Il castello invisibile, recensione: in fuga dai bulli, nelle fauci del lupo

Il film animato di Keiichi Hara racconta la piaga del bullismo scolastico da una prospettiva fantasy: la recensione de Il castello invisibile.

Il castello invisibile recensione in fuga dai bulli nelle fauci del lupo

In Giappone continuano a essere scritti romanzi e prodotti film che affrontano il problema del bullismo in età scolastica. Da lettrice di manga di lunga data ricordo titoli letti 10, 20 anni fa, quando avevo ancora l'età dei protagonisti di queste storie: adolescenti che per qualsiasi motivo vengono tormentati o crudelmente ignorati dai propri coetanei e compagni di classe.

La forza di una storia come "Il castello invisibile", romanzo di successo del 2017 a firma di Mizuki Tsujimura, poi divenuto manga e infine film animato, sta proprio nel sottolineare come questo processo si perpetui in modo sistematico e continuo. In ogni scuola, ci sono ragazzi che non osano mettere piede in classe.

Questo concetto viene gradualmente compreso da Kokoro e dagli altri sei giovani protagonisti di una storia interamente incentrata sul mistero di un castello e della sua piccola proprietaria, Mr. Wolf. Un castello che può realizzare un solo desiderio, ma bisogna trovare una chiave e seguire delle regole, poiché chi le infrange rischia di venire divorato da un lupo.

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Nonostante alcune rigidità e uno stile d'animazione poco memorabile nel character design, a tratti "Il castello invisibile" riesce a commuovere. Lo fa non tanto quando si focalizza sul presente doloroso dei personaggi, ma nell'approccio pragmatico con cui ribadisce che il trauma del bullismo è affrontabile e superabile, da tutti, con il giusto approccio.

"Il castello invisibile" forse non pone fine a questo fenomeno, ma vuole toccare il cuore di coloro che hanno subito, nel presente e nel passato, cattiverie e angherie come quelle affrontate dalla protagonista Kokoro, rassicurandoli. Con il tempo, tutto passerà e sarà possibile superare il trauma per ritrovare la felicità.

Continua a leggere la recensione di "Il castello invisibile" di Keiichi Hara:

La trama de "Il castello invisibile"

Kokoro è una ragazzina giapponese che frequenta il secondo anno delle medie, almeno in teoria. A scuola non ci va più, bloccata da un dolore allo stomaco. Una compagna di classe l'ha presa di mira, isolandola e rendendola oggetto di crudeli scherzi e minacce.

Intimidita e isolata dalla sua unica amica, Kokoro sogna che qualcuno le dimostri un po' d'affetto. Un evento magico potrebbe consentirle di realizzare questa sua fantasia disperata. Un giorno di maggio, il suo specchio in camera da letto si illumina e Kokoro viene sbalzata dentro un castello su uno scoglio in mezzo al mare.

Il castello invisibile, recensione: in fuga dai bulli, nelle fauci del lupo

Ad accoglierla c'è una bambina il cui volto è coperto da una maschera da lupo. La piccola le spiega che lei e altri 6 ragazzini potranno frequentare il maniero fino al marzo successivo, usando gli specchi come via d'ingresso e uscita. Chi di loro troverà la chiave nascosta potrà esaudire un singolo desiderio.

I ragazzi cominciano a frequentare il castello e diventano amici via via. Tuttavia, della chiave non c'è traccia. Chi di loro esaudirà un desiderio? Il gruppo accetterà di rinunciare alle memorie create in questo luogo magico e misterioso e alla propria reciproca conoscenza? Infatti, quando verrà esaudito il desiderio, tutti dimenticheranno gli altri e quanto è successo.

Cosa funziona e cosa non funziona in "Il castello invisibile"

Il punto forte di "Il castello invisibile" sono indubbiamente i tanti misteri che costellano il castello, alla bambina con la maschera di lupo, senza dimenticare il motivo taciuto da tutti per cui ognuno di loro si trova al castello.

Da subito è chiaro che ogni ragazzino ha un rapporto difficile con la scuola e sta attraversando un momento complesso, che lo ha portato a passare molto tempo in casa, isolandosi. Ciò che tiene lo spettatore attento è proprio la lunga serie di misteri, risolti in maniera coerente nella seconda parte del film.

Un altro elemento apprezzabile del film è il crescendo d'intensità delle storie dei protagonisti, che culmina in una sequenza finale di flashback abbastanza potente, considerando l'età medio-bassa del pubblico di questo film. Quest'ultimo troverà nella risoluzione della storia un messaggio di speranza, ma anche un monito: il bullismo ci sarà sempre presente, alle superiori come nella vita adulta. A cambiare dobbiamo essere noi, imparando a reagire.

Il castello invisibile, recensione: in fuga dai bulli, nelle fauci del lupo

Se il finale di "Il castello invisibile" è abbastanza convincente, l'inizio risulta essere molto espositivo e macchinoso nel spiegare le regole e i divieti che circondano il castello e la sua stanza dei desideri. La sceneggiatura non riesce a introdurre con naturalezza i personaggi e le regole del gioco.

A livello tecnico, il film evidenzia le sue carenze maggiori: l'animazione digitale è abbastanza sgraziata, anonima, senza un tratto che la caratterizzi rispetto ad altri mille prodotti similari. Anche il character design non aiuta il film a stabilire una sua identità forte. Temprato alla scuola dei film animati di Shinchan, celeberrimo personaggio comico di anime e manga giapponesi, il regista Keiichi Hara sembra un onesto mestierante a cui manca il guizzo e il carisma dei suoi colleghi più famosi come Mamoru Osoda e Makoto Shinkai.

6

Voto

Redazione

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Il castello invisibile, recensione: in fuga dai bulli, nelle fauci del lupo

Presso il pubblico di riferimento, quello con più o meno l’età dei protagonisti, Il castello invisibile può risultare impattante, potente. Per chi ha qualche annetto in più è comunque una storia che può commuovere, ma a cui manca il guizzo, quel qualcosa in più che la renda cinematograficamente memorabile. Per chi è a digiuno e in astinenza di Makoto Shinkai però è perfetta per ingannare l’attesa del suo prossimo film.