Hooligan: la recensione della serie di Netflix sul tifo violento

Quando la violenza ti circonda così in fretta da non lasciarti il tempo di accorgertene

Hooligan la recensione della serie di Netflix sul tifo violento

Dopo la particolare e suggestiva Hound’s Hill, Netflix ci propone una nuova serie polacca, stavolta dal titolo che non lascia dubbi sull’argomento: Hooligan, con i suoi 5 episodi, ci porta dentro la vita del tifo violento di una città polacca ai giorni nostri.

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La trama di Hooligan

Il diciassettenne Kuba si unisce a un gruppo di ultras, finendo coinvolto in una serie di crimini e violenze che segneranno per sempre il suo destino. Figlio di un pregiudicato che ha scontato 6 anni di carcere e di una donna che l’ha tradito, Kuba s’innamora di Blanca ma anche lei contribuisce alla sua rovina. E quando Kuba supera il punto di non ritorno, non si rende nemmeno conto di quanto è successo.

Il richiamo della violenza

Hooligan: la recensione della serie di Netflix sul tifo violento

I soldi facili, il richiamo del “branco”, la ricerca di uno scopo e di un disperato senso di appartenenza: la storia di Kuba non è altro che una rappresentazione di qualcosa che migliaia di ragazzi hanno condiviso, in diverse parti del mondo. Finendo tutti per pagare a caro prezzo i loro desideri.

Hooligan ci introduce a una versione contemporanea di ciò che abbiamo già visto in tanti film: il mondo del tifo violento. La miniserie polacca di Netflix si muove fra citazioni da I Soprano, legami - comprovati spesso anche dalla cronaca di tutto il mondo - con la criminalità e una visione del tifo calcistico come di un credo religioso. Kuba, il protagonista, da ragazzino con tutto il futuro davanti si trasforma in un ultras aspirante spacciatore e vittima - poi autore - di una violenza cieca, insensata, senza pietà. Gli hooligan ci mostrano senza filtri il loro stile di vita. Uno stile di vita che, proprio come nella vita reale, non è univoco o semplice: è fatto di tante cose. Kuba ha la sua ragazza, Blanca, a cui tiene molto. Ha il suo lavoro e il suo “lavoro” nel giro della droga. Ha la sua famiglia, complicata come tutte le famiglie. L’unica cosa che non ha è una guida: sceglie infatti la strada sbagliata, seguendo le orme paterne, prima ancora di capire in che razza di guai si sia cacciato.

Il contrasto fra la claustrofobia del mondo violento, delle aggressioni, degli omicidi e gli splendidi paesaggi con enormi spazi aperti, a loro volta accostati frequentemente al degrado di una città che rappresenta un universo intero. Un microcosmo di povertà e mancanza di alternative che trascina i ragazzi in un vortice.

Bisogno di evadere

Hooligan: la recensione della serie di Netflix sul tifo violento

La serie è ambientata in una Polonia contemporanea che non solo ha una forte passione per il calcio, ma vive anche una realtà in cui le tifoserie sono parte integrante della cultura urbana. La fotografia e la scenografia dipingono una Polonia grigia, triste, in cui il sole non splende mai e spesso in conflitto con se stessa. Le strade malfamate, i locali affollati e le atmosfere cupe sottolineano il senso di alienazione dei protagonisti, mentre la violenza dei tifosi diventa una forma di espressione sociale, un modo per evadere dalle difficoltà quotidiane. Finendo per ritrovarsi in luoghi, anche metaforici, da cui evadere non è possibile.

Ci viene risparmiata parte della violenza, almeno quella sugli animali, ma non ci viene risparmiato nient’altro: pestaggi mortali, storie di violenza sessuale e abusi, tematiche delicate come l’aborto.

Hooligan s’inserisce a pieno titolo nel filone delle storie che esplorano il lato più oscuro e violento del tifo calcistico. Affronta tematiche di violenza, lealtà e conflitti fra tifoserie rivali, ma lo fa anche con uno sguardo sulla psicologia dei suoi protagonisti, offrendo uno spunto di riflessione sul contesto sociale e le dinamiche di potere all’interno di questi gruppi.

L’ambiente sportivo - non a caso al centro della trama c’è anche una palestra - diventa il palcoscenico di un dramma che esamina i lati più oscuri dell'animo umano: la fedeltà cieca, la lotta per il rispetto, la necessità di appartenenza e il desiderio, appunto, di potere.

6.5

Voto

Redazione

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Hooligan: la recensione della serie di Netflix sul tifo violento

Kuba, diciassettenne cresciuto allo sbando con un padre appena uscito di prigione, è il protagonista della miniserie polacca di Netflix: Hooligan. Da ragazzino con tutto il futuro davanti, Kuba si trasforma nella vittima quasi inconsapevole di un vortice di violenza di cui si accorge tropo tardi. Dal tifo allo stadio alle attività criminali, gli ultras di Hooligan ci mostrano una Polonia divisa fra la modernità e un passato decadente che sembra impossibile lasciarsi alle spalle. Il fascino dei soldi facili, la mancanza di alternative e l’assenza di esempi degni di nota fanno di Kuba la vittima ideale di quella ricerca di senso di appartenenza che si trova alla base di tutte le tifoserie organizzate. La fotografia sempre cupa, grigia e deprimente si sposa perfettamente con l’atmosfera claustrofobica - perfino all’aperto - che pervade l’intera miniserie, ben girata ma soprattutto ben recitata sebbene non sempre avvincente per la dilatazione delle tempistiche narrative.

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