le loro preziose merci, il secondo un pubblico pagante che, spesso, lascia basiti.

Stando in platea con gli esercenti ci si rende conto quanto siano ognuno un caso a sé. Alcuni (pochi, in tutta onestà) arrivano preparatissimi e lamentano le poche esclusive nel materiale proposto: si erano già fatti un’idea a casa. Sono professionisti col polso della situazione, magari con un cinema che per impostazione ha un programma definito per generi, target di pubblico, nazionalità delle pellicole proposte. Durante l’ultima giornata avevo alle spalle due esercenti e una social media manager i cui commenti sottovoce ai trailer restituivano una preparazione e un cinismo ad altissimi livelli,

Alle volte però seduti al mio fianco c’erano persone del tutto incapaci di capire se il trailer proposto fosse già in circolazione da mesi o un’anteprima assoluta (come quello di Wonka di Warner Bros, che ha infiammato la sala). I commenti in questo caso erano a pelle, a sentimento, da cui si capisce, per costruzione inversa, la struttura dei panel. I distributori che presentano i listini infatti sembrano rivolgersi a un pubblico di neofiti che di cinema sa poco e nulla, con contestualizzazioni e spiegazioni che non mi aspettavo fossero necessarie in un evento dedicato ai professionisti.

Come fa un esercente a non sapere chi siano, per esempio, due campioni del botteghino come i Me contro Te? Eppure la presentazione c’è stata. Alle volte l’impressione è che alcuni (molti?) esercenti condividano l’età media del proprio pubblico. Tristissimi i momenti in cui aperitivi e pranzi offerti riscuotono più interesse dei film presentati. Ciné 2023 fa di tutto per coccolare gli ospiti: cibo e bevande sono sempre disponibili, a titolo gratuito: considerando che in sala stampa a Venezia non c’è nemmeno un distributore d’acqua, posso dire che non è poco.

Ciné 2023 mi ha insegnato alcune scomode verità sul cinema in Italia

La presentazione dei panel stessi mi ha stupito per livello di professionalità: grafiche curatissime e personalizzate per ogni distributore, immagini e trailer ben montati, ad alta definizione, su un sistema di schermi enorme e con un impianto audio sparato a manetta. I peggior action caciari tutti effetti speciali in questa cornice ne escono alla grande…peccato che molti dei presenti abbiano sale tutt’altro che all’avanguardia, dal punto di vista di schermi e impianti audio.

Una volta assistiti a un po’ di panel (che scorrono uno dietro l’altro con un po’ di fisiologico ritardo, con in mezzo una lunga pausa pranzo), si comincia a masticare il linguaggio dell’evento. L’anglicismo inutile più utilizzato è flow, per descrivere sia il ritmo dei trailer, sia l’andamento della presentazione, sia le performance dei listini, sia un po’ tutto il resto. RVM di memoria mariadefilippiana qui è un See All (se ho interpretato correttamente): un montaggione iniziale molto amato dalle major per trasmettere un sentiment specifico rispetto ai core value del proprio listino.

Altro lessico da imparare al volo: “stiamo cercando una collocazione in un festival autunnale” è una frase in codice per far capire che il film sarà alla Mostra del cinema di Venezia.

I numeri piacciono, sono fondamentali Si danno numeri quando c’è un nome importante che gli esercenti potrebbero non intercettare: di un famoso scrittore filosofo coinvolto in un film si dice “quando presenta un libro vengono più di due, tremila persone ad ascoltarlo, anche in Italia”. Un altro numero che piace tantissimo è quello delle presente in Francia: un milione e mezzo di biglietti staccati! Peccato che la Francia abbia un mercato vitalissimo per numeri e interesse per il cinema. Diciamo che è più una meta da raggiungere che un serio metro di paragone. Se ci sono numeri italiani, si usano. Piacciono molto alle major, come Disney e Warner Bros, che, consentitemi il termine, flexano le loro performance.

I me contro te hanno creato il franchise cinematografico italiano con più incassi di sempre (ciao Checco Zalone). Quello di Avatar è il terzo incasso non locale - cioè straniero - di tutti i tempi.

Ogni tanto ci sono delle uscite memorabili, in positivo e in negativo. Riporto tre frasi che mi hanno lasciato a bocca aperta durante tre presentazioni. I peccati ma non i peccatori:

  • Ari Aster io non sapevo neanche esistesse, ma i giovani si fidano molto del suo giudizio e lo seguono- questa mi ha lasciato a bocca aperta perché l’avrei capita da una major, invece veniva da un noto distributore indie che tra l’altro collabora spesso con A24
  • So cosa pensate di questo film con i mostri, ma dà al suo pubblico quello che vuole. E stavolta i mostri sono più grandi, più grossi, più mostruosi.
  • Questo film è un coming of age vecchia maniera - e con tono molto orgoglioso - senza minoranze, senza rappresentazione! Solo un ragazzo che desidera le donne delle riviste osé.

