Capi di stato in fuga: recensione di un'action-comedy dai sussulti geopolitici
Idris Elba e John Cena, nei panni dei leader di Regno Unito e USA, in un film esagerato e a tratti paradossale.

In un periodo storico dove la situazione geopolitica mondiale è quanto meno instabile per via delle bizze dei capi di stato di alcune delle superpotenze che influenzano le logiche globali, l'arrivo di un film come Capi di stato in fuga rischia di assume dei significati (in)volontariamente satirici, che siamo quasi certi non erano stati probabilmente pensati agli albori del progetto. E invece in quest'action movie che vede protagonista il presidente degli Stati Uniti e il Primo Ministro britannico, si sprecano discorsi sulla solidità della NATO e su quei panni sporchi che andrebbero lavati in casa, il tutto in un'ottica involontariamente farsesca che si rispecchia per l'appunto sul presente.
Non è solo quindi la presenza nel cast di due volti amati dal pubblico come John Cena ed Idris Elba ad avergli garantito il primo posto nella top 10 dei più visti su Amazon Prime Video, dove è disponibile dal 2 luglio, ma anche la sua paradossale contemporaneità in un mondo reale sempre più pazzo e paradossalmente cinematografico a sua volta.
La storia di Capi di stato in fuga: l'unione fa la forza?
La trama vede Sam Clarke, premier inglese, ormai giunto al sesto anno di mandato e sempre più sotto pressione da parte degli avversari. Prossimo è il suo incontro con Will Derringer, il nuovo Presidente americano, in vista di una conferenza NATO che si terrà a Trieste. Ex star del cinema d’azione, Derringer è inesperto dal punto di vista politico e pieno di sé, ma appare come un uomo di buon cuore. Tra i due leader non scorre buon sangue al primo incontro, al punto che la conferenza stampa rischia di lasciare degli scomodi strascichi a favor di telecamera.
I rispettivi consiglieri li spingono a fare un volo insieme sull'Air Force One per recarsi a partecipare a vertice e dimostrare all'opinione pubblicata una ritrovata sintonia. Peccato che l'aereo presidenziale venga sabotato da alcuni terroristi, che uccidono le guardie del corpo costringendo Clarke e Derringer a catapultarsi d'emergenza, finendo poi per ritrovarsi in territorio bielorusso. Sarà l'inizio di un'incredibile (dis)avventura dove sarà fondamentale l'aiuto della bella agente del MI6 Noel Bisset, che il premier britannico conosce assai bene.
Regia e cast di un film senza mezze misure
Come se la storia non fosse già abbastanza ricca di incognite, il fatto che il regista Ilya Naishuller, già autore del folle e scatenato Hardcore (2015), sia nato a Mosca non fa che aggiungere ulteriore carne al fuoco, con certe stoccate in fase di sceneggiatura alle politiche interventiste a stelle e strisce ad assumere sfaccettature più ragionate. Ma cinismo a parte, Capi di stato in fuga è un giocattolone in piena regola, tanto scorrevole quanto dimenticabile. Il classico film che si vede una volta e non si rivede mai più, con l'obiettivo di trascorrere due ore all'insegna del mero disimpegno.
E in questo l'operazione, pur con tutti i suoi limiti concettuali, ideologici e di scrittura, riesce discretamente, anche per via del solido ed eterogeneo cast. John Cena è ormai diventato una perfetta macchina comica e qui, nei panni di un commander-in-chief che sembra un'improbabile incrocio tra Ronald Reagan e Arnold Schwarzenegger, trova la giusta chiave di letture per un personaggio radicalmente caricaturale. Ottima anche l'alchimia con un Idris Elba che si diverte e di rimando diverte chi guarda, con la tostissima Priyanka Chopra Jonas quale solida spalla femminile e un istrionico Jack Quaid in una gustosa parte secondaria. Anche il villain di un cattivissimo Paddy Considine, ormai abituato al ruolo di nemesi, si fa piacevolmente "disprezzare".
Pro e contro di un'operazione onesta
Dietro e davanti alla macchina da presa le cose funzionano discretamente, a patto di sottostare ad un gioco narrativo che vive ovviamente di forzature e inverosimiglianze, nella più classica tradizione del blockbuster hollywoodiani di cui qui si fa una - più o meno consapevole - parodia. Le scene d'azione non hanno comunque nulla da invidiare a produzioni più ambiziose, con combattimenti, sparatorie, esplosioni e inseguimenti a garantire un versante ludico di tutto rispetto, sempre e comunque schiavo di quell'esagerazione che permea il quadro generale.
Come già raccontato nella sinossi, il nostro Paese gioca un ruolo importante, con la città di Trieste scelta come sede dell'evento clou che riunisce i vari leader mondiali e quindi palcoscenico della mezzora conclusiva. In un film che si sposta in giro per vari angoli d'Europa e del globo intero, sciorinando battute e frasi fatte in un riciclo dell'immaginario comune, citante non soltanto il cinema di genere anni Ottanta ma anche emuli più moderni, con tanto di riferimenti ad attori simbolo del filone come Keanu Reeves e citazioni ad autori più raffinati come Wes Anderson o Bong Joon-ho.
Perché l'anima dell'operazione è principalmente e volutamente "cazzona", con tutti i pro e i contro del caso. Certo vedere i capi di Stati Uniti e Regno Unito viaggiare su un camioncino pieno di pecore, immersi nello sterco animale, è amabilmente irridente, oggi come non mai.
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Durata: 116'
Nazione: USA
Voto
Redazione

Capi di stato in fuga
In un’epoca dove la realtà supera spesso, drammaticamente, la finzione, Capi di Stato in fuga diventa, per sua volontà o meno, uno specchio deformante e quasi grottesco. Tra inseguimenti rocamboleschi e battute al fulmicotone, il film ridicolizza a favor di un intrattenimento semplice e veloce, in una farsa - consapevole o non - travestita da action senza mezze misure. John Cena e Idris Elba sembrano fatti per lavorare assieme e contiamo di rivederli in qualche altro buddy-movie, se non addirittura in un sequel di questo, e le due ore di visione scorrono godibili anche a dispetto di una sceneggiatura che non va troppo per il sottile nelle sue stilettate geopolitiche ora attualissime.