La favorita del Re: la serie con Isabelle Adjani è noiosa, didascalica e poco interessante

Un cast non all’altezza, a cominciare dalla protagonista. Ecco La favorita del Re, miniserie francese del 2022 disponibile su Sky.

La favorita del Re la serie con Isabelle Adjani è noiosa didascalica e poco interessante

La recitazione teatrale è fatta principalmente di voce, grandi gesti, movenze eclatanti per farsi vedere e udire in tutto il teatro. La recitazione cinematografica e televisiva, invece, è fatta di sopraccigli alzati, di sguardi, di espressioni.

La favorita del Re potrebbe forse essere un buon prodotto teatrale - da tagliare, visto che si tratta di una miniserie in 4 episodi e uno spettacolo di 4 ore sarebbe eccessivo - ma dal punto di vista televisivo è un mezzo fallimento.

Isabelle Adjani oggi ha quasi 70 anni. Settanta. Nel 2022, anno di uscita di questa miniserie francese arrivata ora su Sky e NOW, ne aveva quasi 68. Ed era bella, liscia e luminosa come quando ne aveva 30. Peccato che sia la protagonista e la sua recitazione si basi esclusivamente sugli occhioni azzurri spalancati, perché il suo viso è talmente tirato da impedirle di muoverlo. E così mantiene un’espressione stupita per tutto il tempo, a prescindere dalle circostanze. La medesima, immutabile espressione per 4 ore filate.

La favorita del Re: la serie con Isabelle Adjani è noiosa, didascalica e poco interessante

Certo: resta sempre Isabelle Adjani, ma voler interpretare una quarantenne alla sua età è quantomeno discutibile. E il resto del cast non aiuta particolarmente.

Splendidi i paesaggi, le ambientazioni, una parte della regia - a cura di Josée Dayan (Il conte di Montecristo, I Miserabili) - che compone inquadrature classiche teoricamente pensate per aderire all’epoca della narrazione, la Francia del 1530.

Girata fra i castelli della Loira, di cui ci viene restituito interamente il fascino, La favorita del Re - in esclusiva su Sky e NOW - dal punto di vista narrativo non funziona.

È una miniserie noiosa, didascalica, incentrata principalmente sui pettegolezzi di corte e sugli intrighi della famiglia reale francese.

La trama de La favorita del Re

La favorita del Re: la serie con Isabelle Adjani è noiosa, didascalica e poco interessante

La storia è quella di Diane de Poitiers (Isabelle Adjani), classe 1489 - sebbene nella realtà fosse nata nel gennaio del 1500 - figura storica realmente esistita di una nobildonna e cortigiana alla corte di Enrico II (Hugo Becker).

L’influenza delle amanti dei reali e dei potenti è storicamente provata, e Diane ha esercitato potere e influenza consigliando il futuro Re fino al giorno della sua morte, arricchendo notevolmente se stessa e lo stato della sua famiglia.

Appassionata di arte, dopo essere rimasta vedova di Louis de Brézé nel 1531, Diane intende ristrutturare la sontuosa dimora di famiglia, Anet, e per questo chiede denaro al Re. Il Re in persona, Francesco I (Samuel Labarthe), per una precedente supplica di Diane, le aveva chiesto di far diventare uomo il figlio minore, il principe Enrico, di cui Diane divenne l’amante quando Enrico era un adolescente e lei aveva già 35 anni. La loro relazione, nonostante i 20 anni di differenza, durò a lungo.

La favorita del Re: la serie con Isabelle Adjani è noiosa, didascalica e poco interessante

Fra invidie, calunnie, complotti e tentativi di farla addirittura accusare di stregoneria, come spera l’invidiosa Duchessa Anne de Pisseuleu (Virginie Ledoyen), che la manda al cospetto del Grande Inquisitore (Jean-François Balmer) in persona.

Nella realtà Diane fu l’unica, anni dopo, ad approvare subito la scelta di Caterina de’ Medici (qui interpretata  - in modo imbarazzante - da Gaia Girace) come sposa di Enrico, mentre nella miniserie si concentra subito sul fatto di dover trovare il modo di mantenere la propria influenza su Enrico.

La favorita del Re: un’operazione con grande dispiego di mezzi ma poca sostanza

La favorita del Re: la serie con Isabelle Adjani è noiosa, didascalica e poco interessante

La parte più interessante di tutta la storia è l’alleanza - egoistica - che Diane stringe con Caterina. Sapendo che Enrico non la ama, né la trova desiderabile, la aiuta a rimanere la sua sposa evitandole di essere ripudiata perché sterile.

