La buona notizia é che stavolta non ci sono equazioni aritmetiche, algebra o radici quadre da estrarre a mente, tentando di non sentirci più incapaci di quanto in realtà non siamo davvero. Brain Assist, ennesimo titolo immolato sull'altare del fiorente ma selettivo mercato dei puzzle game, annovera nel suo repertorio (solo) 10 minigiochi di velocità, memoria, intuizione e colpo d'occhio, senza alcuna pretesa di tenere la contabilità precisa dei vostri neuroni attivi, o di valutare con approssimazioni millimetriche la vostra vera età cerebrale. Il massimo che vi chiederà, dopo che vi sarete sbattuti per un po' alla ricerca di quella forma mentale in cui, a quanto pare, siamo tutti carenti, a partire dal sottoscritto, é di cimentarvi con uno dei due test previsti, praticamente una serie di quattro prove al termine delle quali vi verrà assegnato un punteggio.
Tutto qui, senza nessuna pretesa di scientificità, nonostante che il ruolo del tutor, durante il gioco, sia stato assegnato a cinque infermierine stile manga, quattro gentili e simpatiche, la quinta pestifera, pronta ad aumentare la difficoltà della sfida nei momenti meno opportuni.
Cerca la differenza, se ce n'é una!
Colori "esagonali"? Ma che trip é mai questo?
Dannazione!
Se siamo indubbiamente grati agli sviluppatori della SEGA per questo gesto forse inconsapevole di umiltà, siamo tuttavia meno indulgenti quando si tratta di valutare il gameplay del titolo nel suo complesso, costretti per forza di cose a rilevare come l'approccio sia da un lato eccessivamente semplicistico e, dall'altro, frustrante per come le prove vengono proposte, spesso costringendo il giocatore a compiere virtuosismi di precisione con lo stick pur di farsi riconoscere dal sistema la risposta prima dello scadere del tempo limite previsto.
La varietà dei minigiochi, che avrebbe dovuto essere uno dei punti di forza del titolo SEGA, non convince del tutto, riducendosi di fatto ad una riedizione di alcune vecchie glorie da Settimana Enigmistica (come Trova la differenza) accostate a giochini che più che l'intelligenza finiranno per mettere a dura prova la nostra pazienza.
A quanto pare, il sistema sarebbe in grado di riconoscere il nostro stile, elevando il livello di sfida, preannunciato dalla fatidica apparizione di Eva, l'infermiera cattiva (lo so che detto così fa un po' film erotico sulle SS anni Settanta, ma...). Il che ci permetterebbe, in teoria, di giocare e rigiocare con un dato minigioco per ore prima di raggiungere un grado di difficoltà tale da risultare sfidante per il nostro cervello super performante.
In realtà, però, molto spesso questi salti di livello saranno tanto improvvisi da metterci in crisi, costringendoci di colpo a passare dal piacevole intrattenimento al free climbing su pareti di cristallo, nel disperato tentativo di terminare la performance (ad esempio mandare a memoria numeri che scorrono sul monitor a velocità di curvatura) in tempo utile. Ci sarà certamente là fuori qualcuno cui piace divertirsi così, non discuto. Ma non credo che un simile criterio di gameplay possa trovare riscontro da parte della maggioranza dei potenziali acquirenti di un titolo del genere.
La grafica colorata, perlomeno, fa del suo meglio per trasmettere un'immagine simpatica e accattivante del gioco, accompagnata da qualche musichetta stile coin-op giapponese che, perlomeno nelle prime due ore di gioco, non risulta eccessivamente molesta (dopo potete sempre escludere il volume, no?). Il comparto tecnico, in ogni caso, non é certo quel qualcosa in più che potrà garantire al gioco di emergere, specie in un settore dove, per fare un esempio, i titoli della serie del dr.Kawashima continuano a dettare legge, nonostante abbiano un aspetto grafico che riuscirebbe a far sembrare allegra la mensa aziendale degli operai in una fabbrica di trattori nella Germania Orientale degli anni Sessanta.
Né riesce a fare molto un multiplayer single e multi card, fino a 4 giocatori, là dove l'unico confronto possibile con altri avversari umani é nel paragonare l'un l'altro la qualità dei propri risultati personali. Brain Assist riesce a stancare e a farsi dimenticare dal giocatore medio, abituato a ben altro, dopo un paio d'ore al massimo di gioco. Non é davvero molto per un titolo firmato da un marchio tanto prestigioso ed é davvero pochissimo per farsi pagare il prezzo pieno d'acquisto. Se il vostro cervello brama di fare esercizio, stavolta, meglio orientarsi sul “quesito della Susi”!
Si cambia gioco ma la noia resta la stessa.
Non é un gioco di corse (purtroppo!)
All'esame di scuola guida per poco non mi bocciavano, per questo...
Il filone dei puzzle game, mascherati alla meglio da giochi utili ad addestrare la nostra intelligenza, il nostro colpo d'occhio, i riflessi, la capacità di calcolo o qualsiasi altra cosa si voglia, non accenna a nessuna battuta d'arresto. Mi verrebbe d'aggiungere purtroppo perché quando si scava troppo in un genere, si rischia di raschiare il fondo di un barile che, per forza di cose, non é infinito. Brain Assist, nonostante l'illustre blasone SEGA, non riuscirà nemmeno con un colpo d'imprevedibile fortuna a raggiungere la top 10 del suo genere su un mercato che accusa segnali di saturazione sempre più allarmanti. Il popolo del DS, dopo anni di dr. Kawashima, ha sicuramente voglia come tutti di novità. Ma non bastano una palette di colori sgargianti e qualche variazione sul tema per garantirsi il successo, quando il piatto del gameplay é pieno solo a metà.
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