Cocainorso, recensione: brutale, eccessivo e orgoglioso di esserlo

Cocainorso non va tanto per il sottile, ma è proprio questo il suo pregio: scopri perché nella recensione del film diretto da Elizabeth Banks.

Cocainorso recensione brutale eccessivo e orgoglioso di esserlo

Cocainorso è tanto cose, ma non un film che va troppo per il sottile, anzi: tutti i suoi pregi e i suoi difetti si riassumono nella capacità di caricare, puntare e correre aggressivamente verso la sua preda, con gli artigli e le zanne protesi in avanti.

Qual è l’obiettivo di Cocainorso, dunque? Quello di ogni altro film, tutto sommato: fare soldi al botteghino, dunque convincere spettatori sempre più recalcitranti del fatto che valga la pena alzare le terga dal divano, abbandonare per una sera streaming e videogiochi e andare in sala a vederlo. Non è un segreto che negli ultimi anni ogni film tenti di trasformarsi in un evento, ovvero in quel qualcosa in grado di scatenare la FOMO, la fear of missing out, la paura di bucare l’argomento del momento di quei 3 giorni al baretto e sui social.

Un film vagamente ispirato a fatti realmente accaduti in cui un orso strafatto di cocaina aggredisce, mutila, uccide e sbrana ogni malcapitato umano che gli passa vicino è palesemente un’operazione di questo tipo. Chi ha buona memoria ricorderà almeno altri due paradossali episodi “animaleschi” al botteghino: Snakes of a Plane e Sharknando.

Cocainorso, recensione: brutale, eccessivo e orgoglioso di esserlo

La bellezza, se così la si può definire, di queste mere operazioni sta nella loro assoluta, scarna, perfetta essenzialità: il titolo dice già tutto quello che dobbiamo sapere. Serpi su un aereo, un tornado ricolmo di squali, un orso in overdose di cocaina.

Il rischio è però che, una volta trovato l’appiglio per il marketing - “un film stupefacente”, recita la locandina - regista e interpreti non facciano i compiti a casa, presentando qualcosa di sotto la soglia dell’accettabile. Nel caso di Coicainorso invece c’è un film vero in proprio ad attendere chi ama questo genere in operazioni, che non lesina colpi di scena comici e splatter.

Continua a leggere la recensione di Cocainorso:

Di cosa parla Cocainorso

Cocainorso è vagamente ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto negli Stati Uniti nel 1985. Un orso trovò un ingente quantitativo di cocaina perduto da alcuni trafficanti di droga, ne ingerì un buon quantitativo che gli risultò fatale e ne morì.

Cocainorso usa solo l’incipit di questa storia, giusto per potersi fregiare dell’egida molto desiderabile di questi tempi del “tratto da una storia vera”. Nell’avvio del film vediamo un trafficante a sua volta strafatto buttare alcuni borsoni da un aereo in volo di notte, a bassa quota. Quando si prepara a saltare, carico di panetti, è così sballato da centrare in pieno il portellone con una testata, volando fuori dal velivolo senza sensi.

Decine di borsoni, centinaia di chilogrammi di cocaina vengono così dispersi sulle Blue Mountain in Tennessee, nelle vicinanze di Nashville. Il film non dà una chiara coordinata temporale, ma dall’abbigliamento dei protagonisti siamo proprio negli anni ‘80. Uno di loro indossa un paio delle prime, mitiche scarpe Air Jordan che ci sono appena state raccontate in Air - Il grande salto.

La trama del film è tutta qui, nella sua disarmante semplicità. Un orso trova la cocaina, ne ingerisce grandi quantitativi e succedono due cose: diventa aggressivo e diventa goloso. I personaggi umani che affollano il bosco faranno i conti con questo strano atteggiamento dell’animale.

If black fight back, if brown lay down: se è un orso bruno la cui indole è aggressiva, lo sfortunato escursionista che lo incontrerà dovrà attaccarlo a sua volta per avere una chance di sopravvivenza, se invece è un orso di colore marrone, basterà sdraiarsi a terra e fingersi morti. Ovviamente i creatori del film optano per l’opzione più letale: nero, cocainomane e con qualcosa da proteggere che lo renda ancora più aggressivo.

