Saltburn: recensione del film di Emerald Fennell con scene mai viste prima

Salburn è un film con scene che sicuramente non avete mai visto prima. Ecco la recensione senza spoiler e senza trama di un film che scava in profondità nel mondo di oggi.

Saltburn recensione del film di Emerald Fennell con scene mai viste prima

Oxford. Una delle università più prestigiose del mondo.

Il ragazzo ricco, popolare, pieno di amici e di ragazze. Il ragazzo al centro del mondo. E poi il ragazzo povero, con la borsa di studio. I vestiti di seconda mano. Uno sfigato senza amici.

Un incontro casuale, la nascita di un’amicizia, l’invito per l’estate. A Saltburn.

Saltburn è un posto. Una tenuta. Il simbolo stesso di uno stile di vita che noi comuni mortali non riusciamo neanche a immaginare.

Con dei segreti, difficili da immaginare. Con degli scopi, difficili da immaginare.

Con persone perverse. A un livello difficile da immaginare.

Non leggete la trama di Saltburn. Non preparatevi a ciò che vi aspetta. Non potreste comunque farlo. E se ci provaste, perdereste il senso stesso di questa storia. Una storia lunga - 132 minuti di film - disponibile dal 22 dicembre su Prime Video che vi resterà dentro. Anche se non vorreste. Perché è la storia di questo mondo. Di questa società. Delle bugie e degli inganni che ci circondano. Delle apparenze dei ricchi e della sostanza che non è mai quella che sembra.

Saltburn: recensione del film di Emerald Fennell con scene mai viste prima

La recensione di Saltburn: viaggio nella perversione umana

Ci sono due motivi per cui Saltburn è vietato ai minori di 18 anni.

Il primo sono un paio - tre, in effetti - di scene a sfondo sessuale, di cui una nemmeno di sesso, in effetti, che si possono definire piuttosto audaci. Scene in cui la perversione - tematica dominante del film, in tante declinazioni - viene messa in evidenza per caratterizzare tutti i protagonisti. Tutti. Dal primo all’ultimo.

Il secondo motivo è il cinismo più spietato, crudele e al tempo stesso naturale che abbiate mai sentito. Il cinismo dei ricchi e viziati, il cinismo di chi ha tutto e finge - finge solamente - di preoccuparsi di chi non è come lui. O lei.

Il cinismo che diventa una sorta di perversione, caratterizzando tutti i protagonisti. Dal primo all’ultimo.

Non c’è bisogno che te lo dica, vero? Lo sai già.

Sì, lo sappiamo già. Fin dalla prima sequenza del film. Ma in qualche modo tendiamo a dimenticarlo, mentre seguiamo la storia.

Siamo talmente concentrati, impegnati per cercare di capire Oliver, che Felix diventa per noi ciò che è stato per lui: una specie di miraggio. Osservato da lontano. Senza mai riuscire a raggiungerlo. Senza mai riuscire a capirlo davvero.

Oliver e Felix sono due lati della stessa medaglia: l’essere umano. Vengono messi continuamente a confronto, mentre seguiamo la storia e mentre poi, costretti, la riviviamo secondo un altro punto di vista.

Il confronto non appare immediato. Non è evidente. Ma alla fine è quello che resta. In un certo senso, Felix è diverso dal resto della sua famiglia. E il resto della sua famiglia è come Oliver.

Veniamo messi di fronte alla sconcertante realtà che ci divide in categorie.

Categorie ampiamente rappresentate dal film, da Saltburn, dal mondo che ci gira intorno. Siamo Duncan (Paul Rhys, Charlot - Chaplin)? O Farleigh (Archie Madekwe, See)? Siamo Felix (Jacob Elordi, Euphoria)? Oppure siamo Venetia (Alison Oliver, Conversations with Friends), o magari la povera cara Pamela (Carey Mullingan, Una donna promettente)?

Non importa. L’importante è riconoscere le categorie. E augurarsi che nessuno appartenga alla stessa di Oliver, uno straordinario Barry Keoghan (già visto in Dunkirk, Gli spiriti dell’isola, Il sacrificio del cervo sacro).

Dev’essere stata una vera sfida, per lui, interpretare questo film. Ma anche per noi è una sfida guardarlo.

Saltburn: recensione del film di Emerald Fennell con scene mai viste prima

Tanti tipi di perversioni

Come dicevo, la perversione viene declinata in tanti modi in Saltburn. Se pensate (solo) al sesso, siete fuori strada. Qui siamo di fronte alla perversione dei nostri tempi, che separa i ricchi dai poveri e permette ai primi di dire e fare cose considerate assolutamente fuori luogo dalle persone normali.

Ma i ricchi, si sa, possono permettersi tutto. E mentre i ricchi diventano sempre più ricchi, i Duncan del mondo assistono alle loro perverse abitudini. Succeda quel che succeda, ci si mette a tavola per tempo e si pranza. Punto.

Dire tutto ciò che ci passa per la testa, atteggiarsi a superiori - evidentemente senza esserlo - prendere in giro la cultura e le abitudini degli altri: una perversione contemporanea. Ampiamente alimentata dai social network.

Approfittarsi della buona fede delle persone, illuse da ciò che vedono e che non corrisponde affatto alla realtà.