Diane non lo fa per generosità, sia chiaro: teme soltanto che Enrico, ripudiata Caterina, trovi una principessa più bella di lei e se ne innamori davvero.

Costringendola ad assistere a una notte fra lei ed Enrico, Diane umilia Caterina con la scusa di insegnarle l’arte amatoria. Perché Enrico, proprio, non la desidera. E forse Caterina non è sterile, semplicemente non è oggetto dei desideri del marito.

Anche Enrico, naturalmente, è complice del piano. Restio, ma coinvolto da Diane al punto da riuscire, finalmente, ad avere un figlio da Caterina dopo oltre 5 anni di matrimonio e un figlio illegittimo avuto da un’altra donna italiana. L’ultimo episodio, con l’arrivo di Maria Stuarda e i cambiamenti politici del periodo, dopo che Diane viene nominata Duchessa da Re Enrico, è senza dubbio il più riuscito.

La favorita del Re: la serie con Isabelle Adjani è noiosa, didascalica e poco interessante

La sceneggiatura su tutto il resto regge veramente poco, soprattutto per la mancanza di ritmo, di equilibrio e addirittura anche di programmazione. Gli episodi finiscono così, senza un cliffhanger, con una scena qualsiasi. A questo punto sarebbe forse stato meglio confezionare 3 film TV, leggermente più lunghi, ma con finali sensati.

Peccato anche per la scelta di assegnare al più credibile attore a disposizione un personaggio che compare in appena un paio di scene. Gerard Depardieu spicca sul resto del cast, regalandoci un Nostradamus, il celebre autore di profezie a cui anche Diane si rivolge in più occasioni per avere informazioni sul futuro, che avrebbe meritato maggiore spazio del già citato paio di scene in 2 episodi su 4. Il migliore attore de La favorita del Re, quindi, è probabilmente Hugo Becker, nei panni del principe e poi Re Enrico: il più naturale nella recitazione.

La regia, tranne qualche raro guizzo classico come accennavamo prima, è prettamente televisiva ma soprattutto impegnata a mostrare la Adjani sempre al meglio, mai troppo da vicino nemmeno nei primi piani. Un’operazione che ricorda i film di Hollywood in cui i protagonisti sono anche i produttori e dettano ai registi le regole d’ingaggio su come rappresentarli.

L’impegno nella ricostruzione degli ambienti e dei costumi è evidente, ed è probabilmente l’aspetto più intrigante - insieme ai paesaggi della Loira - dell’intera produzione.

Purtroppo, il fascino dell’ambientazione non è sufficiente. La favorita del Re resta noiosa, a tratti involontariamente ridicola - come nella sequenza del primo ballo fra Enrico e la futura sposa Caterina.

Inutile, e mal realizzata, a dirla tutta, anche la sequenza introduttiva in cui un robot racconta a un gruppo di turisti la storia di Diane. Che torna anche per il finale con una didascalica spiegazione delle ragioni della morte di Diane e i due protagonisti nei panni di una coppia di turisti contemporanei.

La favorita del Re

Rating: TBA

Nazione: FRA

4

Voto

Redazione

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La favorita del Re

La favorita del Re è una miniserie francese in 4 episodi del 2022, arrivata ora su Sky e NOW, con protagonista Isabelle Adjani. Un cast non all’altezza, a cominciare dalla principale interprete, ci racconta la storia della figura storica di Diane de Poitiers, cortigiana alla corte di Francesco I e amante di Enrico II fin da quando Enrico era appena un adolescente.

L’affascinante ambientazione - con le riprese girate sullo sfondo degli splendidi castelli della Loira - non basta a rendere sopportabile una serie noiosa, didascalica, mal interpretata, tranne rarissime eccezioni, con una regia dettata dall’esigenza di mostrare costantemente la bellezza - innaturale, vista l’età e il viso ormai immobile - di Isabelle Adjani.

Gerard Depardieu compare brevemente nel ruolo di Nostradamus, e si dimostra subito una spanna sopra il resto del cast.

Peccato anche la scelta dell’interprete di Caterina de’ Medici, altra figura storica che avrebbe meritato un’attrice ben più capace.

Nonostante il grande dispiego di mezzi, che è evidente, il risultato non va oltre la celebrazione di una donna che è stata una grande attrice e che ha voluto provare a ricostruire, fallendo, i fasti di un tempo.