Pikmin, gli albori di un piccolo capolavoro – Recensione Switch

La recensione del remaster in alta definzione del primo Pikmin, pubblicato a sorpresa sull’eShop qualche giorno fa

Pikmin gli albori di un piccolo capolavoro  Recensione Switch

Manca meno di un mese al debutto nei negozi di Pikmin 4, un’occasione perfetta per ripassare un po' la storia del franchise, a partire dalle sue origini, risalenti a oltre 20 anni fa. Questo voleva essere il primo di una serie di articoli dedicati ai vari capitoli della saga, per analizzarne pregi e difetti, i progressi compiuti, e magari se vale ancora la pena spenderci qualcosina adesso che si avvicina l’uscita dell’ultimo episodio, potenzialmente il migliore, almeno dalle premesse. 

Ma visto che Nintendo si è premurata di pubblicare i primi due Pikmin sull’eShop giusto qualche giorno fa, ci pare opportuno iniziare questa rassegna con il remaster in alta definizione di Pikmin per Nintendo Switch (ribattezzato Pikmin 1, per qualche motivo). Questo curioso RTS, che accompagnò al day one il caro, vecchio GameCube, ha ancora le carte in regola per stupire nel 2023? Sì, figuriamoci, neanche vi lascio appesi.

Pikmin, gli albori di un piccolo capolavoro – Recensione Switch

Ripasso di botanica videoludica

Pikmin non è mai stata una delle serie di punta della casa di Kyoto, né ha mai sbancato al botteghino come i soliti mostri sacri, ma il suo discreto successo all’epoca del debutto, nel lontano 2001, non fu cosa da poco: un’IP completamente inedita (a cui sappiamo Nintendo è tendenzialmente allergica) appartenente a un genere di nicchia (specie su console) su una piattaforma nuova di zecca, durante il dominio indiscusso di PS2. 

Eppure, Pikmin riuscì a scavarsi la sua cerchia di appassionati, che tuttora persiste, con una formula di gioco fresca e originale, che ancora oggi ha ben pochi paragoni nel panorama videoludico. Il titolo viene infatti descritto come uno strategico in tempo reale, ma ha più elementi in comune con un Lemmings a caso, che non uno degli esponenti più tradizionali del genere.  

Un’esperienza in singolo che combina puzzle ambientali e sì strategia, ma intesa più come utilizzo efficiente e oculato delle risorse a disposizione, vuoi per navigare i livelli oppure affrontare le minacce che infestano la superficie. Il tutto tarato su misura per ospitare l’intero campionario di azioni e funzioni sul pad del GameCube (a cui mancavano un paio di tasti rispetto alla concorrenza), e caratterizzato da quelle atmosfere “giocose” tipiche delle esclusive Nintendo (la realtà dei fatti è ben diversa, ma sorvoliamo NdR). Dal punto di vista stilistico poi è ancora un gioiellino, con ambientazioni confezionate ad arte, dal look tanto alieno quanto familiare, che lo fanno quasi sembrare un giardino in miniatura.

Pikmin, gli albori di un piccolo capolavoro – Recensione Switch

Viaggiare leggeri, pro e contro

A distanza di alcune generazioni, Pikmin non vanta più lo stesso fascino, soprattutto ora che condivide la scena con i suoi “fratelli maggiori”. In confronto a Pikmin 2 e Pikmin 3, il capostipite è piccolo e limitato: meno specie di Pikmin, meno location, meno strumenti, meno varietà, meno pulizia in generale, vuoi controlli o meccaniche (le migliorie dell'edizione Wii, per fortuna, sono state incluse). Pikmin è una di quelle rare saghe dove ogni seguito espande e migliora il suo predecessore, non c’è nostalgia che tenga (anche se rimpiango l’assenza dei dungeon nel terzo NdR). Diciamo che se dovessimo consigliare con quale capitolo partire a chi abbraccia per la prima volta il brand, difficilmente Pikmin 1 sarebbe il candidato ideale. 

Valore storico a parte, c’è però un dettaglio che il titolo vanta rispetto ai suoi discendenti: quel feeling quasi arcade della formula di gioco, che stimola a ricominciare più volte l’avventura e a ricercare soluzioni alternative. Viene spesso menzionato il limite dei 30 giorni per recuperare tutti i pezzi dell’astronave di Olimar, oltre il quale è game over (con tanto di bad ending), e questo può scoraggiare i nuovi arrivati, ma francamente per metterci così tanto è necessario impegnarsi. 

Il sottoscritto completò l’opera qualche decennio fa in una ventina di giorni, meno in quella successiva, ben 15 in questo remaster, e c’è ampio margine di miglioramento (il record mondiale, ad esempio, è di 6 giorni, letteralmente uno per area, in appena 50 minuti). Pikmin è tanto minuto quanto compatto, si è sempre in movimento, a caccia della via più veloce e sicura per agguantare il tesoro di turno e riportarlo alla base. Dopo il tutorial iniziale al giocatore viene lasciata piena libertà, e i livelli si prestano a molteplici approcci, tra percorsi secondari e scorciatoie che premiano l’ingegno e una pianificazione rapida (e non senza qualche sacrificio).

