Perfect Blue – L'edizione 2K dell'opera iconica di Satoshi Kon
Identità frammentate e la cultura degli “Idol” nel cinema del regista di "Millennium Actress" e "Tokyo Godfathers"
Il primo lungometraggio di Satoshi Kon è proprio Perfect Blue (1997), certo meno raffinato rispetto ai successivi lavori come Millennium Actress (2001), Tokyo Godfathers (2003), Paranoia Agent (2004) e Paprika (2006), ma possiede ancora oggi una certa forza. Con echi dal giallo italiano e autori come Dario Argento e Lucio Fulci quanto ai contemporanei dell'animazione giapponese, Perfect Blue è un racconto inquietante sulle identità frammentate, la paranoia e gli effetti corrosivi dei media sui chi è sotto i riflettori.
Si inizia con un'ambientazione fantascientifica: una scena di un tokusatsu stile Power Rangers che si rivela parte di uno spettacolo teatrale per il popolare gruppo musicale idol Cham! Una delle cantanti è Mima Kirigoe, che decide di lasciare la band per intraprendere la carriera di attrice, sostenuta dalla manager ed ex idol Rumi Hidaka e dall'agente Tadokoro, benché alcuni fan non accettino il cambiamento: uno in particolare è uno stalker che si fa chiamare Me-Mania che la prende piuttosto male.
La vita di Mima inizia a scivolare in un incubo quando scopre un sito web chiamato "Mima's Room", blog che sembra scritto da lei stessa ma di cui non ha alcuna conoscenza. La sua carriera di attrice la porta in territori sempre più oscuri, culminando in una scena di stupro che accetta di interpretare per una serie televisiva e che la segna profondamente. Da quel momento Mima inizia a perdere cognizione di ciò che la circonda, incapace di distinguere dalla finzione mentre i cadaveri si accumulano e la sua sanità mentale si sgretola.
La cultura dell'idolo e la mercificazione delle celebrità
Realizzato con la supervisione del Katsuhiro Otomo (Akira), Perfect Blue è la palese dimostrazione che l'animazione giapponese è arte senza riserve, opera matura e stimolante che sfida continuamente le aspettative. Con temi legati allo stalking online, la perdita di identità e l'ossessione per la superficialità della cultura (J)pop, il film di Kon appare oggi più che mai profetico. In un'epoca post “MeToo”, il messaggio centrale sulla mercificazione delle giovani donne nell'industria dell'intrattenimento è ancor più significativo. La scena dello stupro nel film è piuttosto disturbante nonostante sia "solo" finzione per una serie TV, con pause per i cambi di inquadratura: ciò ha consentito di sottolineare ulteriormente la brutalità psicologica dell'evento aggiungendo un ulteriore strato di realismo.
Tratto dal romanzo di Yoshikazu Takeuchi, scrittore esperto di cultura Otaku legata agli appassionati di manga e anime, il film accende i riflettori sul fenomeno giapponese noto come “idoru”, pop star altamente controllate la cui vita e carriera sono completamente gestite dai giganti dei media: ogni momento della loro esistenza pianificato, sostituite quando non più in grado di mantenere il successo. “Prodotti di consumo” con una pericolosa “data di scadenza”.
Slasher atipico
Con l'evolversi della trama Mima cade in una spirale di auto disprezzo, vita e carriera si sfilacciano, la fusione tra i diversi piani della realtà è costante, passando continuamente dalla vita quotidiana ai ruoli interpretati finendo perseguitata da allucinazioni. Un'immagine riflessa in ogni dove crea una doppia identità che la tormenta: la sua personalità si frantuma al punto che nessuno, lei o il pubblico, riesce più a capire quale sia la sua vera identità.
Questa complessità si riflette anche nella struttura narrativa, che presenta numerosi rimandi interni: scene che si ripetono con variazioni, anticipazioni di eventi futuri e continui salti tra realtà percepita e immaginazione. Probabilmente non è sufficiente una sola visione del film per cogliere tutti i dettagli e i livelli di significato presenti. A tratti estremamente violento e trasgressivo, ha transizioni da slasher atipico, in cui le vittime sono esclusivamente maschili e le protagoniste femminili sopravvivono benché segnate nella psiche. Benché ricco di messaggi e denso di significati il film non brilla per la qualità dei disegni, specialmente quando non si tratta di primi piani o inquadrature corali, con dettagli approssimativi e una tecnica artistica poco brillante.