Ciné 2023 mi ha insegnato alcune scomode verità sul cinema in Italia

Chi vince e chi perde a Ciné 2023

Personalmente Ciné 2023 è stato un bel bagno di realismo e umiltà: un memento mori in cui la morte è quella dell’ideale artistico e cinefilo. Noi siamo qui 12 mesi l’anno a raccontare, pontificare, cercare di consigliare le persone rispetto ai film da non perdere perché sono belli o importanti per un qualche motivo.

Anche chi scrive recensioni campa di cinema, in maniera indiretta. C’è però quasi sempre una componente d’interessamento, di passione, d’investimento personale. Ciné è il trionfo economico del cinema, del capitalismo d’intrattenimento . È un post-it gigante che ti ricorda che gli stessi che cercano di convincere te giornalista a vedere e a scrivere di un dato film perché è “importante” e “politico” vanno poi dagli esercenti e gli dicono il contrario per non spaventarli. Capire però l’economia del cinema, la necessità per un certo tipo di pubblico di film che di cinematografico hanno pochissimo, alcune date d’uscita o scelte distributive apparentemente senza senso è importante. Ciné dovrebbe fare di più per i giornalisti ma noi dovremmo raccontare di più eventi di questo tipo.

Detto questo, mi ha lasciato francamente perplessa come - a fronte di un lavoro grafico e di contenuti multimediali molto curato - le presentazioni dei listini dipendano in larga parte dalle capacità del singolo presentatore, dalla sua attitudine a parlare in pubblico.

In questo caso non conta essere major o indie, conta il lavoro e l’impegno che si mette dietro la preparazione dell’evento, oltre alla capacità di tenere il palco. Tra le major, Warner ha annichilito la concorrenza, con una presentazione faraonica con tanto di numeri di ballo, props e persino la maglietta di Barbie regalata a tutti i presenti, il gadget più desiderato e invidiato del momento. Due clip in esclusiva, il trailer di Wonka in super anteprima, tutto già doppiato e montato: un lavoro eccellente e contenuti di qualità, presentati in maniera davvero frizzante. La squadra di vicedirettori, responsabili e capi vari ed eventuali con le magliette di Barbie, gli executive con le promesse mantenute, il momento d’orgoglio quando si ricorda che Discovery ha sottratto un asset televisivo strategico come Fabio Fazio alla RAI. Qualcuno ha fatto corsi su corsi su come parlare in pubblico. L’impressione è che la in casa WB attendano con ansia i prossimi mesi di uscite di listino oggettivamente fortissime, mentre nei primi sei mesi dell’anno si è tirato a campare.

Ciné 2023 mi ha insegnato alcune scomode verità sul cinema in Italia

Maluccio invece Disney, che aveva comunque qualche clip in anteprima e parecchi titoli di livello, ma non ha trovato un oratore davvero accattivante e non ha saputo vendere la scintilla, quel qualcosa di speciale. Fallimentare, a mio modo di vedere, l’idea di presentare prima tutto e poi lasciare il pubblico di fronte al rullo di trailer.

Tra le case distributrici più piccole e nostrane, applausi a Movie Inspired - che ha portato trailer così estesi che è sembrato di vedere tutto il film - e Vision Distribution. Due talent come Paola Cortellesi ed Emanuela Fanelli in sala, materiali curati e molto approfonditi (scene, trailer, messaggi di saluto), una grande sintonia con il pubblico degli esercenti che applaudiva entusiasta. Mi ha molto stupito, perché diciamo che non ho un grande rapporto con i titoli italiani da loro prodotti, in media.

Premio speciale ad Andrea Occhipinti di Lucky Red, un agente assoluto di caos benigno, incapace di mascherare il suo amore per taluni film, talvolta efficace nell’entusiasmare il pubblico ma anche colpevole di spoilerare senza pietà un film come La passione di Dodin Bouffant. Chiaramente io e lui abbiamo gli stessi gusti cinematografici - ci sono cresciuta con le edizioni Home Video con sui scritto “Andrea Occhipinti presenta” - ma la sua presentazione è risultata molto, molto, molto appassionata rispetto ai contenuti, con uscite più simili a quelle di un fan o di un giornalista che di un manager. Questo ha lasciato molti esercenti sconcertati, ma a me ha divertito più di uno spettacolo di stand up comedy (ma solo perché il film spoilerato l’ho già visto).

Premio speciale anche ad Andrea Rosselli di Warner Bros, un vero animale da palcoscenico. Arriva in completo fucsia Barbie, conquista il pubblico con un tono colloquiale e amichevole e considerazioni personali sui film. Sull’imitazione della voce da trailer di film d’autore per parlare di Luca Guadagnino stavo per soffocare dalle risate. Nonostante il divertimento non è sfuggito a nessuno come la sua introduzione al trailer di Wonka abbia convinto un terzo dei presenti a riservargli almeno un sala. Saprebbe vendere il ghiaccio agli eschimesi, d’inverno.