Il Baracchino, recensione della serie TV italiana tra comicità ed emozioni
Comicità, personaggi surreali, risate e spunti su cui riflettere: ecco la nostra recensione de Il Baracchino.
Il Baracchino è la nuova serie animata targata Lucky Red, in collaborazione con Prime Video. Questa nuova storia, tanto umoristica quanto umana, nasce dalle menti di Nicolò Cucci e Salvo Di Paola. Durante la nostra visione abbiamo scoperto una serie di elementi interessanti, partendo dalla scelta stilistica degli episodi alla trama, decisamente diversa dalle nostre aspettative. Ecco cosa ne pensiamo.
Il Baracchino, la trama: una storia inaspettatamente umana
Il Baracchino è un locale in rovina, completamente trasandato, pieno di ragnatele, blatte e cocktail annacquati, che rischia di essere sostituito da una banalissima kebabberia. Un tempo, però, era il tempio della comicità, un luogo in cui le risate riecheggiavano in quella piccola saletta senza alcuna difficoltà. Lì sono nate alcune delle celebrità più iconiche, come Larry Tucano o la magnetica Tiziana. Claudia, la nipote di quest’ultima, vuole a tutti i costi riportare il Baracchino al suo antico splendore.
Ebbene, ciò che ci ha immediatamente stupito (ed è con queste confessioni che inizia il primo episodio) è la genuinità e soprattutto l’umanità di questa giovane donna. A renderla ancora più coinvolgente - e convincente – è una straordinaria Pilar Fogliati, il cui doppiaggio ha davvero dato un tocco di magia alla serie. Ad ogni modo, Claudia riunisce alcuni potenziali comici organizzando una serata Open Mic.
Ci saremmo aspettati una serie interamente basata su alcune delle battute più bizzarre in assoluto, dando quindi grande spazio all’elemento umoristico. Se quest’ultimo è effettivamente presente ed è in un certo senso il protagonista dell’intera struttura narrativa, in realtà Il Baracchino offre anche parecchi spunti su cui riflettere, rigorosamente basati sull’emotività, sulle fragilità e su alcune problematiche odierne.
La vita di un comico è complicata
Il mondo della comicità, visto egoisticamente dall’esterno, potrebbe apparire semplice, banale… vuoto. Ci sediamo sulla nostra comoda poltrona e ascoltiamo in totale apatia il nostro interlocutore, aspettandoci che ci faccia ridere immediatamente, “tanto è il suo lavoro”. Noi non sappiamo niente di quella persona; è un comico, o almeno dovrebbe esserlo, ma tutto viene deciso in quei pochi secondi, come se fosse un imprinting. Molti di noi cercano nella comicità una via di fuga, una momentanea distrazione per non lasciarsi trasportare dai problemi quotidiani che ci attanagliano.
La risata è vita, ma far ridere qualcuno può essere maledettamente complicato. Non per le centinaia di regole imposte da Maurizio, il proprietario disilluso del locale, ma per le preoccupazioni e frustrazioni che schiacciano i comici stessi. Il Baracchino fa leva su questo: far stare bene gli altri con una risata è un potente balsamo per l’anima, ma ciò che circonda un comico può essere pesantemente deleterio. Basti pensare all’ambiente di lavoro, a una battuta mal riuscita, a un lutto che colpisce improvvisamente, a una situazione familiare che trasmette solo tossica insicurezza.
Con questo non vogliamo dirvi che Il Baracchino sia una serie pesante e triste, anzi, vi ritroverete a ridere praticamente sempre. Tuttavia, abbiamo particolarmente apprezzato le attenzioni rivolte al “dietro le quinte” di questo ambiente, visto spesso con grande superficialità.
Un documentario in veste animata
Si tratta di una serie in bianco e nero composta da sei episodi, ciascuno di circa 15 minuti. Le scene sono strutturate sotto forma di documentario, con tanto di riprese in stile Talking Heads, permettendoci di conoscere ulteriormente i personaggi, nonché di empatizzare con loro. A tal proposito, il cast è ricco di personalità davvero esilaranti, come lo stesso Maurizio (Lillo Petrolo), Donato (Frank Matano), Gerri (Salvo di Paola), Noemi Ciambell (Michela Giraud) e altri ancora. Con alcuni personaggi abbiamo legato meno, ma altri ci hanno davvero conquistati. Claudia, con i suoi problemi di gestione della rabbia e un istinto omicida irrefrenabile, spicca magneticamente nell’intera trama, ma non possiamo non menzionare Gerri, incredibilmente umano, fragile, imperfetto e… tenero.
