La difficile recensione di Hollow Knight: Silksong

L'indie più atteso del 2025 è finalmente arrivato

La difficile recensione di Hollow Knight: Silksong

La nostra vita è costellata di credenze, fatti che diamo per assodati e cose che si sono sempre fatte così. Punti fermi su cui poggiano delicati aspetti della nostra esistenza che ogni tanto di punto in bianco cambiano e non sono più così come abbiamo sempre creduto. Succede a ogni livello, anche su grandissima scala. Scoperte che rivoluzionano la nostra concezione di ciò che esiste, come i dinosauri piumati oppure un evento cosmico o subatomico che ci costringe ad aggiustare la nostra teorizzazione delle leggi fisiche. In scala più piccola, qualche giorno fa nel mondo dei videogiochi si è verificato un evento simile con l'uscita di Hollow Night: Silksong.

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Seguito dell'indie di culto Hollow Night uscito nel 2019, Silksong è stato per quasi sette anni una sorta di leggenda metropolitana, annunciato da Team Cherry, il piccolo studio australiano autore del gioco, e poi celato al mondo per lunghissimo tempo, al punto molti avevano ormai perso le speranze. Poi, all'improvviso, la ricomparsa, l'annuncio della data di uscita ufficiale e alcune precisazioni: non ci saranno pre-order, il gioco sarà disponibile per tutti al lancio, inclusi i recensori che non avrebbero ricevuto codici in anticipo. Una piccola rivoluzione che ha cambiato per il pubblico e la stampa il modo in cui si parla di un gioco: le vendite hanno di sicuro dato ragione a Team Cherry e il crollo dei server dei vari negozi online dove il gioco era disponibile è diventato immediatamente uno spunto per memare sulla difficoltà di Hollow Knight: SIlksong. 

L’effetto sorpresa con cui Hollow Knight: Silksong si è palesato sugli hard disk di milioni di giocatori in contemporanea ha funzionato non solo sulle vendite, ma anche su come il gioco è stato percepito. Ovviamente, la peculiare strategia utilizzata da Team Cherry per la pubblicazione del gioco non è stata un mero vezzo, ma il modo migliore per guidare consapevolmente i giocatori verso un gioco che fa della scoperta uno dei momenti più gratificanti dell’intera esperienza. Giocare oggi nel 2025 un titolodi cui non si è visto praticamente nulla, di cui non è filtrato nessun rumor, è evento raro, e diventa ancora più raro se restringiamo il cerchio ai giochi graziati dallo stesso livello di hype di Silksong. A una settimana dal lancio, quanto è rimasto dunque di questo enorme entusiasmo? Tanto. 

La difficile recensione di Hollow Knight: Silksong
Nel sua semplicità, SIlksong è una gioca per gli occhi, ancora di più in movimento.

Cos'è Hollow Knight: Silksong?

Ma andiamo con ordine. Hollow Knight: Silksong è un metroidvania, ovvero un action con elementi platform ambientato in una mappa labirintica in cui è necessario trovare oggetti o ottenere abilità per accedere alle parti bloccate dello scenario. Nel caso di SIlksong, la progressione classica di questo tipo di giochi è contaminata con elementi di altri giochi e generi, su tutti i più facilmente individuabili sono soulslike e roguelike. All’inizio del gioco, poco o nulla ci viene detto di b, protagonista del gioco, delle sue abilità o della sua storia. Hollow Knight: Silksong lascia che sia la sua ambientazione a raccontare ciò che può, o la necessità a costringere il giocatore a intuire ciò che ancora non sa. Questo aspetto è riuscito al Team Cherry con un’eleganza rara: Il mondo di Hollow Knight: SIlksong è costruito con minuzia e coerenza, cunicoli interconnessi in cui ogni anfratto ha senso di esistere non solo nel contesto dell’action/platform, ma anche se concepito come retaggio di civiltà che un tempo vivevano questi spazi, ora piuttosto oscuri. Contribuisce senza dubbio al fremito la gestione della mappa, la cui versione base è un abbozzo piuttosto sommario dell’ambiente e deve essere comunque acquistata presso un NPC, per poi arricchirla di dettagli allungando altra valuta al suddetto personaggio per ogni upgrade. Questa valuta composta da rosari deve essere faticosamente guadagnata raggiungendo posizioni poco accessibili della mappa oppure sconfiggendo nemici e poi spesa prima di lasciarci le penne perdendo tutto, a meno di riuscire a ritornare al bozzolo che contiene tutti i nostri averi della vita precedente; ma tutto ovviamente dipende da quanto lontano ci si trova dall’ultima panchina di salvataggio. Ogni nuova strada imboccata in Hollow Knight: SIlksong è un salto nel vuoto in cui ci si lancia con la gioia di chi sa che un minimo di spiazzamento di fronte a un nuovo nemico (ma anche a uno già noto, molto spesso) significa morire e ricominciare. Eppure la ricompensa in termini di soddisfazione o di meraviglia è sempre tale da spingere a ripartire di fronte a decine di fallimenti. E non è una cosa che si può dire di moltissimi giochi. 