Fare leva sui sentimenti altrui, spingendo tutti a credere in ciò che non siamo davvero.

Arrivare a comprare la pace della propria casa, perché si sa che il denaro può comprare qualsiasi cosa.

Esibire i corpi macellati degli animali, i loro occhi che hanno visto e vissuto lo strazio, come se non contassero nulla. Ribadendo la propria presunta superiorità. L’uomo sull’animale. L’uomo sulla donna. L’uomo sull’uomo.

Il nostro mondo - la pandemia l’ha ampiamente dimostrato - è un mondo fatto di continue prevaricazioni. I ricchi, i belli e i potenti costruiscono imperi mentre le persone normali faticano per sbarcare il lunario. Il divario si amplia sempre di più mentre il pianeta subisce prevaricazioni di cui molti fingono di preoccuparsi e a moltissimi non importa un fico secco, come si dice.

Tutto, oggi, rimanda spesso alla prevaricazione. E non è, la prevaricazione, l’essenza stessa delle perversioni umane?

Saltburn è il centro del mondo

Emerald Fennell, attrice e produttrice, regista e sceneggiatrice premio Oscar per Una donna promettente (altro film incentrato sulla prevaricazione), scrive e dirige una storia in cui Saltburn diventa il centro del mondo, ma anche un mondo a sé. Distante da quello che conosciamo.

Non era facile mettere insieme queste due esigenze, eppure Saltburn ci riesce. Nel senso che è la sua rappresentazione. Un microcosmo in cui tutto, dall’arredamento agli ospiti, è metafora del modo in cui possiamo porci nei confronti degli altri, della società, della vita stessa.

Nessuno di noi probabilmente è mai stato ospite di un posto come Saltburn, né ha mai frequentato persone come Elspeth (Rosamund Pike, attrice che personalmente adoro, già vista in Orgoglio e pregiudizio, L’amore bugiardo, La ruota del tempo).

Eppure, riconosciamo le Eslpeth che abbiamo conosciuto in un personaggio che si permette di dire e fare qualsiasi cosa con la protezione - perché questo è, inutile girarci intorno - del suo status sociale.

Saltburn: recensione del film di Emerald Fennell con scene mai viste prima

Oxford, il tempio della conoscenza. Saltburn, il campionario della società moderna, privilegiata e non.

Ci sono infinite riflessioni sui dialoghi, i gesti, gli atteggiamenti, la musica di Saltburn.

Quando avrete finito di vederlo, ve ne accorgerete. Vi ritroverete a ripensare a qualcosa che emerge da ciò che la vostra mente elabora su queste immagini. Oppure, semplicemente, sarete consci di aver assistito a una storia che ci racconta , nell’era degli influencer, come le apparenze ingannino e le perversioni siano l’unica fonte di ispirazione per certa gente.

A prescindere da come vedrete, vivrete e farete vostra la storia di Saltburn, posso garantirvi una cosa: non avete mai visto parte di ciò che vedrete guardando questo film. Mai.

Saltburn

Rating: V.M. 18

Durata: 132'

Nazione: UK

8

Voto

Redazione

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Saltburn

Saltburn, scritto e diretto da Emerald Fennell (Una donna promettente), è un film che si è meritato il famigerato “vietato ai minori di 18 anni” in un’epoca in cui aprire il cranio di un uomo e dargli da mangiare il suo stesso cervello non fa più impressione. Ma no, non è un horror. Non è nemmeno un thriller, a dirla tutta. È semplicemente una messa in scena delle perversioni - declinate in ogni forma possibile - della società contemporanea.

Il film di Prime Video, con un eccezionale Barry Keoghan e la sempre perfetta Rosamund Pike, è una storia che sarete costretti a rileggere col senno di poi, alla fine. Succede abbastanza frequentemente, con i film, ma stavolta sarà diverso. Perché a turbarvi, disturbarvi e costringervi a guardare la perversione dell’animo umano dritta negli occhi, non sarà il finale, bensì l’intera storia. Dalla prima all’ultima scena.

I personaggi rappresentano le categorie in cui, volenti o nolenti, tutti gli uomini e le donne si dividono. Mentre sullo schermo scorrono immagini a volte spensierate e a volte insostenibili, la mancanza di empatia e il totale egoismo che gli ultimi anni hanno evidenziato essere molto più diffusi di quanto pensassimo (o sperassimo) giocano un ruolo fondamentale nel parlarci della società di oggi. Un mondo in cui la prevaricazione, essenza stessa del concetto di perversione, finisce per essere la chiave di lettura di ogni rapporto, ogni amicizia, ogni scuola, ogni famiglia.

Saltburn è la storia di due ragazzi, il ragazzo ricco e privilegiato, popolare e sicuro di sé e il ragazzo povero, con la borsa di studio e la famiglia disfunzionale, che s’incontrano e danno vita a un’improbabile amicizia. Ma niente, nemmeno il loro legame, è ciò che sembra. Nell’era degli influencer, Saltburn ci mette di fronte alla brutale verità: tutto ciò che vediamo è costruito. Pianificato. Studiato da qualcuno per avere un certo effetto su di noi. Vi sembra troppo, per un film? Aspettate di guardare ciò che non avevate mai visto prima…