Presence – L'edizione 2K del film di Steven Soderbergh

Nuova opera di caratura del grande cineasta americano qui non solo regista, ma l'edizione meritava di più

Presence - L'edizione 2K del film di Steven Soderbergh

Steven Soderbergh continua a muoversi con una libertà creativa che pochi registi mainstream possiedono, e Presence ne è l’ennesima dimostrazione. Presentato come un film “di fantasmi”, in realtà il nuovo lavoro del cineasta statunitense si rivela un’osservazione intima su una famiglia americana alle prese con un lutto irrisolto, avvolta però in un’atmosfera che tende costantemente al perturbante. La sceneggiatura di David Koepp, autore veterano di blockbuster e thriller sovrannaturali (Spider-Man 2002, Mission: Impossible 1996, Black Bag tra i tanti), permette al regista di costruire un film minimale ma sorprendentemente incisivo.

L’elemento più curioso dell’operazione è la scelta del punto di vista. Presence non segue i personaggi nel senso tradizionale, ma adotta lo sguardo dell’entità che abita la nuova casa in cui la famiglia si trasferisce. Non si tratta di un trucco narrativo estemporaneo: l’intero film è costruito su questa prospettiva, con lo spettatore intrappolato tra le pareti dell’abitazione, proprio come la presenza che vi alberga. La narrazione procede per blocchi di piani sequenza, supportata dall’uso del grandangolo, trasformando ogni movimento dei personaggi in un evento quasi coreografico, mentre l’illuminazione neutra e realistica accentua la sensazione di trovarsi fisicamente nello spazio, come parte invisibile della routine domestica.

Denso e coinvolgente horror psicologico

In tale contesto immersivo, il cuore emotivo del film è la giovane protagonista interpretata da Callina Liang. Più di ogni altro è lei a proiettare nel racconto una fragilità contagiosa: il dolore per la recente perdita di un’amica, che la sceneggiatura tratta con delicatezza e solo apparentemente collaterale agli eventi, è il vero motore drammatico. Liang offre un’interpretazione sorprendentemente matura, fatta di una ricca espressività che comunica più dei dialoghi stessi. Al suo fianco Lucy Liu e Chris Sullivan, genitori persi nella difficile comunicazione in un matrimonio che non funziona più, ancor più smarriti di fronte a fenomeni inspiegabili.

Soderbergh non cerca il brivido facile né la costruzione di spaventi da manuale. La sua è una regia che gioca sull’attesa, sulle distanze, su ciò che rimane fuori campo o appena accennato. Le scene in cui la famiglia si allontana dall’abitazione e lo sguardo dell'entità rimane fisso su di loro, da dietro un vetro, condensano alla perfezione lo spirito del film: malinconico, inquieto, quasi affettuoso. C’è un sottotesto che parla di solitudine, di legami che persistono oltre la morte, di presagi e case che conservano emozioni e anime come fossero impronte.

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Presence: sperimentazione totale

Presence non pretende di reinventare il cinema horror, né di essere una riflessione filosofica sul soprannaturale. È un’opera intima, costruita con rigore formale e l’ambizione di osservare il dolore da un’angolazione inusuale. Il risultato è un film che rimane addosso per la sua (in)quieta originalità e la delicatezza con cui affronta temi che potrebbero facilmente scivolare nel melodramma, con un evento shockante nella parte finale e una risoluzione altrettanto intensa. Ancora una volta questo grande regista dimostra che la vera sperimentazione non sta negli effetti speciali, ma nel modo in cui scegliamo di guardare una storia.

Eclettico nelle sue opere anche rispetto all'hardware, che in questo caso vede l'impiego di Sony Alpha 9 Mark III (video circa 20 Megapixel), fotocamera di eccellenza ma certo non progettata per il cinema digitale, il cui corpo macchina è acquistabile a circa 6.000€. La dimostrazione che anche con un simile rig di camere è stato possibile realizzare riprese artisticamente eccellenti. Dati tecnici in rete confermano il girato 4K nativo, da cui si è partiti per la realizzazione dell'edizione migliore per il mercato italiano. 

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Presence 2K - Come si vede

Formato immagine 1.78:1 (1920 x 1080/24p), contrariamente alle aspettative stavolta siamo di fronte a una scelta troppo al risparmio su BD-25 singolo strato. Al netto di una visione che rende in grossa parte giustizia al lavoro del cinematographer "Peter Andrews" (pseudonimo dello stesso Soderbergh), dove ci si rende conto delle limitazioni nell'encoding con accenni di banding e “rotture” nelle sfumature cromatiche sui muri nelle scene in penombra. Spettacolo che resta comunque godibile anche su schermi di grandi dimensioni, con un'ottima ricchezza cromatica e notevole profondità dei neri.

Presence 2K - Come si sente

Disco singolo strato che con buona probabilità ha condizionato anche la scelta delle tracce audio a soli 16 e non 24 bit. DTS-HD MA 5.1 italiano e inglese di dignitosa resa, favorendo i dialoghi dal centrale e solo in alcuni momenti favorisce la colonna sonora e gli effetti, con presenza anche dai canali anteriori L/R ed eco dal fronte rear. Immaginiamo che il risultato complessivo non sarebbe poi così distante dall'offerta del disco UHD statunitense che offre per contro il Dolby TrueHD 7.1 con oggetti ATMOS.

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Presence 2K - Gli extra

In egual misura l'opera avrebbe meritato approfondimenti sulla realizzazione, e anche qui siamo davvero ai minimi termini con gli extra e il solo trailer, peraltro assente dalle pubblicazioni USA. Incluso libretto approfondimenti testuali a cura di Nocturno; sovracoperta cartonato.

Presence

Durata: 85'

Nazione: Stati Uniti

7.5

Voto

Redazione

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Presence

Girato con camere non professionali Sony Alpha Mark III, riprese curate dallo stesso Soderbergh e sceneggiatura di David Koepp. Opera di rilievo che meritava molto più spazio tecnico su disco di quanto non abbia ricevuto anche negli USA.

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