Recensione Glass

Non entrate in sala aspettandovi un epilogo, questo è solo un esordio

Dal disastro del “Eastrail 177” sono passati 19 anni e in sala tornano i suoi protagonisti per il loro epilogo. Glass, in uscita il 17 gennaio, riporta in scena Bruce Willis nei panni del predestinato, Samuel L. Jackson in quelli del protagonista della pellicola, e James McAvoy in quelli di Kevin Wendell Crumb con la compagnia delle sue restanti 10 personalità. Riuscire a creare una conclusione, e non deludere le aspettative dopo Unbreakable e Split, deve essere stata un’impresa titanica per M. Night Shyamalan, e per la gran parte della critica non essere andata a buon fine.


Il regista, come ha già fatto con i due precedenti film, prende il suo tempo per poter raccontare il background dei protagonisti. Racconta le loro convinzioni, i loro traumi, i loro affetti e ciò che hanno perduto; eventi in grado di legare i 3 uomini in modo quasi insolubile. Passato e presente si fondono nel montaggio, mettendo in luce scene tagliate in precedenza rendendole chiave di volta per l’intera narrazione. Ci si rende conto di aver osservato un grande arazzo che si apre verso l’infinito e che, in realtà, il tutto sia l’inizio e non una fine.

La bravura degli elementi scelti nel cast e un buon uso del sonoro sono in grado di ritmare il film anche quando i dialoghi rischiano di diventare pretenziosi se non, addirittura, tediosi. James McAvoy è essenziale per poter attivare la scena, la sua scissione nelle varie personalità cattura lo spettatore tanto da permettergli di comprendere chi dei dieci stia interpretando. Inquietante come Bestia, tenero come Hedwig o meticoloso come Patricia, attraverso Casey, la ragazza che ha risparmiato allo zoo, mostra quanto il loro reale nemico non sia il bene, ma la fragilità dell’umano. Sarah Paulson conferma, ancora una volta, il talento di cui è dotata, mostrandosi angelicamente perfetta nonostante il suo ruolo.

Il montaggio sonoro riporta alla mente il clima di Unbreakable, in alcuni punti la musica è la stessa, ma diventa incisivo durante la lotta. Particolarissimo è, infatti, il sottofondo del vetro che si rompe paragonato ad alcuni impatti fisici.

L’immaginario dei supereroi si sta sempre più ampliando, grazie ai consolidati blockbuster del Marvel Cinematic Universe o della Dc Entertainment, abituando il pubblico a specifici stereotipi che in questa pellicola vengono completamente sovvertite. Mr. Glass ha già esposto la sua tesi: le storie patinate delle fumetterie non sono altro che l’esagerazione di quel che qualcuno ha già visto, ma non siamo in un universo fantasy o su una qualche versione immaginifica della terra, siamo ai giorni nostri.


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Recensione Glass
5

Voto

Redazione

Recensione Glass

Quella che si delinea in scena è una lotta, in cui bene e male non sono realmente tracciati, in cui l’equilibrio dell’ordinario cerca di annichilire lo straordinario cavalcando quel dubbio che da sempre ha permeato l’atmosfera dei capitoli precedenti: “Sono loro affetti da un qualche delirio di onnipotenza o sono straordinari davvero?” Non resta far altro che andare in sala per poterlo scoprire!