Romance of the Three Kingdoms XI

Quattrocento ore. Ossia quasi diciassette giorni della vostra vita, da dedicare ad un singolo videogioco. Pochi tra noi possono dire di aver raggiunto un tale limite di dedizione ad una campagna single-player, perché di questo stiamo parlando e non delle nottate spese in LAN con gli amici, dai tempi di Starcraft in poi.
L'undicesimo capitolo della saga ispirata al romanzo cinese Romance of the Three Kingdoms, ambientato nel periodo di guerre intestine tra signori della guerra che sconvolse la Cina alla fine della dinastia imperiale Han, traccia idealmente una linea nella sabbia, sfidando i veri hardcore gamers ad oltrepassarla per ritrovarsi catturati da una sfida che ruberà loro ogni oncia di tempo libero per mesi, regalando loro ettolitri di lacrime ma anche un senso di appagamento al raggiungimento di ogni vittoria che farà dimenticare la fatica e la frustrazione dei momenti più bui.
La formula di gioco é simile, per chi ha avuto modo di sperimentarla, a quella dei capitoli precedenti. Invece di farvi gestire un singolo ufficiale e reclutare truppe di persona, tuttavia, gli sviluppatori hanno privilegiato una visione strategica più ampia, promuovendovi al rango di signore della guerra al comando di una città (all'inizio) di un certo numero di luogotenenti attraverso i quali inizierete a pianificare le vostre operazioni di conquista.
L'azione si volge quasi per intero su una grande mappa tridimensionale della Cina medievale, divisa idealmente in quadrati sui quali sposterete unità a piedi di diverso tipo, a cavallo e navali, nel tentativo di dare una spallata definitiva ad una delle opposte fazioni accrescendo i vostri domini.
L'aspetto gestionale delle città non ha la complessità di altri giochi e lo stesso vale per quello militare dove la differenziazione tra unità (arcieri, fanteria pesante spadaccini, ecc.) ha il suo peso ma non certo come in altri titoli più battle-oriented. Il più delle volte l'esito delle ostilità verrà infatti risolto a favore di chi avrà schierato un maggior numero di unità, a prescindere dalla loro composizione. Con buona pace di chi sosteneva che i tempi del “tank rush” erano finiti...
D'altronde bisogna pur comprendere che ci troviamo di fronte un titolo dai connotati strategici dove l'occhio all'aspetto tattico non può per forza di cose non essere filtrato dalla lente di un cannocchiale.
Non per questo, però, siete liberi di sperare anche per un solo istante che il gameplay di RTK11 sia semplice, essenziale e di veloce apprendimento. Il primo shock, chi non ha già sperimentato altri titoli della serie e si avvicina al marchio per la prima volta, l'avrà nel cimentarsi con il tutorial, scoprendo che impiegherà alcune ore (avete letto bene!) per finirlo e rendersi conto della complessità del sistema gestionale. Tenere sotto controllo decine di città e di ufficiali e centinaia di migliaia di soldati (stiamo parlando della popolosa Cina, ancorché medioevale, non delle Isola di Asuncion, non lo dimenticate!) non sarà una passeggiata di salute, e tantomeno il gestire i complessi menu a cascata, che ruberanno spesso preziose fette di visuale alla mappa strategica, mettendo alla prova la tenuta dei vostri nervi e le vostre capacità decisionali.
La curva di apprendimento del gioco é ripida e impervia come la parete nord del Cervino e lo rende decisamente un gioco non alla portata di tutti, assottigliando la rosa di possibili acquirenti ma, nel contempo, dando un sapore d'appartenenza ad un'elite a coloro che avranno la costanza di superare loro stessi in termini di pazienza, attenzione e concentrazione, trionfando infine contro un'IA che, al contrario dei vostri stanchi neuroni, conserva sempre un'imbarazzante quanto ovvia lucidità, anche dopo sei ore di gioco continuo.
E di ore, per completare le più di 20 missioni (meglio dire scenari) fino alla vittoria finale, dovrete dedicargliene tante. Al confronto, un titolo come all'apparenza interminabile come Oblivion vi apparirà breve.
Ne vale la pena? Come spesso accade la risposta corretta é “dipende”. Dipende dal fatto se siate o meno dei fan della tecnica, nel qual caso potreste restare delusi da un comparto grafico 3D gradevole ma tutto sommato limitato, anche se é bello veder girare bene un gioco su un PC che costi meno di uno scooter, di tanto in tanto. O da una colonna sonora piacevolmente epica ma ancora lontana dai livelli hollywoodiani di certe grandi produzioni che si fregiano di doppiatori blasonati.
O se siate o meno drogati d'azione adrenalinica. Nel primo caso, lasciate perdere e migrate altrove. RTK11 é in certe fasi lento come lo scioglimento di un ghiacciaio alpino a causa del riscaldamento globale. I turni di gioco su cui si basa rigidamente la meccanica della campagna possono durare dieci minuti come un'ora, a seconda della fase di gioco più o meno avanzata e per questa ragione sperare di sfruttare il multiplayer giocato un turno per volta su un unico PC é quantomeno utopistico, a meno di non dotare la stanza di gioco di brandine e scorte di viveri e bevande in grado di sfamare un reggimento di fanteria.
Scremata la folla dei fanatici dell'adrenalina, degli appassionati dell'RTS d'azione e dello strategico alla Axis and Allies, dove semplice é sempre e comunque sinonimo di bello, però, resta la crema dei giocatori hardcore, capaci di dedicarsi con fedeltà da carabiniere ad un solo gioco per volta per mesi. Per loro e soltanto per loro i creativi di Koei hanno pensato questo prodotto, ne siamo certi, dissuasivo più di una muta di rottweiler nei confronti di chiunque altro ma forse, proprio per questo, gratificante come niente al mondo per chi della strategia pura ha fatto una religione personale.
Voto
Redazione


