Hound’s Hill, la recensione della serie polacca di Netflix
Fra mistero e dramma, un'insolita e riuscita atmosfera.

La miniserie thriller di Netflix intitolata Hound’s Hill ci porta in Polonia, alla scoperta di una storia drammatica in una cittadina dimenticata da Dio… Ma non dal ragazzo, ora cresciuto, che subì un trauma a seguito della tragedia che sconvolse la comunità. Vent’anni dopo quell’evento, quel ragazzo ha scritto un libro sulla sua città, sulla sua storia più oscura. E quando torna per il compleanno del padre, tutti lo vedono come un nemico. Non a torto, forse.
La trama di Hound’s Hill
Mikolaj (Mateusz Kosciukiewicz) torna a
Mikolaj, un famoso scrittore tormentato da un trauma del passato e da un misterioso ricattatore, torna nella sua cittadina natale, Zyborg, in occasione del compleanno del padre Tomasz (un bravissimo
Robert Wieckiewicz). Vent’anni prima, un brutale omicidio distrusse la vita di Mikolaj e di una parte della comunità, che ha faticato a lasciarsi alle spalle quella brutta storia. Mikolaj, divenuto celebre per il libro in cui racconta proprio quella storia, è malvisto da tutti. Qualcuno gli manda inquietanti cartoline, mentre la corruzione dilagante in città, fra la sindaca e l’ambiguo individuo tedesco che la affianca, fa da sfondo a un nuovo inquietante omicidio… Sposato con la giornalista investigativa Justyna (Jasmina Polak), Mikolaj sarà costretto a fare i conti con il proprio passato. E a pagarne il conto.
Fra presente e passato, in un luogo infernale
Zyborg è tanto bella, in riva al lago, quanto decadente: la città sembra una città fantasma e la sindaca pensa solamene all’investimento in arrivo con il nuovo albergo di lusso, a discapito di una colonia in cui vivono molte persone fragili. La corruzione, lo intuiamo subito, regna sovrana.
Fra gangster russi che vivono in palazzi-fortezza, alcolisti che affogano i dispiaceri nel bicchiere rischiando di affogarci e famiglie più che allargate, Hound’s Hill dipinge un quadro inquietante di un luogo in declino insieme a tutti i suoi abitanti. Chiunque abbia la possibilità di andarsene lo fa, come Mikolaj. Ma chi resta inchiodato a Zyborg finisce in qualche modo per assorbirne la cupezza.
Justyna, che pensava di aver trovato uno scoop nella pericolosa richiesta sulla pedofilia condotta a Varsavia, si troverà di fronte a una storia ancora più sconvolgente, e che la riguarda molto da vicino.
Segreti di famiglia, tradimenti, vendette: Hound’s Hill è la storia di figli che non vanno ai funerali dei genitori, di gente che scompare senza che nessuno se ne accorga davvero, di un corpo di polizia corrotto, ma dal punto di vista puramente morale: si mette al servizio di chi comanda per pigrizia.
A Zyborg tutti si conoscono, i segreti vengono custoditi per generazioni e perfino i più insospettabili covano rancore.
Il prete locale viene minacciato, un uomo viene torturato e massacrato con dettagli raccapriccianti e dietro a tutto c’è una città che cade a pezzi, mentre si riciclano soldi sporchi e si vende - letteralmente - il territorio al migliore offerente.
Quel che succede a Zyborg resta a Zyborg
In un contesto di relazioni familiari che definire difficili è un eufemismo, La collina del segugio (questo il titolo del libro di Mikolaj, traduzione letterale del titolo della serie), Zyborg è un posto in cui al funerale del marito si va dalla vedova per farle firmare delle carte, approfittando della sua confusione. È un posto in cui la violenza regna, da sempre, e in cui denunciare le minacce non serve a impedire che diventino realtà.
Soprattutto, Zyborg è un posto in cui tutti sanno che ciò che accade deve restare lì. Entro i confini della città.
Scrivendo la storia dell’omicidio di vent’anni prima, raccontandola al mondo intero, Mikolaj ha violato la prima regola di Zyborg: non parlare di Zyborg. Sì, la citazione da Fight Club è voluta perché anche Zyborg viene regolamentata dallo stesso tipo di violenza, quella che tutti accettano e condividono, in qualche modo.
Justyna, che è cresciuta a Varsavia e lì ha sempre vissuto e lavorato, ci fa da punto di riferimento nell’osservare un microcosmo sui generis, ostile tanto agli stranieri quanto a chi ha tradito la città, lasciandola. Avendo anche l’ardire di tornarci.
Una serie cruda, con un finale simbolico
Cruda, violenta, a tratti spietata. Zyborg e Hound’s Hill sono così. Chi cresce in quel posto ne condivide i segreti e le ombre, che lo voglia o no. Il malavitoso russo e suo figlio, che rappresentano le vestigia di un impero sovietico che si è lasciato dietro solo macerie, fanno pensare a un mondo a parte. A sua volta inserito in un mondo a parte, Zyborg. Si ha l’impressione che varcando il confine cittadino si entri in una sorta di dimensione parallela, in cui le regole e le leggi in vigore nel resto del mondo non abbiano alcun valore.
Con la sua regia curata e la sceneggiatura ben costruita, ma soprattutto con un cast in grande forma, Hound’s Hill ci racconta come la ricerca della verità, nella terra dei segreti, porti solo devastazione.
Lo impareranno i protagonisti, a loro spese, mentre noi assistiamo affascinati alla storia di questo spaventoso mondo a parte.
Voto
Redazione

Hound’s Hill, la recensione della serie polacca di Netflix
Trauma, corruzione, prezzo da pagare per conoscere la verità: sono questi i temi di Hound’s Hill, la miniserie polacca di Netflix che ci dice come sia impossibile sfuggire al passato.
Personaggi complessi, un ottimo cast e un’ambientazione quantomeno suggestiva - con quel mondo a parte rappresentato dalla cittadina di Zyborg - fanno di questo thriller un prodotto che invoglia a proseguire la visione, con tanti pregi e pochi difetti. La breve parte animata, realizzata per farci vedere il mondo attraverso gli occhi di chi è diverso da noi, aggiunge valore a una storia carica di tensione, dall’atmosfera cupa e al tempo stesso ipnotica. Da vedere se amate i thriller, ma soprattutto se siete in cerca di qualcosa diverso dal solito.