In questo mix di comicità ed emozioni abbiamo trascorso circa un paio di ore assistendo a vicende surreali, morti causate dal cringe (evitiamo spoiler ma non potevamo fare a meno di dirvelo), battute volutamente orrende e sketch davvero divertenti e leggeri. Forse non lo consiglieremmo ai più piccoli, dato che il linguaggio è adatto a un pubblico più adulto (parolacce e allusioni sessuali sono presenti a volontà), ma è sicuramente una boccata d’aria fresca per chiunque voglia distrarsi e farsi due risate, magari con un po’ di riflessione, che non guasta mai.
Oltretutto, sono presenti diversi Easter Egg e riferimenti specifici, partendo da un inconfondibile “Chi è Tatiana?” a una citazione che strizza palesemente l’occhio a Spider-Man. Si tratta di tanti piccoli dettagli che hanno quindi reso la nostra visione ancora più leggera e divertente.
L’animazione de Il Baracchino, tra pupazzi e stop-motion
Il punto focale dell’intera serie è chiaramente l’animazione in sé, realizzata attraverso il software Blender. Il team di Megadrago ha utilizzato una tecnica mista, fondendo il 3D con la stop-motion, ma ha sfruttato anche pupazzi, marionette e animazione 2D tradizionale. Per certi versi è un ibrido tra la serie di Zerocalcare e Lo straordinario mondo di Gumball, ma il risultato è davvero godibile, nonostante qualche personaggio si sia rivelato più convincente degli altri (artisticamente e narrativamente parlando).
Non è così comune scoprire serie animate italiane, motivo per cui vi suggeriamo di aprire Prime Video e lasciarvi stupire. Certo, non è uno show estremamente originale, quindi non aspettatevi innovazioni particolari o elementi che possano lasciarvi sotto shock, ma nel complesso è perfetto anche per chi non ami troppo la comicità. Ad arricchire ulteriormente la serie è una colonna sonora molto coinvolgente, partendo dalla sigla di apertura guidata da una batteria incalzante e vibranti chitarre elettriche, ad altri brani più nostalgici che – seppur semplici – riescono ad emozionare con una semplice voce e una chitarra acustica.
Il Baracchino, la recensione: conclusioni
Il Baracchino è una serie animata rigorosamente italiana in cui umorismo ed emozioni si fondono e creano un connubio ben riuscito. Sebbene il progetto non sia estremamente originale, gli episodi scorrono piacevolmente, grazie a battute leggere e al passo coi tempi, ma anche a una storia ben realizzata che offre numerosi spunti di riflessione. Alcuni personaggi sono meno convincenti e non è stato facile empatizzare con loro, mentre altri si sono rivelati davvero sorprendenti.
La serie è disponibile su Amazon Prime Video dal 3 giugno 2025. Nel frattempo, se avete ancora voglia di farvi due risate, in questo articolo potete scoprire tutte le novità di LOL – Chi ride è fuori 5.
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Nazione: Italia
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Redazione

Il Baracchino
Il Baracchino è la nuova serie TV italiana targata Lucky Red e Prime Video. Lo show è composto da sei episodi, ciascuno di circa 15 minuti, in cui battute esilaranti, vicende assurde e un cast improbabile di personaggi sono riusciti a intrattenerci senza troppe difficoltà. Il progetto non è particolarmente originale, ma riesce comunque ad attirare l'attenzione, a strappare qualche risata e a far addirittura riflettere su determinate tematiche. Molto interessante anche il comparto artistico in cui 3D, stop-motion, pupazzi, marionette e animazione 2D tradizionale si fondono molto bene, escludendo qualche sbavatura. Una menzione speciale va al doppiaggio, in particolare alla straordinaria Pilar Fogliati che ha interpretato Claudia alla perfezione. Altri personaggi si sono rivelati meno convincenti, ma nel complesso è una serie che dovreste assolutamente recuperare.