Anticipatore di ossessive pulsioni digitali
L'impatto di Perfect Blue si è esteso anche al di fuori del mondo dell'animazione, essendo arrivato a influenzare registi come Darren Aronofsky. Quest'ultimo acquistò i diritti del film con l'intento di realizzarne un remake che non vide mai la luce, arrivando a essere accusato di plagio dopo Requiem for a Dream (2000), nel momento in cui Marion (Jennifer Connely) è nella vasca da bagno.
Echi delle tematiche di Perfect Blue affiorano anche nel successivo Black Swan (2010), nonostante Aronofsky abbia sempre negato di essersi ispirato direttamente al lavoro di Kon. Il film esplora senza meno i pericoli della crescente ingerenza della tecnologia e del web, anticipando temi oggi più che mai rilevanti come il cyber-stalking e l'ossessione per la vita privata delle celebrità. Questo aspetto di Perfect Blue lo rende un film maledettamente attuale e capace di dialogare con il presente anche a distanza di così tanto tempo dal suo esordio nelle sale giapponesi.
Perfect Blue - Come si vede
Produzione segnalata partendo da negativo 16 mm e 35 mm, formato immagine originale 1.85:1 (1920 x 1080/23.97p), codifica AVC/MPEG-4 su BD-50 doppio strato. Il risultato tecnico per le immagini è variabile, con tanti passaggi soft e inferiore contrasto limitando i dettagli specie nelle inquadrature più scure. In alcuni momenti i particolari in background si confondono tra grana e compressione, in altri si notano panoramiche scarsamente dettagliate che presentano aliasing, nemmeno si trattasse di rescaling di materiale a risoluzione video SD. Ricchezza cromatica evidentemente influenzata dalle scelte stilistiche con passaggi meno brillanti, altalenante la profondità dei neri. Risultato che lascia ulteriori perplessità sul tappeto considerando che il film viene riportato come “masterizzato in 4K”, come recita il trailer dell'uscita cinema.
Perfect Blue - Come si sente
Doppia traccia DTS-HD Master Audio 5.1 canali italiano e giapponese (sempre 24 bit), la resa tecnica è buona per la localizzazione nostrana mentre con la giapponese si potrebbe percepire una leggera inferiore dinamica d'insieme, anche se l'ascolto in originale restituisca tutto un altro mood al racconto. L'ascolto multicanale vale la pena per restare maggiormente coinvolti all'interno della discesa nella follia di Mima e degli eventi sempre più incontrollabili.
Perfect Blue - Gli extra
Doppio trailer per la prima e seconda uscita cinema italiana, trailer originale dell'epoca, trailer italiano alternativo. Sopra a tutto l'incontro con il regista suddiviso in 3 “lezioni” per un totale di circa 41' minuti con approfondimenti sul concept dell'opera, scene tagliate e la psicologia dei personaggi. Sottotitoli in italiano.
All'interno del box amaray è incluso il DVD con la versione SD del film e un prezioso libretto di 43 pagine con bozzetti dei personaggi, scenografie e intervista in italiano al regista.
Rating: V.M. 14
Durata: 78'
Nazione: Giappone
Voto
Redazione
Perfect Blue (1997)
Thriller psicologico ed esplorazione dell'alienazione moderna, Perfect Blue arriva in un'edizione Full HD 2K con luci e ombre sulla qualità video, dove in qualche passaggio affiora la compressione e alcune panoramiche presentano aliasing. Nel complesso uno spettacolo che resta tale anche su grande schermo, ma ci saremmo aspettati di più da una codifica che teoricamente dovrebbe essere partita da master 4K. Audio dignitoso, l'originale ha una marcia in più nonostante il mezzo gradino in meno quanto a dinamica. Da non perdere l'extra in 3 "lezioni" in compagnia del regista che approfondisce le tematiche del film.