Il giardiniere: la miniserie di Netflix smaschera la maternità crudele fra omicidi, manipolazioni e assenza di emozioni

Il titolo parla di un uomo, ma questa è una storia sulle donne

Il giardiniere la miniserie di Netflix smaschera la maternità crudele fra omicidi manipolazioni e assenza di emozioni

Su Netflix è disponibile Il giardiniere, miniserie in 6 episodi creata da Miguel Sáez Carral (già creatore di Ni una mas) e girata in Galizia.

La trama de Il giardiniere

Il giardiniere: la miniserie di Netflix smaschera la maternità crudele fra omicidi, manipolazioni e assenza di emozioni

La storia ruota attorno a Elmer (Álvaro Rico, Elite), un giovane sicario che, a causa di un incidente, ha perso la capacità di provare emozioni. Vive sotto il controllo della madre, La China Jurado (Cecilia Suárez, Promised Land), una donna manipolatrice che gestisce un vivaio come copertura, per smaltire i cadaveri delle vittime assegnate a Elmer e incassare le alte cifre che chi richiede i suoi servigi esborsa per “eliminare” dei problemi.

Ma quando Elmer incontra una delle sue vittime designate, Violeta (Catalina Sopelana, Il vicino) e stringe un legame con lei, tutto cambia… Elmer sarà costretto a confrontarsi con la propria umanità e a mettere in discussione la lealtà verso la madre, che vede in Violeta una minaccia a tutti i suoi piani criminali.

Piccoli Dexter crescono? Macché: qui si tratta di altro…

Il giardiniere: la miniserie di Netflix smaschera la maternità crudele fra omicidi, manipolazioni e assenza di emozioni

Il titolo non rende giustizia al vero argomento di questa miniserie: anziché “Il giardiniere”, avrebbe tranquillamente potuto chiamarsi “La peggior madre del mondo”. Perché se a prima vista la storia di Elmer sembra una scopiazzatura di quella di Dexter, è ben altro. È infatti la storia di come sua madre China gli abbia rovinato la vita in ogni modo possibile e immaginabile. Per egoismo.

A cominciare dalla siringa nel collo, già nel primo minuto dall’inizio, l’impressione è chiarissima: crediamo di trovarci di fronte a una pallida imitazione di Dexter Morgan, l’iconico personaggio che Michael C. Hall ha reso protagonista di 8 stagioni con tanto di 2 sequel e 1 prequel. Ma no, la prima impressione è completamente errata. Perché le cose non stanno per Elmer come per Dexter.

La differenza non è l’origine fisica dell’assenza di emozioni contro il trauma emotivo, no: qui la differenza è che Dexter ha bisogno di uccidere, nel caso di Elmer è la madre che ha bisogno che lui uccida… E per denaro. Per questo lo manovra. Da sempre, di fatto.

Il povero Elmer, infatti, dopo essere stato fisicamente menomato, si è ritrovato a essere anche fisicamente sfruttato. Per molti anni. Elmer non ha il “passeggero oscuro” di Dexter. Non solo non vuole uccidere, ne soffre anche. Sta male, a un certo punto - il corpo umano, si sa, è una macchina meravigliosa e il cervello è così sconosciuto che la “guarigione” di Elmer con il recupero delle emozioni non sembra così inverosimile (e c’è anche una spiegazione medica nella trama). Ma a sua madre pare proprio che non importi. L’unica cosa che le interessa davvero è il denaro, per ricomprarsi la sua costosa casa in Messico.

Preghiere alla madre

Il giardiniere: la miniserie di Netflix smaschera la maternità crudele fra omicidi, manipolazioni e assenza di emozioni

In un gioco perfetto di specchi, la peggior madre del mondo si rivolge alla propria, di madre, morta da tempo. Chiedendole di esaudire i suoi desideri, proprio come chi prega fa con il Dio che venera o in cui crede, o semplicemente a cui si rivolge per farsi forza e sperare. Ma pare che China ottenga sempre ciò che desidera.

A parte con gli uomini. Perché, non paga, la donna che ha sempre tutto sotto controllo è succube di un uomo che non vale niente, anzi.

Le preghiere alla madre sono il mezzo di una donna totalmente egoriferita che sembra voglia illudersi di delegare ad altro le proprie decisioni o il destino che determina per sé e per il figlio.

Le donne de Il giardiniere

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Ma la nostra China non è l’unica figura femminile negativa. Lo sono tutte, in fondo. Inclusa Violeta e la poliziotta sulle tracce di tutte le persone scomparse senza lasciare traccia: perché perfino lei, per quanto determinata nel lavoro, è anche ossessionata dallo spingere il suo partner professionale a tradire la moglie. Insomma: le donne ne escono male… Sebbene sia l’uomo al centro della narrazione a uccidere, e ripetutamente. E in questo universo narrativo in cui l’umanità si frantuma sotto il peso del tornaconto personale, sono proprio le figure femminili a farsi portatrici delle peggiori derive relazionali: fredde, manipolatrici, cieche di fronte al male che infliggono o al male di cui si circondano. Non c’è redenzione, non c’è evoluzione. Solo il perpetrarsi di un ciclo di abuso che travolge chiunque osi sperare in un cambiamento. Alla fine, Il giardiniere non è solo la storia di un figlio incastrato nel ruolo che la madre gli ha cucito addosso, ma è il ritratto di un sistema in cui l’affetto è merce di scambio e l’identità un lusso che non tutti possono permettersi.

7

Voto

Redazione

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Il giardiniere: la miniserie di Netflix smaschera la maternità crudele fra omicidi, manipolazioni e assenza di emozioni

La miniserie spagnola di Netflix in 6 episodi - che a giudicare dal finale potrebbe però avere anche un seguito - intitolata Il giardiniere non è, come parrebbe dai primi istanti, un clone di Dexter. Si tratta invece di un racconto oscuro e disturbante sul condizionamento familiare, sull’identità negata e sull’amore materno trasformato in prigione. È una miniserie che inganna con un titolo neutro per poi trascinarti in un incubo morale in cui il vero orrore non sta tanto nell’atto di uccidere, ma nel perché lo si fa. E in cui i personaggi femminili, anziché essere salvifici o vittime, si rivelano spesso i carnefici più spietati. Una visione amara, ma lucida, di una maternità malata che si traveste da cura, e di un ragazzo che cerca, tra il sangue e le bugie, di tornare a sentirsi vivo.

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