Hellraiser (2022) - Recensione del reboot di David Bruckner

Il complicato rilancio del franchise è passato attraverso molteplici idee e sceneggiature, di cui una inedita dello stesso Barker

Hellraiser (2022)  Recensione del reboot di David Bruckner

Riley (Odessa A’zion) è una tossica che da mesi combatte la dipendenza e vive in casa del fratello Matt (Brandon Flynn). Stanca di essere sempre al verde, la giovane viene convinta dal fidanzato Trevor (Drew Starkey) a compiere un furto: forzando la cassaforte all'interno di un container, la coppia si impossessa di un misterioso cubo di ancestrali origini.

Attratta dal curioso manufatto, Riley si accorge della presenza di parti in movimento che ne alterano la forma, e dopo aver risolto un primo puzzle scatta una lama che la lascia miracolosamente illesa, ma che al tempo stesso evoca i raccapriccianti demoni “Cenobiti”. Scoprirà che la mutazione del cubo ha innescato una devastante reazione a catena in cui le orrende creature reclameranno sempre più sangue e vittime sacrificali alla volta del “dono finale”.

Non è Clive Barker...

Nel 1987 Clive Barker diresse l'originale Hellraiser, cult assoluto tratto da una sua sceneggiatura legata a un suo racconto. Cubo simile anche se con inferiore numero di geometrie possibili, la ricerca del piacere estremo ai confini del dolore assoluto conducono un uomo a incontrare infernali creature che lo fanno letteralmente a brandelli. Sfruttando il lussurioso rapporto con la cognata, la spinge a diventare serial killer: l'uomo riparte da poche gocce di sangue dell'amante tentando di risorgere a nuova carne e sfuggire alla dannazione eterna.

Nella moderna revisione dello scritto di Barker i Cenobiti appaiono più come una macabra versione del genio della lampada, pronti a esaudire il desiderio di un miliardario edonista che reclamerà il “dono finale” una volta raggiunto un certo numero di sacrifici umani. Al centro degli eventi il misterioso cubo, ora capace di sofisticate quanto incredibili trasformazioni geometriche, ma la storia che gira attorno a esso è soporifera, prendendo maggiore spinta dal momento in cui Riley e amici si ritrovano nella magione del riccone e gli eventi appaiono più delineati. Una rilettura che avrebbe dovuto avere molto più fascino, mentre qui c'è un poco brillante script liberamente tratto dall'idea originale di Barker, così come le creature infernali sono state riviste e corrette in grossa parte, lasciando come sempre in testa Pinhead - "The Priest" (impersonato dalla brava Jamie Clayton).

Gli amanti del Grand-Guignol rimarranno pressoché a bocca asciutta, chi ha sognato per anni la rivisitazione di fantasiose torture le incrocerà solo nelle battute finali e con un livello troppo misurato di sanguinolenza, fuori tempo massimo. Il racconto delle prodigiose magie del cubo stesso finisce per stridere, dove la lama che fuoriesce all'improvviso da esso reclamando sangue se colpisce un Cenobita ne fa scempio come con un comune mortale (e in questo caso assistiamo all'unica devastazione totale della vittima di tutto il film). Il ritmo latente e l'eccessiva lunghezza che protrae il racconto a 121 minuti minano il maggior appeal della seconda parte, decisamente la migliore e più movimentata per la presenza dei Cenobiti. Tutto il resto è noia.

Una lunga e sofferta gestazione

L'idea di uno reboot del franchise risale addirittura al 2006, quando lo stesso Clive Barker annunciò attraverso il suo sito ufficiale che avrebbe scritto la sceneggiatura. L'anno successivo fu deciso che la direzione sarebbe andata a Julien Maury e Alexandre Bustillo, insorgendo un primo problema sullo script stesso, non più di Barker ma degli stessi registi, giudicato insoddisfacente. La sceneggiatura passò di mano a Marcus Dunstan e Patrick Melton e nel 2008 la regia fu assegnata a Pascal Laugier, poi allontanatosi dal progetto per una visione troppo seriosa mentre la produzione spingeva per un'opera più commerciale.

Nel corso del 2010 sono state presentate altre proposte da Christian E. Christiansen, Cory Goodman e dal duo di sceneggiatori Josh Stolberg e Peter Goldfinger. Lo stesso anno Christiansen fu indicato come probabile regista, mentre si vociferava che Amber Heard sarebbe stata la protagonista. Poi l'annuncio ufficiale che Patrick Lussier e Todd Farmer avrebbero rispettivamente diretto e scritto. La storia sarebbe stata diversa dall'originale in quanto Lussier e Farmer rispettavano troppo il lavoro di Barker, decidendo di concentrarsi sul cubo e il mondo infernale in esso racchiuso. Nel 2011 l'abbandono di entrambi e nel 2014 il nuovo annuncio di Barker che proprio lui avrebbe diretto e scritto e che Doug Bradley sarebbe tornato nei panni di Pinhead. Dopo un anno di stesure, Barker descrisse il film come un libero remake dell'originale, aggiungendo anche che forse non avrebbe diretto. 

Segue un ulteriore periodo di stasi fino a marzo 2017, quando Barker tornò a parlare del film e di una sceneggiatura consegnata anni prima alla casa di produzione Dimension. In seguito al successo del sequel Halloween del 2018, la Miramax Films affermò l'interesse a rilanciare Hellraiser. Lussier e Farmer avevano elaborato numerose idee durante la lavorazione del progetto, tra cui quella di un prequel con William Fichtner nei panni di Pinhead, mentre un'altra proposta prevedeva che Pinhead fosse una donna.

Sale cinema e Home Video tagliati fuori...

Considerato il risultato finale è comprensibile la decisione di non uscire nelle sale (da noi è disponibile su Sky), eccetto per la premiere mondiale al Fantastic Fest a Austin, in Texas, a settembre dell'anno scorso e la successiva proiezione il mese dopo al Beyond Fest di Santa Monica, California.

Per lo stesso motivo il film non ha avuto distribuzione in Home Video eccetto in Gran Bretagna, dove è stato pubblicato unicamente su DVD(!). Scelta che ha inevitabilmente condizionato il popolo degli appassionati, costretti ad attingere al mercato pirata per recuperare il film con una qualità tecnica superiore. 

6

Voto

Redazione

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Hellraiser (2022) - Recensione del reboot di David Bruckner

Dopo innumerevoli rimestamenti, manipolazioni e qualcosa come 16 anni di gestazione si è giunti al poco esaltante risultato di un film maledettamente lento, senza uscita in sala e un imbarazzante unico DVD in Inghilterra per l'Home Video.