Scuola di sopravvivenza: noi uomini duri

Con l’industria dei videogame che macina successi economici sempre più importanti, tutto il mondo dell’intrattenimento continua a guardare con interesse all’interattività. Anche Netflix, il colosso dello streaming video on demand, ha ormai da tempo iniziato a realizzare la produzione di film interattivi dove, in parole povere, l’utente viene chiamato a prendere decisioni attive sulla trama in base alle proprie preferenze. E se persino i cari vecchi libri game stanno vivendo una nuova giovinezza, lo sviluppo di simili contenuti non poteva che attirare l’attenzione del pubblico a partire da Bandersnatch, episodio di Dark Mirror dai toni estremamente dark.

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La nuova produzione di Netflix punta, questa volta, sulla natura incontaminata di una riserva sudafricana e sulla celebre figura di Bear Grylls che, in passato, ci ha insegnato a sopravvivere nelle situazioni più impensabili, senza dimenticare i suoi famosi pasti a base di qualsiasi cosa in grado di essere masticata e digerita, quantomeno dal suo stomaco. Scuola di Sopravvivenza crea un filo diretto tra lo spettatore (che non è più semplice spettatore passivo) e il buon Bear, con l’intento di risolvere diverse emergenze nella gestione della riserva naturale.

Malfunzionamenti, animali feroci fuggiti, sicurezza da ripristinare e qualche altra sorpresa sono la base dell’offerta e, di volta in volta, ci si trova ad affrontare problemi da risolvere prendendo decisioni che dovranno portarci al lieto fine della storia. Ogni decisione va presa in un tempo limitato e Bear è sempre pronto a illustrarci pro e contro di ogni possibile opzione, starà a noi scegliere quello che riterremo il meglio. Tra le varie scelte ce ne sono alcune che potrebbero rivelarsi fatali, non tanto per il protagonista, che avrà sempre modo di chiamare i soccorsi, quanto per la buona riuscita dell’avventura. Canovaccio semplice e decisamente più linerare rispetto ad altri prodotti simili, ma sin da subito è abbastanza chiaro che il target a cui Scuola di Sopravvivenza di riferisce è decisamente giovane. Le situazioni in cui si troverà Bear godono del fascino della natura e del suo carisma, ma su un pubblico adulto paiono subito troppo romanzate e talvolta lacunose, mentre fanno decisamente presa sull’osservatore più giovane che rimarrà affascinato da belve feroci e paesaggi da sogno.

Più che un vero e proprio film interattivo, Scuola di Sopravvivenza usa come pretesto l’interazione per offrire ai più piccoli un documentario su alcuni aspetti della natura selvaggia, con Bear Grylls perfettamente calato nei panni della “guida” (sempre e comunque sui generis). Non sta a noi giudicare la reale efficienza dei consigli su come sopravvivere in certe situazioni, non essendone ovviamente esperti, ma qualche opzione ci ha un po’ lasciati interdetti. Resta il fatto che, contestualizzato per il proprio pubblico, Scuola di Sopravvivenza può ritenersi un prodotto ben confezionato, ricordandosi però di non doversi aspettare una esperienza interattiva abbastanza limitata.