Tra i tanti motivi per cui ciò accade, l’eleganza gioca un ruolo chiave da qualunque prospettiva. Lo scenario in cui si muove Hornet è intessuto di eleganza, nel design concettuale degli spazi e nelle animazioni dei disegni che li compongono. Persino l’accostamento di elementi ripetuti all’infinito come i cespugli denota un’attenzione smisurata nel posizionamento di anche il più piccolo, singolo dettaglio. Ma è Hornet a incarnare il concetto nella sua massima forma: si muove come seta sullo scenario, attacca con l’ago e si controlla con una morbidezza capace di restituire quasi sul piano tattile tutte quelle sensazioni appena descritte. Benché procedendo nell’avventura si sblocchino abilità diverse (comunque da gestire perché gli slot utilizzabili sono risicati), il platforming rimane centrale per l’intera esperienza e il livello di precisione messo in campo deve alzarsi ben presto, quando i salti iniziano a non bastare per procedere e bisogna ricorrere ad altre meccaniche (senza troppi spoiler) ad alto rischio di fallimento. 

La difficile recensione di Hollow Knight: Silksong
Ci sarebbe da parlare anche dell'uso che SIlksong fa di colori e suoni...

È un lavoro difficile, ma qualcuno lo deve pur fare: Hollow Knight: Silksong

Per quanto ci si giri intorno, quello della difficoltà è un tema e sì, Hollow Knight: Silksong è un gioco difficile, non particolarmente più difficile di altri, ma difficile per l’intera durata con una parabola crescente. Hollow Knight: Silksong, però, non è mai scorrettamente difficile, non tende trappole, non gode nel consumare le maschere-vite del giocatore, ma lo sfida costanetemente a mettere sui tasti e gli stick del pad la versione migliore di se stesso, quella con i riflessi più pronti e i polpastrelli più scattanti. Serve allenamento, o trial&error a seconda di come si preferisca chiamarlo, ma spesso non basta. Serve impegno e concentrazione, anche nella sola esplorazione per orientarsi con i limitati strumenti e le scarse indicazioni. Hollow Knight: SIlksong pretende un certo tipo di applicazione al giocatore per poter cogliere appieno ciò che ha da offrire, e questo è indubbio, ma stringe allo stesso tempo col giocatore stesso anche un patto di onestà col giocatore da cui non transige. 

Ciò non toglie, tuttavia, che la difficoltà fosse inizialmente un po’ tarata verso l’alto, al punto da spingere Team Cherry a una limatina con la prima patch, ma soprattutto che alcune scelte di design siano risultate un po’ troppo estreme o scomode, su tutte le panchine spesso posizionate a schermate di distanza, zeppe di nemici, dai boss. Qualche scelta di design poco azzeccata ad ogni modo scalfisce solo superficialmente un lavoro nel suo complesso maestoso, soprattutto se tenuto conto della dimensione estremamente ridotta del team di sviluppo. Quel che più conta è che la difficoltà in Silksong non si percepisce come un vezzo o una strategia spillasoldi, non è il risultato di una ricerca del comparto marketing, è semplicemente come tre ragazzi australiani che hanno lavorato per sette anni su un gioco vogliano che venga fruito. Di fronte ai pochi, pochissimi casi rimasti in cui decisioni simili sono frutto di visioni artistiche o autoriali e non estrazioni di un algoritmo, forse è più utile usare un registro diverso pur senza smettere di farsi domande, anche sull’efficacia delle scelte di design compiute da Team Cherry. Forse, la dimensione ridotta del gruppo di lavoro e i tempi dilatati che ne derivano hanno semplicemente fatto sì che le meccaniche soulslike di Silksong siano arrivate un po’ troppo tardi, quando la sbornia dei soulslike ormai si è po’ rarefatta. E per quanto qualcuna possa esserci risultata indigesta, nel complesso Hollow Knight: SIlksong è un lavoro maestoso, che richiede la medesima dedizione che è stata necessaria per crearlo, e tutte le sue qualità valgono ben la pena di fare un giro fuori dalla vostra zona di confort, anche se metroidvania e giochi difficili non sono il vostro pane quotidiano.

 

Hollow Knight: Silksong

Versione Testata: Xbox Series X

9

Voto

Redazione

Hollow Knight SIlksong 01.jpg

Hollow Knight: Silksong

Ci sono pochi esempi in circolazione di giochi rifiniti e curati come Hollow Knight: Silksong. Ogni singolo elemento di gioco è frutto di uno studio accurato e di attente riflessioni affinché al giocatore arrivi esattamente ciò che Team Cherry vuole trasmettere. E la difficoltà, innegabilmente alta anche per un metroidvania, non è un fine, ma un mezzo per trasportare il giocatore attraverso un mondo che non chiede di essere semplicemente attraversato, ma svelato. 

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