Maschi veri: il remake di Netflix che dimentica la leggerezza della commedia

Su Netflix arrivano gli 8 episodi del remake italiano di Machos Alfa

Maschi veri il remake di Netflix che dimentica la leggerezza della commedia

Non è il primo remake straniero di Machos Alfa, la comedy spagnola di Netflix: Maschi veri, dal 21 maggio su Netflix, arriva dopo Roosters, la versione olandese (qui la recensione) - disponibile sempre su Netflix in lingua originale e con i sottotitoli - che è decisamente più riuscita.

Maschi veri: il remake di Netflix che dimentica la leggerezza della commedia

Maschi veri, produzione italiana targata Groenlandia, viene presentata come “ispirata” a Machos Alfa ma con l’eccezione giusto di qualche dettaglio (come il lavoro di uno o due protagonisti) è sostanzialmente identica.

Se avete già visto Machos Alfa e Roosters, quindi, la sensazione di déjà-vu sarà fortissima.

La trama di Maschi veri

Maschi veri: il remake di Netflix che dimentica la leggerezza della commedia

Quattro ex compagni di corso in Università sono rimasti amici. Dopo tanti anni, si conoscono davvero bene e si frequentano ancora abitualmente, anche con le rispettive compagne. Massimo (Matteo Martari, Non uccidere), Mattia (Maurizio Lastrico, Don Matteo), Luigi (Pietro Sermonti, Boris) e Riccardo (Francesco Montanari, Il cacciatore) hanno creato una chat di gruppo chiamata (scherzosamente) “maschi veri”. Ma dovranno confrontarsi con la loro idea di mascolinità in un mondo che cambia, e che li spinge addirittura a frequentare un corso di sensibilizzazione contro la “mascolinità tossica”.

La recensione di Maschi veri: già visto, ma all’italiana

Maschi veri: il remake di Netflix che dimentica la leggerezza della commedia

E se, come anticipato, trama e personaggi negli 8 episodi non vi colpiranno per originalità se avete già visto una delle altre due versioni di questa storia, a colpirvi purtroppo sarà il fatto che quella italiana è senza dubbio la meno divertente. La tipica visione intimista della coppia (leggasi: la questione delle corna come centro dell’universo) riesce a farla da padrona anche in questa produzione che vorrebbe essere leggera. Senza riuscirci. Laddove spagnoli e olandesi sono riusciti a cogliere il vero senso del divertimento di tutta la vicenda, noi evidentemente non riusciamo a staccarci da quell’afflizione che negli ultimi 20 anni ha contagiato film e serie TV di nostrana produzione: l’amore come fonte di dolore/riflessione/aspirazioni/delusioni anziché come andava visto qui, ovvero come un elemento leggero e divertente.

Fin dal principio (con quella citazione da Via col vento così fuori luogo “Dovessi mentire, truffare, rubare e uccidere…”), Maschi veri azzera il divertimento. Gli interpreti sono bravi, sì, con Pietro Sermonti decisamente una spanna sopra a tutti gli altri - è l’unico che mette a segno qualche battuta che funziona - ma tutto il resto ha la tipica pesantezza all’italiana. È semplicemente un problema di sceneggiatura (firmata da Furio Andreotti, Giulia Calenda e Ugo Ripamonti). E pensare che la commedia l’abbiamo saputa fare per decenni meglio di chiunque altro… Ma erano altri tempi.

Così come sono altri tempi quelli di oggi rispetto a un’Italia - quella di Maschi veri - che vuole raccontarsi diversa, moderna, contemporanea, interessata a un linguaggio che nella realtà, però, non interessa nessuno al di fuori della politica e delle battaglie sociali.

La questione del provincialismo

Maschi veri: il remake di Netflix che dimentica la leggerezza della commedia

Nonostante il contesto da metropoli - siamo a Roma - Maschi veri soffre di un forte provincialismo. Fintamente comica, fintamente provocatoria, una cosa da commedia dei primi anni 2000: non funziona, insomma. Tante scene sono addirittura state rifatte identiche a quelle delle versioni precedenti, inquadratura per inquadratura. L’originalità manca perfino nella regia.

Il primo episodio è il peggiore, poi si migliora un po’ - probabilmente cast artistico e tecnico prende confidenza con le vicende - ma da qui ad arrivare a sviluppare il potenziale ce ne passa.

Divertente la scena dei biscotti, qualche battuta di Sermonti come già detto e poco altro.

Le parole del linguaggio che si evolve sembrano contemporanee messe in bocca ad attori spagnoli od olandesi, pronunciate da attori italiani suonano invece come la solita finta retorica della coppia e della battaglia fra i sessi. Tutto trito e ritrito, insomma.

Manca anche tanta attenzione ai dettagli - sono tutti a Roma, hanno studiato tutti insieme ma hanno tutti accenti diversi, e vale anche per gli altri personaggi - e ci sono degli scivoloni di stile (come il cameo di una nota presentatrice TV, e di una nota opinionista, che non vi svelo) che peggiorano la situazione.

Alla fine, come sempre, la si butta in caciara con lo sport nazionale. Ma questo non è Marrekesh Express. Magari lo fosse.

 

 

 

 

Maschi veri

Rating: TBA

Nazione: Italia

5

Voto

Redazione

maschi verijpg

Maschi veri

Maschi veri, remake italiano di Machos Alfa prodotto da Groenlandia per Netflix, si presenta come una commedia moderna sull’identità maschile, ma inciampa fin da subito. La serie ricalca passo dopo passo la trama dell’originale spagnolo (e del più riuscito remake olandese Roosters), senza però coglierne la leggerezza e l’ironia. Nonostante un cast di livello e qualche momento azzeccato, il risultato è una comedy appesantita da cliché, retorica fuori tempo massimo e un provincialismo che ne smorza ogni ambizione contemporanea. Peccato, perché la messa in scena è curata e gli interpreti sono bravi - Sermonti più di tutti, evidentemente molto a suo agio - ma gli insormontabili problemi di sceneggiatura banalizzano il tutto.

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