Pikmin, gli albori di un piccolo capolavoro – Recensione Switch

Peccare d'ingenuità

Il bello di Pikmin è che in una giornata noiosa a caso si può iniziare tranquillamente una nuova partita e arrivare ai titoli di coda in serata, cosa difficile da replicare con gli altri capitoli. La penuria di contenuti viene quindi bilanciata dai ritmi frenetici e dall’elevata rigiocabilità, ma non tutto funziona alla perfezione. L’IA dei Pikmin era acerba e non è stata aggiornata, hanno tempi di reazione inconsistenti e si perdono per strada con una facilità disarmante, la presenza di un solo capitano si fa subito sentire, costringendo a fare salti mortali per accertarsi che i vari gruppi di lavoro siano al sicuro, e non sono un grandissimo fan delle bombe. 

Le peculiarità dei Pikmin rossi, immuni al fuoco, e di quelli blu, in grado di respirare sott’acqua, sono scolpite nella roccia; i gialli in origine si occupavano invece di trasportare esplosivi. L’idea di avere un’unità di artiglieria a portata di lancio è interessante, ma si corre sempre il rischio di implodere mezzo esercito alla minima distrazione, e la forte dipendenza di alcune aree dal loro utilizzo ne rendono la continua ricerca un pelo tediosa. Di gran lunga meglio l’introduzione dell’elettricità dal 2 in poi (o le nuove dinamiche per il loro utilizzo nel 3).

Pikmin, gli albori di un piccolo capolavoro – Recensione Switch

Facciamo qualche conto

A colpo d’occhio Pikmin ancora funziona, ma texture e modelli poligonali accusano il passare del tempo, e Nintendo non ha fatto molto per svecchiarli in questa nuova incarnazione. Il supporto ai 16:9 migliora la visibilità in campo, e il giroscopio simula piuttosto bene il sistema di controllo basato sul sensore di puntamento dell’edizione New Play Control! per Wii, ma il resto è stato convertito in alta definizione senza accorgimenti, e lo scarto generazionale si nota di brutto. 

Diciamo che non ci aspettavamo una completa rivisitazione del motore grafico come nel recente Metroid Prime Remastered, tuttavia date le circostanze avremmo almeno evitato di piazzarlo sull’eShop a 30 euro. Non sono un esperto di marketing, ma “realisticamente” avere Pikmin 1 a 20 euro e ridurre il costo del bundle con il 2 a 40 lo avrebbe reso molto più appetibile (e alla casa madre non ci avrebbero rimesso, siamo onesti). 

Il gioco poi viaggia a 30 fotogrammi al secondo, solidi e più che sufficienti per l’esperienza proposta, ma di nuova poca roba (forse il semplice salto ai 60 poteva causare problemi con il motore fisico?); va detto però che se come il sottoscritto avete provato solo l’originale su GameCube, passare dai 25 fps moncati dai 50hz della versione PAL ai 30 supportati dai 60hz è un miglioramento tangibile e non da sottovalutare. Esula dal discorso il comparto audio: colonna sonora, motivetti e versetti vari sono una gioia da ascoltare, e ogni singolo brano della bucolica scaletta si è rivelato un’ottima fonte di relax durante la stesura di questo articolo.

Pikmin, gli albori di un piccolo capolavoro – Recensione Switch

Pikmin

Versione Testata: Switch

7.5

Voto

Redazione

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Pikmin

Anche oggi, Pikmin si conferma un’avventura magnifica, forse inferiore ai suoi successori e ancora grezza, ma comunque più che degna di essere rivisitata, vuoi dai fan di vecchia data o da coloro che hanno scoperto la saga di recente. Tuttavia, ne stiamo valutando il remaster per Switch, e sebbene un “mero” porting in HD sia più di quanto si possa chiedere per apprezzare al meglio questo classico, il prezzo di listino imposto da Nintendo smorza non poco gli animi. Ci può stare il minimo sindacale, ma non quando Metroid Prime Remastered è lì a fissarvi, chiedendovi solo un piccolo contributo extra; non quando c’è il 2 allo stesso prezzo. Ma noi amiamo Pikmin e non possiamo che consigliarvelo lo stesso, semmai aveste l’occasione di metterci le mani sopra. Triste ammetterlo, ma con il decollo dei prezzi del retrogaming (e non sono destinati a scendere, fidatevi), questa è al momento la migliore offerta sul mercato. Se però dovete scegliere tra i due rifacimenti, puntate dritti su Pikmin 2; il bundle con entrambi altrimenti non è affatto una cattiva opzione.