Cocainorso, recensione: brutale, eccessivo e orgoglioso di esserlo

Cosa funziona e cosa no in Cocainorso

È probabilmente la prima volta che mi capita di vedere un film che scrive qualche riga di premessa all’avvio e cita come fonte Wikipedia. Cocainorso non è interessato ai dettagli e anzi, si muove in un contesto spazio temporale abbastanza vago, avendo però il merito di scegliere hit anni ‘80 in maniera meno pigra di quanto abbiamo visto fare a titoli usciti in questa settimana in sala.

La scelta dei produttori, dello sceneggiatore Jimmy Warden e della regista Elizabeth Banks è stata quella di posizionarsi sia nel territorio horror sia quello della commedia, seppur molto sui generis. L’impressione è quella di guardare uno di quei titoli horror prodotti dalla Blumhouse di Jason Blum, capaci di unire a massacri splatter un inaspettato piglio ilare, con una base economica tutto sommato contenuta. Faccio riferimento a titoli come The Hunt, Fantasy Island e il recente e molto riuscito M3GAN.

Sarà la presenza di Banks alla regia, ma la commedia spesso prende il sopravvento e nel registro più dissacrante possibile. L’obiettivo sembra proprio spingersi costantemente oltre il limite del consentito senza mai travalicarlo in maniera genuinamente scandalosa, sia a livello visivo sia a livello narrativo. Così due giovani dodicenni che hanno marinato la scuola per andare nella foresta ingoiano un cucchiaio di cocaina convinti che si assuma così, mentre il figlio (Alden Ehrenreich) di un importante e spietato trafficante di droga - l’ultimo ruolo del compianto Ray Liotta - piange disperato per la morte della moglie.

Cocainorso, recensione: brutale, eccessivo e orgoglioso di esserlo

Il personaggio forse più riuscito è quello interpretato da Margo Martindale: una ranger invaghita di un tutore della fauna locale che è un miscuglio di malriposta civetteria e acredine mal direzionata. Anche se non tutti hanno modo di sniffare cocaina, i personaggi umani del film sono così sbandati e assurdi che sembrano un po’ fatti di loro; contribuiscono ad aumentare il livello d’eccesso e surreale già alto della pellicola.

Un certo impegno dunque c’è, sia da parte della storia sia da parte degli interpreti. La produzione non ha nascosto di sperare in un sequel o un franchise a tema “animali stupefacenti”. Tuttavia siamo lontani dallo spunto geniale che viene trasformato in un film cult, perché chi è nella stanza dei bottoni di Cocainorso si accontenta di avere una reazione istantanea del pubblico, ma non sembra coltivare l’intenzione di tirare fuori un film davvero esplosivo e memorabile.

Così ci si limita a folli inseguimenti in ambulanza e tra i boschi con un orso molto avvezzo al jump scare e a scene gradevolmente eccessive, come quando si tira una striscia di coca dalla gamba di un malcapitato escursionista che ha fatto a pezzi poco prima. Le svolte surreali sono tante quante quelle inverosimili (si può davvero sopravvivere a un orso che si sdraia a peso morto sopra di te?), ma per accontentare chi ama questo genere di boutade d’eccessi e body horror, è sufficiente. Non aspettatevi niente di più e ne uscirete soddisfatti.

Cocainorso

Rating: V.M. 14

Durata: 95'

Nazione: Stati Uniti d'America

6.5

Voto

Redazione

TISCALItestatapng

Cocainorso

Cocainorso è lontano dall’essere un film davvero riuscito, ma quantomeno fa lo sforzo di essere più che una mera trovata promozionale che si atteggia a pellicola, mettendoci una storia scarna ma quantomeno pensata, molte gag e svolte sorprendenti, qualche jump scare. Per chi è stuzzicato da questo genere di premesse, è sufficiente questo.