Amore, cucina e curry

Due produttori come Steven Spielberg e Oprah Winfrey e un titolo italiano che contiene la consolidata variante di "amore e" suggeriscono già tantissimo su "The Hundred-Foot Journey". Tratto dall'omonimo romanzo di Richard C. Morais, il film si dimostra essere la commedia romantica con tocco enogastronomico che mancava da un po' nei nostri cinema, considerando questo momento in cui il bel e buon mangiare ha conquistato ogni media (e social media) senza fare prigionieri.

Amore, cucina e curry

Nonostante fosse impegnato in tutt'altro, il regista "Chocolat" Lasse Hallstr m é stato richiamato per girare un film che ha parecchi punti in comune con il capostipite di una nuova era di cibo romantico al cinema. Anche questa volta l'arrivo di estranei venuti da lontano in una piccola, incantevole cittadina viene accolto con sospetto e garbato astio, rivelandosi invece salvifico e sorprendente dal punto di vista gastronomico.
Stavolta a scompigliare la tranquilla vita di un paesino francese ci penserà una famiglia indiana in fuga dalle violenze del proprio Paese. La decisione del capofamiglia (Om Puri) di aprire un locale indiano economico proprio di fronte a un elegante ristorante francese a caccia della seconda stella Michelin farà scoppiare una guerra culinaria tra il giovane cuoco indiano Hassan (Manish Dayal) e la manager del distinto locale, Madame Mallory (Helen Mirren).

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Il resto potete anche immaginarlo: sorpresa, schermaglie comiche, aiuto inaspettato, stima reciproca, vicinanza, amicizia e infine amore. Il problema é proprio questo: il film (e forse anche il romanzo?) non riesce mai a sorprendere, ad andare oltre lo stereotipo che lo sgraziato titolo italiano suggerisce.
Pur rimanendo nello stesso filone, siamo lontani anni luce da "Chocolat" o "Julie & Julia", film che usavano le sontuose, ricercatissime scene tra piatti e fornelli per dire o fare qualche d'inaspettato, anche solo creare un'atmosfera sottilmente sensuale o investire lo spettatore con un'inaspettata nota amarissima.

Qui invece il piacere del cibo é fine a se stesso, mentre la trama romantica é tanto prevedibile da essere sterile, affossata ancor di più dalla bidimensionalità e dal lieve razzismo che permane tutta la questione indiana. Persino la sorpresa più gradevole del cast, Charlotte Le Bon - graziosissima e frizzante, circondata da un'essenza deliziosamente francese - viene oscurata da una sceneggiatura che a un certo punto la mette da parte, le impedisce di evolversi (in meglio o in peggio) e infine la castiga in un ruolo dimesso da donna d'altri tempi.

Amore, cucina e curry